Boni (Ass. Transizione ecologica Bologna) a Ohga: “Con fondi PNRR sono tanti i progetti, ma serve l’intervento dello Stato”

I comuni saranno le colonne portanti della transizione ecologica ed energetica italiana, ma da soli il loro lavoro non basta. Serve un intervento a livello statale e una governance verticale a più livelli. Con Anna Lisa Boni, assessora alla transizione ecologica, abbiamo parlato delle politiche green di Bologna, una delle 9 smart cities italiane.
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Rubrica a cura di Francesco Castagna
20 Settembre 2022

Come si stanno muovendo i comuni per la transizione ecologica? Oltre alle elezioni politiche, i comuni giocano un ruolo importante nel nostro Paese dal punto di vista ambientale ed energetico. Agli amministratori sta la scelta di come efficientare le abitazioni, decarbonizzare la città e migliorare l'economia circolare per la gestione dei rifiuti. Tutto nel segno della sostenibilità e nella produzione di energia pulita.

Questa è "Che Ambiente votiamo?", la maratona green di Ohga per le elezioni del prossimo 25 settembre. In vista di una campagna elettorale molto breve ma intensa, il nostro obiettivo sarà quello di accompagnarti fino a quando metterai la tua X sul simbolo di un partito o di una coalizione.

Per coinvolgere il più possibile ogni parte della società, noi di Ohga abbiamo scelto di intervistare gli amministratori di alcuni comuni italiani, selezionati per diventare le prime città a impatto zero entro il 2030. Ne abbiamo parlato con Anna Lisa Boni, ex segretario generale di Eurocities, con deleghe ai Fondi europei, cabina di regia PNRR, coordinamento transizione ecologica, patto per il clima e candidatura "Città carbon neutral", relazioni internazionali.

Boni, oltre a essere assessora alla transizione ecologica del Comune di Bologna lei in passato è stata anche Segretario Generale di Eurocities, una rete di 200 città che si occupa di garantire una buona qualità di vita per tutti. Come sono messe le 9 città italiane rispetto a quelle europee?

Gli amministratori delle città italiane hanno capito c'è molto da fare e che possono giocare un ruolo importante nella transizione.  Nel quadro della missione, l'Italia è stato il Paese con più candidature rispetto a tutta l'Europa. Si sono presentate 36 città, di queste ne sono state selezionate solo 9, ma c'è da dire che è stato il Paese che ha dimostrato più voglia a livello locale a portare avanti la transizione.

Lo stesso entusiasmo si è visto nel Patto dei Sindaci (Covenant of Majors), i comuni sono quelli che hanno aderito al patto in migliaia. Sicuramente rispetto alle ambizioni e alla voglia di portare avanti certe politiche siamo molto avanti, il tema è avere un quadro di governance: il contesto istituzionale, normativo e culturale delle istituzioni che permette poi ai sindaci di portare avanti delle politiche in modo ambizioso. Questa è una sfida che le città da sole non possono portare avanti, hanno bisogno di un aiuto, sia dal quadro normativo e legislativo nazional-regionale che dal punto di vista culturale.

Secondo lei il fatto che le altre città italiane non siano riuscite a ottenere la nomina è perché spesso non siamo riusciti a utilizzare i fondi europei? 

No, diciamo che 36 candidature  presentate sono un numero nella media. Ne dovevano selezionare 100 su 27 Paesi, quindi non era fattibile, solo state selezionate quelle che avevano espresso un'ambizione più alta (con 9 città l'Italia ne ha più del triplo rispetto agli altri Stati n.d.r.), un punto di partenza più avanzato, una capacità di portare avanti la transizione in maniera partneariale. Non mi sento di dire quindi che la scelta sia legata alla gestione dei fondi. Le regioni che riescono a spendere bene i fondi sono sicuramente nelle condizioni di garantire una governance di qualità.

Per quanto riguarda la città di Bologna, come vi state organizzando per attuare una giusta transizione ecologica?

Per quanto riguarda la città di Bologna, il nostro progetto si articola in più sezioni: una parte di lavoro sul digitale, una sul clima ed energia con il PAES e poi il PAESC, che sono progetti molto avanti rispetto alla media. Anche i nostri strumenti di pianificazione e regolamentazione, come il Piano urbanistico generale e il PUMS per la mobilità, dimostrano che c'è un lavoro che è stato portato avanti in tanti settori.

Sulla mobilità, in particolare, il PUMS che abbiamo attuato è molto interessante ed è stato anche riconosciuto dalla commissione, mentre sull'energia abbiamo normative più stringenti del livello regionale e nazionale. Questo vuol dire che siamo più rigidi sia sul consumo di suolo zero che per gli edifici ZEB (Zero Energy Building).

Siamo invece fra le ultime città per il fotovoltaico, ma non per colpa nostra, il Comune non può mica fare tutto da solo. Anche in questo caso, è un sistema nazionale, ci sono delle condizioni abilitanti che devono arrivare dal livello nazionale. Tutta la parte del fotovoltaico, se non ci sono le regole adatte e non viene ridotta la burocrazia i Comuni da soli non possono portare avanti tuti i progetti.

Ci devono essere incentivi che abbiano senso, non come il bonus 110%, che ha aiutato ma solo in parte. Per il cappotto della casa e per i pannelli bisogna che ci sia un'azione a livello governativo che sia importante. Se 16 anni fa ci fossimo organizzati per installare tutte queste cose, tra l'altro, non ci sarebbero queste problematiche.

Tra fondi PNRR e fondi POM metro e altri bandi nazionali e internazionali il Comune di Bologna dispone di un "tesoretto" da un miliardo e 200 mila euro, come avete intenzione di spenderlo?  

Sono veramente tanti i progetti, tra interventi di riqualificazione di 136 appartamenti e sulla mobilità cittadina. Abbiamo predisposto interventi di ristrutturazione di due corti in Cirenaica per 136 appartamenti. Per la Cirenaica il progetto esecutivo viene approvato da Acer a fine mese. Intanto sono iniziati i trasferimenti dei 100 nuclei residenti per permettere l'avvio dei lavori.

Quali sono gli interventi che avete predisposto per la riforestazione di Parco Corrado Alvaro e Parco Carlo Urbani?

si tratta di progetti finanziati dal Ministero e coordinati dalla città metropolitana. Il progetto è stato approvato e i lavori di forestazione sono stati consegnati alla ditta il 5 aprile 2022. Al momento sono stati piantati 2 alberi. Per motivi di stagionalità (gli alberi possono essere piantati solo quando sono dormienti) entro l'anno verranno piantati tutti quelli previsti, ovvero 180 all'Alvaro e 120 all'Urbani. Successivamente verranno realizzati tutti gli impianti di irrigazione e gli interventi colturali di manutenzione (coperti dal progetto per 7 anni).

Per esempio, quali progetti avete per le comunità energetiche?

Se noi parliamo di comunità energetiche ci riferiamo a una fine di un percorso, cioè alla produzione di energia pulita che poi può essere scambiata. Il tema è: a Bologna abbiamo abbastanza impianti da poter fare intanto un consumo collettivo? Al momento no.

Prima dobbiamo mettere più impianti, quando ne avremo potremmo ragionarci. Sicuramente le comunità energetiche sono uno strumento molto positivo e importante. Tra l'altro manca ancora il decreto attuativo a livello nazionale (che dovrebbe arrivare , però l'obiettivo sicuramente è cominciare a pensare a queste realtà. Da un lato, pensare a un tipo di comunità dove il comune potrebbe essere un soggetto attivo, dall'altro può essere un facilitatore: può dare indicazioni a chi può e vuole mettere i pannelli solari.

Per migliorare la mobilità di Bologna avete pensato a quattro linee di tram, che coprono tutta l'area della città. Perché non orientarsi su una metropolitana leggera?

Per me la metropolitana leggera dovrebbe essere il servizio ferroviario metropolitano, deve assolutamente diventare una metropolitana leggera, bisogna potenziarla per migliorare il numero di corse. Noi ragioniamo come città metropolitana, non ha senso pensare di mettere una linea del genere solo per il comune.

Io stessa vivo in area metropolitana e la situazione è seccante, non ci sono abbastanza treni per un pendolare che vuole dirsi parte di un sistema lavorativo e di una vita che fa parte dell'area metropolitana. La distanza è corta, però non ci sono abbastanza corse.

Su questo devono darci una mano anche la regione e lo Stato, noi non abbiamo abbastanza soldi da investire per un'infrastruttura del genere. Noi investiamo su una infrastruttura come il tram, che può creare un altro modo di vivere la città serve a decarbonizzare e a raggiugnere le zone più periferiche, però poi ci vuole senza dubbio una metropolitana di superficie.

Lei sarebbe d'accordo per un abbonamento ridotto per i mezzi? 

Io penso che su questo debba risponderne più il ministero che noi singoli comuni.

Però ci sono state città italiane che in passato hanno agito singolarmente…

Si, ma come abbiamo visto il costo non è sostenibile per il comune. Serve una decisione a livello nazionale. In Spagna e in Germania lo fanno perché c'è un quadro di incentivi e di supporto nazionale e regionale. Noi possiamo fare sperimentazioni, ma i soldi non sono abbastanza, anche perché li prendi dai contribuenti e quindi sarebbe un paradosso.

Si tratta di lavorare in maniera intelligente con l'azienda partecipata, noi stiamo lavorando per la circolazione di notte: aumentare il numero di bus e di frequenza di alcune linee di notte per permettere a studenti e lavoratori notturni di potersi spostare.

Climate city contract, come vi state organizzando?

Le città selezionate devono firmare questo partenariato con la città da un lato con le partecipate, dall'altro a livello verticale con gli altri enti di governo. Questo contratto sarà lanciato in autunno e poi firmato in primavera. Noi stiamo già lavorando con tanti player per capire che tipo di contributo possono dare.

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