Attacco d’ansia: come riconoscerlo e cosa puoi fare

Con l’espressione “attacco di ansia” si descrive nel linguaggio comune un episodio d’intensa apprensione e paura. Può essere accompagnato da sintomi fisici e psicologici di attivazione generalizzata e può essere risolto attraverso un percorso psicoterapeutico e, a seconda dell’entità, con il ricorso a tecniche di rilassamento o a terapie farmacologiche.
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Maria Teresa Gasbarrone 6 Luglio 2023
* ultima modifica il 27/09/2023
In collaborazione con la Dott.ssa Roberta Kayed Medico-Chirurgo, specializzanda in Anestesia-Rianimazione e Terapia intensiva e del dolore

Con il termine “attacco d’ansia” non ci si riferisce a un’entità clinica, anche se spesso viene usato comunemente per descrivere quei momenti, di durata variabile, in cui si prova una forte sensazione di ansia.

Per capire cos'è un attacco d'ansia, bisogna sapere che, in termini clinici, l'ansia può essere definita come una reazione anticipatoria caratterizzata da preoccupazione, apprensione, paura, manifestazioni fisiologiche e di tensione psicofisica, di fronte ad uno stimolo o a un evento negativo futuro, ovvero che non è realmente presente o che potrebbe accadere. Non si tratta quindi di una semplice preoccupazione, ma di uno stato che può diventare perfino invalidante.

Cos’è un attacco di ansia

Purtroppo l’ansia è una “amica” che molti di noi conoscono. Questa inquilina indesiderata, oltre a compromettere in maniera variabile la nostra vita, è responsabile di una grossa fetta della spesa sanitaria nazionale per quanto riguarda la terapia farmacologica.

Prima di parlare più nel dettaglio dell'ansia, partiamo dalla definizione di "attacco d'ansia" e dalle differenze rispetto all'attacco di panico.

Possiamo dire che la prima differenza con l’attacco di panico sta nel fatto che quest'ultimo si caratterizza per episodi molto più intensi, in quanto:

  • Possono far pensare di stare impazzendo o stare per morire, ed è per questo che a volte si confondono per un infarto;
  • Compaiono improvvisamente senza un’apparente causa scatenante;
  • Raggiungono il loro picco in breve tempo (di solito 10 minuti) per poi scomparire, fatta eccezione per gli attacchi di panico ripetuti.

Gli attacchi di ansia invece durano più a lungo, a volte giorni, settimane o anche mesi, ma non raggiungono l’intensità dell’attacco di panico vero e proprio (ovviamente queste non significa che la sofferenza che implicano sia minore).

Inoltre, soffrire di disturbi d’ansia non implica che non si possano avere anche attacchi di panico nella  propria vita, ma questo non è automatico ovviamente.

Un'ulteriore differenza da fare è quella tra attacchi di ansia e la più generica ansia, specificando che esiste anche un'ansia "normale" o "fisiologica", quella cioè che ci permette di attingere a tutte le nostre risorse di fronte a uno stimolo esterno.

Dal punto di vista medico, quando parliamo di ansia, intesa come "ansia patologica", ci riferiamo in realtà a una categoria molto ampia, quella dei disturbi d’ansia (redatta dall’American Psychiatric Association con il DSM V, il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali). I disturbi d’ansia, che come puoi leggere sono riportati al plurale, sono:

  • Disturbi da attacchi di panico
  • Fobie specifiche
  • Disturbo d’ansia sociale (fobia sociale)
  • Agorafobia
  • Disturbo d’ansia generalizzata
  • Disturbo d’ansia da separazione
  • Mutismo selettivo

Tutti i sottogruppi però hanno due caratteristiche comuni:

  • Paura: la risposta emotiva a un pericolo imminente, che può essere reale, cioè oggettivamente presente, o percepito e quindi soggettivo per ognuno di noi.
  • Ansia: è l’anticipazione di una minaccia futura. Vuol dire che chi prova ansia manifesta comportamenti di tensione psicologica e muscolare, vigilanza preparatoria, prudenza e comportamenti di evitamento (ad esempio non partecipare a situazioni che si sanno scatenare l’ansia).

La differenza fra paura e ansia è che la prima è una risposta “sana” a una minaccia vera e imminente ed è l’eredità della nostra storia di animali selvatici e antenati preistorici. Ha quindi una funzione evolutiva di protezione.

Tutta diversa è l’ansia, ovvero il comportamento anticipatorio verso un evento futuro e non ancora affrontato (che magari non si presenterà mai): viene perso quindi lo scopo volto alla sopravvivenza dell’individuo.

I vissuti ansiosi possono essere:

  • Costanti: ad esempio nel disturbo d’ansia generalizzata
  • Episodici: in questo caso parliamo di crisi d’ansia acute che insorgono spontaneamente (come nel disturbo da attacchi di panico) oppure scatenati da una situazione particolare (come nel caso delle fobie)

Cause degli attacchi di ansia

I disturbi d’ansia non hanno una causa precisa, però esistono dei fattori e delle situazioni che contribuiscono allo sviluppo dei sintomi.

I fattori di rischio sono:

  • Fattori biologici: l’amigdala è il centro di gestione e controllo delle emozioni nel cervello, soprattutto quelle di paura, ed è iperattiva nei casi di ansia. Anche i centri regolatori dello stress sono cronicamente attivati (ipotalamo, ipofisi, surrene, sistema nervoso simpatico).
  • Fattori comportamentali: tendenza all’inibizione, timidezza, pessimismo, paura delle valutazioni negative e a soffermarsi sui sintomi fisici anche lievi.
  • Fattori stressanti e traumi: storia di abusi, lutti, bullismo, maltrattamenti, genitori controllanti e prepotenti, cambiamenti di vita che richiedono nuovi ruoli sociali (promozione sul lavoro, divorzio, separazione, difficoltà economiche).
  • Fattori familiari: alcuni disturbi d’ansia, come le crisi di panico e l’agorafobia, possono svilupparsi più facilmente in diversi membri della stessa famiglia.

Sintomi degli attacchi di ansia

 I sintomi principali dell’ansia sono i segnali fisici tipici della reazione di ”attacco e fuga” o “fight or flight" in inglese.

La reazione di attacco e fuga consiste nell’attivazione rapida e anticipatoria di tutti i sistemi dell’organismo deputati alla sopravvivenza, proprio perché nei momenti di ansia il cervello “legge” il mondo come un luogo minaccioso.

L’attivazione generalizzata “manca” il bersaglio, cioè lo scopo filogenetico di protezione, perché è una risposta disregolata, disadattativa (non serve ad adattarsi al pericolo) e non funzionale alla sopravvivenza. Il risultato è la compromissione della vita di tutti i giorni a causa della continua allerta e difesa verso gli altri.

In base all’intensità del quadro i sintomi possono essere:

  • Irrequietezza
  • Irritabilità
  • Agitazione
  • Tremori
  • Vertigini, “testa vuota”, sensazione di svenimento
  • Tensione muscolare
  • Sensazione di torpore o formicolio
  • Sudorazione
  • Aumento della frequenza cardiaca
  • Sensazione di mancanza d’aria o soffocamento
  • Dolore o fastidio al petto
  • Nausea o disturbi addominali
  • Facile affaticamento
  • Difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria
  • Insonnia

Le sensazioni fisiche possono essere accompagnate da sintomi psicologici, anche in questo caso d’intensità variabile:

  • Paura di perdere il controllo e di non farcela;
  • Paura di morire (attacco di panico);
  • Percezione del mondo di se stessi in maniera distorta, sensazione d’irrealtà, di essere distaccati da se stessi, di guardarsi dal di fuori, o di essere spettatori (sintomi dissociativi).

Diagnosi 

La diagnosi dei disturbi d’ansia è clinica, cioè si basa sulla raccolta delle informazioni e la storia personale del paziente (eventuali traumi, presenza di familiari con lo stesso problema, tratti comportamentali a rischio).

Ovviamente per poter avere una diagnosi di attacchi di ansia è necessario rivolgersi a uno psicologo così da iniziare un percorso psicoterapeutico. Questo è consigliato quando ci rendiamo conto di non provare una semplice preoccupazione temporanea, ma quando questo stato di stress e pericolo ci accompagna costantemente, anche in assenza di un motivo esterno evidente.

I sintomi e le modalità d’insorgenza degli “attacchi” poi indirizzeranno lo specialista della salute mentale a cui ti sei rivolto verso la diagnosi.

In alcuni casi possono essere richiesti anche degli esami del sangue o altri esami diagnostici per escludere delle malattie che possono dare gli stessi sintomi, ad esempio palpitazioni, sudorazioni, insonnia e allerta generalizzata nell’ipertiroidismo.

Trattamenti per gli attacchi di ansia

Molto spesso tutto ciò che al proprio interno contiene la parola “psicologico”, o peggio “psichiatrico” (se chi la pronuncia vuole essere cattivo), provoca una smorfia di orrore in chi ha avuto la sfortuna di assistere a questo ignominioso evento.

Parlare di salute mentale riesce sempre a tirar fuori le più incrollabili difese che abitano ognuno di noi: “non ho niente, è solo un po’ di stress, non sono matto, non ho bisogno dello psicologo” sono alcune delle frasi che, chi soffre d’ansia, prima o poi sentirà il dovere di dire per proteggersi dal marchio sociale.

Purtroppo attualmente parlare di salute mentale incute un profondo timore e un rifiuto a priori a causa dello stigma sociale che ancora oggi ruota intorno a questi disturbi.

Se pensiamo però alla definizione di salute dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”, vediamo chiaramente come la malattia mentale abbia lo stesso diritto di essere curata tanto quanto il mal di stomaco, il diabete e l’unghia incarnita.

Il trattamento dei disturbi d’ansia è di tipo psicologico e farmacologico.

  • Farmaci: quando i sintomi sono invalidanti e non permettono di svolgere le attività quotidiane della vita di tutti i giorni, come andare a lavorare o incontrare gli amici, sono utilizzati farmaci che vanno a riequilibrare i neurotrasmettitori cerebrali (gli inibitori della ricaptazione della serotonina e le benzodiazepine);
  • Psicoterapia: è importante affrontare gli schemi mentali e comportamentali che sono alla base dell’ansia con i professionisti della salute mentale (psicoterapeuti o psichiatri nei casi invalidanti): così come l’ipertensione va curata dal cardiologo, i problemi psicologici o psichiatrici, a seconda della gravità, vanno trattati da loro. I colloqui serviranno per concentrare l’attenzione sul problema, capire il motivo per cui ci si sente minacciati e trovare gli strumenti per affrontare le situazioni un passo alla volta;
  • Tecniche di rilassamento: può essere utile in casi di attacchi d'ansia ricorrere a tecniche quali il training autogeno o la respirazione diaframmatica. Il primo consiste in una una tecnica di autorilassamento che attraverso l'esercizio mentale riesce a indurre nel corpo modificazioni psichiche e somatiche, mentre la seconda consiste in una respirazione controllata a livello del diaframma.

Cosa devi fare quando stai avendo un attacco di ansia

La prima cosa da fare se ti capita di avere un attacco di ansia è provare a riprendere il controllo della respirazione e non seguire la reazione a catena di pensieri che l'ansia potrebbe innescare.

Ovviamente però per risolvere il problema e stare meglio occorre andare alla radice: per prima cosa bisogna accettare che esiste un problema, la seconda cosa da fare è non giudicarsi e colpevolizzarsi per avere il problema, la terza cosa da fare è riconoscere anche di avere il diritto a chiedere aiuto per stare meglio. Questo vale sia nel caso in cui vi troviate in prima persona a soffrire d’ansia, sia nel caso in cui sia un vostro caro a soffrirne.

  • Accettare il problema. Far finta che non ci sia nulla vuol dire nascondere un problema che continuerà a esistere e dare segno di sé nonostante i nostri tentativi di nasconderlo.
  • Non darsi la colpa. Un’altra cosa da evitare è pensare che dipenda tutto da una insufficiente forza di volontà o da una presunta pigrizia. Certo, la forza di volontà è indispensabile per il percorso verso la guarigione, ma direste mai a un amico con un attacco di ulcera gastrica che è pigro e che dovrebbe impegnarsi di più per non avere bruciore di stomaco in quel momento? Il giudizio negativo e l’autocolpevolizzazione creano delle aspettative su come dovremmo comportarci o come dovrebbe essere la situazione e questo non fa altro che dare benzina alla macchina dell’ansia.
  • Sviluppare autoconsapevolezza. È poi utile praticare delle attività che aumentano la capacità di rilassamento e consapevolezza. La consapevolezza è molto importante e come un muscolo va allenata in palestra. Allenarsi a restare nel presente “ruba” lo spazio mentale che serve per preoccuparsi di un futuro non ben precisato, in cui esiste un nemico altrettanto non ben precisato che, in particolari circostanze, potrebbe o no farci del male. Ci si rende conto subito di quante energie vengano sprecate in questo modo: più si è incapaci di concentrarsi su ciò che è concreto in questo momento, conoscibile e “maneggiabile” dalle nostre risorse, e più verremo trasportati e sballottolati nelle fantasie di un pericolo futuro. Esistono diverse palestre della consapevolezza: meditazione, mindfullness, yoga e attività fisica. Tutte inoltre stimolano il cervello a rilasciare la serotonina, l’ormone della felicità.
  • Mangiare bene. Livelli troppo alti o troppo bassi di zuccheri contribuiscono ai sintomi, per questo una dieta sana ed equilibrata, evitando cibi processati e zuccherati, caffè, alcol e fumo è necessaria per prevenire gli attacchi.

Come prevenire gli attacchi di ansia

Nessun consiglio di vita pratica potrà mai sostituirsi a un percorso psicoterapeutico con un professionista, che rimane il primo strumento di prevenzione degli attacchi di ansia.

Tuttavia seguire uno stile di vita sano e lavorare sulla propria auto-consapevolezza e sul proprio benessere fisico e mentale, anche provando a ridurre lo stress, può essere d'aiuto.

Stile di vita salutare

Uno stile di vita sano, in cui ci si dedica spazio e attenzioni, è sicuramente un elemento importante nella prevenzione dall'ansia. Questo significa innanzitutto seguire una dieta sana e fare un po' di movimento, meglio se all'aperto: ad esempio è noto che praticare regolarmente attività fisica, da soli o in compagnia: allenta la tensione e scarica il nervosismo.

Può fare la differenza anche una corretta alimentazione. Livelli troppo alti o troppo bassi di zuccheri contribuiscono ai sintomi, per questo una dieta sana ed equilibrata, evitando cibi processati e zuccherati, caffè, alcol e fumo è necessaria per prevenire gli attacchi.

Riduzione dello stress

Per ridurre lo stress si può inoltre lavorare su diversi fronti. Una valvola di sfogo è di certo lo sport, ma può essere utile anche dedicare del tempo alle proprie passioni o a coltivare nuovi interessi.

Inoltre, si può provare a cimentarsi con le tecniche di rilassamento di cui detto sopra o con le attività consigliate, come lo yoga o la meditazione.

Un ultimo consiglio, non affatto trascurabile, è non tenersi tutte le preoccupazioni solo per , ma parlare, oltre che con un professionista, anche con i parenti o amici più vicini delle proprie fragilità, senza temere di apparire troppo fragili o bisognosi di attenzioni.

Fonte| Gruppo San Donato; Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, V edizione

(Scritto dalla dottoressa Roberta Kayed, medico, il 21 maggio 2020; 
modificato da Maria Teresa Gasbarrone il 6 luglio 2023)

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