Arrigoni (Lega) a Ohga: “Non possiamo non aprire al nucleare da fissione di ultima generazione, pulito e sicuro”

Cosa ne pensa il partito di Matteo Salvini, la Lega, delle questioni ambientali? Quali politiche ha intenzione di attuare per contrastare i cambiamenti climatici, per incrementare la biodiversità e decarbonizzare i trasporti? Lo abbiamo chiesto al Senatore Paolo Arrigoni, Responsabile Energia della Lega.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Francesco Castagna
21 Settembre 2022

‘Bisogna occuparsi anche delle fonti alternative di energia, anche se siamo qui al confine con la Francia, e loro usano l'energia nucleare. E l'unico modo per abbassare le bollette della luce e gas alle imprese italiane è tornare a investire sul nucleare, quello pulito e sicuro. Come fa tutto il mondo", in questa frase è espresso a grandi linee la politica ambientale di uno dei maggiori partiti italiani: la Lega.

Il partito guidato dal leader Matteo Salvini si prepara al 25 settembre, cercando di vincere due sfide fondamentali: mantenere una posizione significativa all'interno del panorama politico e conservare il consenso dell'elettorato del nord Italia.

Questa è "Che Ambiente votiamo?", la maratona green di Ohga per le elezioni del prossimo 25 settembre. In vista di una campagna elettorale molto breve ma intensa, il nostro obiettivo sarà quello di accompagnarti fino a quando metterai la tua X sul simbolodi un partito o di una coalizione.

Per approfondire le proposte della Lega sulle politiche ambientali ne abbiamo parlato con il senatore Paolo Arrigoni, Responsabile Energia della Lega.

Nell’ambito della PAC, come intendete sostenere gli agricoltori italiani per raggiungere gli obiettivi del Green Deal e allo stesso tempo garantire una transizione giusta, che non lasci indietro nessuno? 

I nostri agricoltori si sono assunti già da tempo la responsabilità per una maggiore sostenibilità ambientale dell’attività in campo e nella gestione aziendale, che intendiamo valorizzare. È necessario che gli impegni siano ambiziosi, ma allo stesso tempo percorribili, e va data la certezza di avere nuovi strumenti a disposizione. La transizione ecologica non può essere un processo di selezione.

La scommessa che ci aspetta è quella di coniugare insieme la sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e la sostenibilità sociale. L’agricoltura è uno strumento di valorizzazione degli ecosistemi e può dare un importante contributo per produrre agroenergie. Gli imprenditori agricoli devono essere nelle condizioni di poter stare sul mercato con profitto. Lavoreremo per dare una prospettiva strategica all’agricoltura italiana, investendo sulle filiere, per una maggior autosufficienza alimentare del Paese, tenendo aggiornato il Piano strategico nazionale.

Agrivoltaico e agrisolare sono due strumenti finanziati dal PNRR dal forte potenziale sia a sostegno economico delle attività agricole sia ai fini del perseguimento del green deal.

Chiedete una revisione del voucher in agricoltura, rivedendo alcune limitazioni del passato, quali e come?

I voucher con le opportune modifiche e miglioramenti rispetto al passato possono essere un valido strumento. Vogliamo proporre il loro utilizzo in agricoltura in modo stabile, per rispondere alle necessità di tracciamento del pagamento che va reso più efficace, rivedendo alcune limitazioni. Possono essere una risposta alle esigenze del mercato e alle reali richieste delle aziende rispetto al bisogno di manodopera. I voucher potrebbero così aiutare milioni di italiani, anche in difficoltà, nella ricerca del lavoro.

Per la crisi idrica che l’Italia sta vivendo proponete di stoccare l’acqua piovana ed efficientare la rete idrica. In quanto tempo pensate sia fattibile? Quali sarebbero i costi e da dove prendereste i fondi?

Il PNRR per garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l'intero ciclo e il miglioramento della qualità ambientale delle acque interne e marittime stanzia 4,38 e prevede 4 linee di Investimento, che intendiamo perseguire in questo modo:

  • Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico (2,00 mld)
  • Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti (0,90 mld)
  • Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche (0,88 mld)
  • Investimenti in fognatura e depurazione (0,60 mld)

Per questo noi della Lega proponiamo di lavorare per contrastare le dispersioni, per l'accumulo/riserva di acqua e per evitare gli sprechi. Inoltre intendiamo realizzare invasi per raccogliere l'acqua della pioggia, come suggerito dall'ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche), magari sfruttando le cave dismesse.

C'è bisogno poi di attuare tutta una serie di interventi, partendo da una realizzazione di bacini di accumulo nelle regioni del nord magari con un commissario, da impiegare per contrastare gli incendi boschivi. È necessario recuperare delle cave (30 milioni di mc) e ffruttare le nuove tecnologie per adottare sistemi irrigui più efficienti e senza sprechi di acqua.

Inoltre, l'Italia deve dotarsi di un Piano per dissalare l'acqua del mare, ricorrendo a desalinizzatori che producono acqua potabile. Quest'ultima è una tecnologia matura, economicamente competitiva e sostenibile grazie anche all'uso delle rinnovabili: si parla di 2-3 euro/mc di costi.

Nel vostro programma si parla anche di soprintendenze, che spesso impiegano tempi lunghi per autorizzare anche lo sblocco delle rinnovabili. Come intendete intervenire e quanti fondi vorreste investire per le rinnovabili? 

Semplificare, velocizzare e armonizzare i procedimenti autorizzatori secondo linee ministeriali che uniformino un'azione amministrativa ispirata a criteri di economicità, trasparenza ed efficienza che determini soluzioni, sempre nel rispetto della tutela, ma che semplifichi le relazioni, spesso lunghissime e non semplici, con altre istituzioni e con i cittadini. Vogliamo organizzare un tavolo permanente che ricerchi nuove soluzioni ai problemi, come quelli legati al paesaggio, alle rinnovabili, alle mitigazioni.

Direi che ora occorre attendere i vari decreti attuativi previsti dalle diverse norme primarie introdotte negli ultimi mesi per capire bene l’efficacia, la messa a terra delle tante semplificazioni previste per le autorizzazioni e per l’individuazione dei vari siti ove poter installare le FER in pendenza dell’individuazione delle aree idonee. Ormai gli impianti FV si realizzano in grid parity quindi qui non servono risorse pubbliche. Occorre approvare il DM FER 2 che prevede incentivi per il rinnovabile innovativo: l’eolico off shore flottante, con emissioni nulle e quello tradizionale con innovazione, il solare termodinamico, il biogas e le biomasse.

Qual è la vostra linea per affrontare una corretta transizione energetica da qui al 2050?

Occorre contrastare il riscaldamento globale, i cambiamenti climatici e dunque i loro impatti. La Lega segue un approccio pragmatico e non ideologico, che prevede azioni da intraprendere perseguendo oltre alla sostenibilità ambientale anche quella economica e sociale.

Bisogna mettere in campo una serie di azioni da intraprendere assicurando il principio della neutralità tecnologica (mobilità e nucleare), della transizione ecologica condivisa (le riduzioni di CO2 dei paesi occidentali sarebbero vane se i paesi emergenti non seguissero uno sviluppo energetico fondato sulle energie rinnovabili). Per questo motivo le parole chiavi della Lega sono: decarbonizzazione, affrancamento dal gas russo, costi adeguati energia per le famiglie (garantendo la competitività delle imprese), riduzione della dipendenza energetica e, infine, rendere il più sicuro possibile il sistema energetico.

È inoltre fondamentale adottare misure contro il caro di energia, anche tramite uno scostamento di bilancio, con il Price CAP e con la sospensione a livello europeo del sistema per lo scambio delle quote di emissione dell'UE.

Come farlo? Riducendo lo squilibrio tra domanda e offerta di gas, riducendo i consumi anche con razionamenti, implementando il processo di efficientamento energetico, valorizzando i rifiuti per produrre energia e anche attraverso le centrali a carbone. In questo modo avremo più produzione di gas nazionale, diversificando le fonti e utilizzando i rigassificatori FSRU.

Accordi sul gas: come vi muovereste? Siete per ritrattare le sanzioni o continuare con la diversificazione delle forniture? 

Avanti con l’affrancamento dal gas russo, ancorché questa giusta determinazione per i prossimi 24 mesi pone alti rischi sulla sicurezza del nostro energetico, e dunque avanti con diversificare fonti (rigassificatori FSRU e fissi; EastMEDmaggiore produzione di gas nazionale (maggiori investimenti; minori emissioni climalteranti, minore dipendenza energetica ).

Per quanto riguarda l’energia nucleare, siete per partire con la tecnologia a fissione o meglio aspettare la fusione? Da dove prendereste tutta la quantità di acqua che serve per raffreddare i reattori? 

La ricerca sulla fusione deve proseguire ed essere sostenuta, ma è una tecnologia che porterà risultati concreti non prima del 2050.

Per quanto riguarda il medio-lungo termine dobbiamo utilizzare il nucleare di ultima generazione per cinque motivi:

  • bassissima intensità carbonica (Francia VS Germania) quindi è la tecnologia principale per decarbonizzazione, combinata alle FER, se vogliamo abbandonare gas, rilanciata nel mondo
  • risponde alla domanda crescente di energia elettrica per la progressiva elettrificazione dei consumi
  • garantisce un sistema energetico programmabile, sicuro e stabile
  • consente la produzione di idrogeno senza emissioni
  • consente la riduzione della dipendenza energetica

Allora occorre aprire un dibattitto serio, basato su rigore scientifico e senza pregiudizi sul nucleare da fissione di ultima generazione -3° avanzata , gli SMR (Small Modula Reactor- . Bisogna sostenere la ricerca tecnologica sui reattori a fissione nucleare di ultima generazione e sugli SMR, oltre che alla fusione nucleare già oggi praticata da ENEA con aspettative però di lungo termine; recuperare il divario tecnologico favorendo collaborazioni e scambi di personale scientifico qualificato con paesi dal riconosciuto know how in ambito nucleare, rilanciando corsi universitari di ingegneria e fisica nucleare; favorire la partecipazione a progetti internazionali ed europei, anche mediante collaborazione diretta con la Francia alla luce del trattato bilaterale; favorire accordi di compartecipazione tra consorzi di imprese italiane e società estere che pianificano la realizzazione di nuovi reattori nucleari o la riqualificazione di centrali nucleari esistenti, per la previsione di acquisizione di energia elettrica a prezzi calmierati a lungo termine a fronte di una compartecipazione agli investimenti.

Per raffreddare i reattori ovviamente serve il posizionamento delle centrali vicino al mare e presso i fiumi analogamente a quanto succede per le centrali termoelettriche (a gas o carbone) che dovranno essere sostituite visto che impiegano fossili.

Avete definito come “profondamente sbagliato il bando dell'auto a combustione interna dal 2035”, quindi come procediamo per decarbonizzare?

Il nemico responsabile del riscaldamento climatico è la CO2, sono le fughe di metano, non l’auto a combustione interna. Con 40 milioni di automobili endotermiche circolanti in Italia, e più di 1,2 miliardi nel mondo, rinunciare a decarbonizzare i carburanti per puntare tutto sulla sola tecnologia elettrica, che oggi incontra solo in piccola parte i bisogni dei consumatori, è illogico, anche per ridurre l’inquinamento dell’aria, in particolare dell’area del Bacino Padano.

La decisione della Commissione UE con il pacchetto “Fit For 55”, ratificato recentemente dal Parlamento UE di Bruxelles, di mettere al bando l'auto a combustione interna dal 2035 non solo è una pericolosa entrata a gamba tesa nel settore dell’Automotive, dove l’Italia ha una filiera di eccellenza anche nel settore della componentistica che rischia in pochi anni di perdere decine di migliaia di posti di lavoro, ma è un errore clamoroso che viola il principio della neutralità tecnologica, che dovrebbe invece essere garantito, perché tutte le tecnologie che contribuiscono alla decarbonizzazione devono essere messe in competizione tra loro.

L'assunto che un'auto elettrica sia a emissione zero deriva solo da una banale e insensata convinzione legata alla misurazione del gas al tubo di scarico del mezzo. Occorrerebbe più serietà ed introdurre la valutazione del ciclo di vita del mezzo con il LCA (Life Cyle Assessment) che è in grado di valutare realmente l'impronta carbonica del processo di costruzione, esercizio, demolizione, ricarica batteria (con energia elettrica che avrà per lungo tempo una componente fossile nel mix energetico di produzione) dell’automobile.

Per questo occorre sostenere anche lo sviluppo dei carburanti low carbon, tra cui i biocarburanti e carburanti sintetici, previsti dal PNIEC e dalla Direttiva comunitaria RED II, nonché il biometano. Senza ricordare che le macchine elettriche presentano delle criticità come gli alti costi e tempi di ricarica, presuppongono un sviluppo del sistema elettrico e della rete di ricarica, inoltre fanno ricorso a tecnologie cinesi e a molta quantità di minerali critici e terre tare che come noto sono quasi il monopolio della Cina

Questo articolo fa parte della rubrica
Il mio interesse per il giornalismo nasce dalla voglia di approfondire tutto ciò che oggi giorno accade sempre più velocemente. Unisco altro…