Anche senza il Jova Beach Party, quest’estate stiamo già inquinando le spiagge italiane

D’estate le spiagge diventano il nostro cestino d’immondizia. Secondo il report Beach Litter 2023 ci sono 961 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia. Siamo quindi sicuri che la colpa sia solo di eventi come il Jova Beach Party (che in ogni caso rimane una manifestazione di cui fare a meno)? Oppure ognuno di noi dovrebbe farsi una bella analisi di coscienza su come usa (e abusa) delle spiagge italiane?
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Francesco Castagna 4 Luglio 2023

"Bella come una mattina d'acqua cristallina", ci avrebbe cantato dalle spiagge italiane molto probabilmente Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, se anche quest'anno avesse organizzato il Jova Beach Party. Per fortuna però quest'anno il cantante si è preso una pausa. Ma Jovanotti può dormire sonni tranquilli, perché a non andare in vacanza sono le nostre cattive abitudini: siamo solo alla fine di giugno e la maggior parte delle spiagge italiane sono già piene di rifiuti.

Vi ricordate la polemica che si era creata lo scorso anno, in merito all'organizzazione del Jova Beach Tour? Tutto era partito dalle critiche di alcune associazioni ambientaliste come la LIPU, e da alcuni gruppi di attivisti ambientalisti. La polemica si era fatta così grande (tanto da coinvolgere e polarizzare anche l'opinione pubblica) che Jovanotti, visibilmente infastidito dalla situazione, aveva risposto con un video sui suoi canali social, in cui aveva addirittura dato dell'econazista a chi lo aveva contestato. Nel 2022 Ohga aveva intervistato sia il WWF che alcune associazioni ambientaliste che si erano esposte.

Quest'anno dell'episodio rimane soltanto il ricordo, ma oltre a puntare il dito verso gli altri, non c'è stato un secondo passaggio: cambiare le nostre abitudini e cominciare a rispettare gli ambienti in cui viviamo. Non siamo nemmeno a metà estate e già dobbiamo fare i conti con la nostra maleducazione e ignoranza. Non possiamo definirle diversamente, anche se possono sembrarci termini offensivi, non abbiamo effettivamente l'educazione tale per poter rispettare ambienti come le spiagge e non conosciamo i rischi di queste nostre abitudini: li ignoriamo, per l'appunto.

La Legge Salvamare non è ancora operativa, la maggior parte degli studenti non riceve ancora un'educazione ambientale adeguata (prevista dal ddl Costa), sono pochi gli stabilimenti in tutto il Paese a fare un minimo di sensibilizzazione e le associazioni che si occupano di prevenzione e salvaguardia del mare, come Marevivo, da sole non possono contrastare l'inquinamento diffuso in tutte le regioni italiane. Siamo ignoranti, per questo motivo, e dobbiamo cercare di rendercene conto.

Secondo i dati dell’indagine Beach Litter 2023 di Legambiente, che ha lanciato più di 80 iniziative in tutto il Paese nell’ambito della campagna internazionale Clean Up the Med, sono 38 i lidi monitorati quest’anno in 15 Regioni (Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia, Sardegna).

Cosa emerge? Dati impressionanti: su un totale di 232.800 mq di area campionata sono stati contati 36.543 rifiuti, "una media di 961 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia". Immagina due corsie di una piscina olimpionica completamente piene di rifiuti. Di questi, il 72,5% è composto da polimeri artificiali/plastica: il materiale più trovato. Ma non ci facciamo mancare nulla, perché nelle nostre spiagge abbiamo cominciato ad abbandonare rifiuti di vetro/ceramica (9,2% del totale), composti per lo più da materiale da costruzione (tegole, mattoni, piastrelle ecc.). E ancora metallo, carta, cartone, tessuti, legno trattato, gomma, bioplastica, rifiuti da cibo e sostanze chimiche. Insomma, letteralmente chi più ne ha, più ne metta, anche se dovrebbe essere esattamente il contrario. Tra gli oggetti che si possono trovare maggiormente in spiaggia, ecco che spuntano cotton fioc, tappi, coperchi, bottiglie, assorbenti igienici e palloncini di gomma.

‘Venghino, signori, Venghino!' ad assistere al grande palcoscenico dell'ipocrisia: quello in cui puntiamo il dito verso il grande evento, ma con l'altra mano nascondiamo ciò che stiamo per buttare sulla spiaggia.

Il mio interesse per il giornalismo nasce dalla voglia di approfondire tutto ciò che oggi giorno accade sempre più velocemente. Unisco altro…