Aborto, pubblicata la Relazione annuale del Parlamento: nel 2021 si conferma il trend in diminuzione, ma quali sono i veri motivi?

Il Ministero della Salute ha pubblicato la nuova “Relazione annuale al Parlamento sull’interruzione volontaria di gravidanza”, relativa allo stato d’attuazione della legge 194 del 1978 nel 2021. I dati confermano il trend in diminuzione delle IVG nel Paese, ma il numero dei ginecologi obiettori è diminuito del solo 1% e permangono forti disparità da Regione a Regione.
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Maria Teresa Gasbarrone 9 Ottobre 2023
* ultima modifica il 09/10/2023

Il 6 ottobre 2023 il Ministero della Salute ha pubblicato la "Relazione annuale al Parlamento sull'interruzione volontaria di gravidanza" con i dati relativi al 2021. Si tratta del documento ufficiale più completo in grado di restituire un quadro dello stato d'attuazione della legge 194 del 1978.

Gli ultimi dati restituiscono un quadro che, sebbene non mostri evoluzioni significative, lascia scoperti ancora alcuni nodi nevralgici, che ancora troppo spesso costituiscono un ostacolo a vedersi riconosciuto il diritto all'aborto. Primo tra tutti l'elevato tasso di medici e ginecologi obiettori.

Rispetto a quest'ultimo dato il ministero della Salute ha sottolineato il calo del numero di grenicologi obiettori nelle strutture sanitarie in Italia. Ma, a guardare i dati, la riduzione è minima: nel 2021 erano obiettori il 63,6% dei ginecologi – solo l'1% in meno del 64,6% registrato nel 2020 -, il 40,5% degli anestesisti e il 32,8% del personale non medico.

Aborti diminuiti, ma perché?

Il documento si basa sui dati raccolti dal Sistema di Sorveglianza Epidemiologica delle Interruzioni Volontarie di Gravidanza (IVG), attivo in Italia dal 1980 con la collaborazione del Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’Istat, le Regioni e le due Province Autonome.

Il monitoraggio avviene a partire dai questionari dell’Istat, che devono essere compilati per ciascuna IVG nella struttura in cui è stato effettuato l’intervento, poi raccolti e trasmessi dalle Regioni.

Per il 2021 il dato più spesso ribadito nel resoconto pubblicato dal Ministero della Salute riguarda la diminuzione delle IVG effettuate. Nello specifico, in totale nel 2021 sono state notificate 63.653 interruzioni volontarie di gravidanza. Il 4,2% in meno rispetto al dato del 2020.

Il tasso di abortività (ovvero quante IVG vengono effettuate ogni mille donne tra i 15 e i 49 anni) è stato  di 5,3 per mille nel 2021, ovvero 2,2% in meno rispetto al 2020.

"Si conferma – scrive il Ministero della Salute – il continuo andamento in diminuzione del fenomeno a partire dal 1983. Inoltre il Ministero elogia il fatto che "il dato italiano rimane tra i valori più bassi a livello internazionale".

Una buona notizia?

Il punto è capire però perché le IVG siano in diminuzione. Il fatto che molte donne che decidono di abortire siano costrette a fare i conti con una serie di ostacoli, materiali e culturali, non è un'opinione, ma un dato di fatto.

Oltre all'enorme problema della cultura stigmatizzante e colpevolizzante, c'è un problema di mancanza di personale. Un problema che non è uniforme in tutto il Paese, ma che in certe regioni raggiunge livelli inaccettabili.

Stando a quanto indicato dalla ricerca "Mai dati" dell'Associazione Luca Coscioni, in 22 ospedali (e quattro consultori) italiani la percentuale di obiettori di coscienza tra il personale sanitario è del 100%, mentre in 72 è tra l’80 e il 100%. E questo è in contrasto con la stessa legge: la 194 prevede infatti il diritto di obiezione solo per i singoli medici, non per intere strutture.

Le donne preferiscono i consultori ai propri medici: perché?

La relazione sottolinea un altro dato, ovvero la netta prevalenza del ricorso ai consultori rispetto al proprio medico o al ginecologo di riferimento.

Nello specifico, anche per il 2021 risulta prevalente il ricorso al consultorio familiare per il rilascio della certificazione necessaria alla richiesta di IVG (42,8%), rispetto agli altri servizi, come il Medico di fiducia, al quale ha ricorso il 20,3%, e il Servizio ostetrico-ginecologico, scelto dal 34,9% delle donne che si sono sottoposte a IVG.

A guardare questo dubbio non possiamo fare a meno di pensare quali siano i reali motivi che spingono una donna a rivolgersi a una figura professionale estranea piuttosto che al proprio medico o ginecologo?

La cultura della colpevolizzazione e il senso di vergogna e la paura di essere giudicate per le proprie scelte potrebbero avere un senso in questa scelta?

Fonte | Ministero della Salute

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