Auto elettriche, è boom di vendite nel mondo. Un recente rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia spiega come negli ultimi tre anni il mercato del settore sia cresciuto fortemente. Si è passati da 2,2 a 6,6 milioni di vetture vendute, una quota pari a circa il 9% del totale del mercato automobilistico. Pensa che ogni settimana si vende oggi lo stesso numero di mezzi, circa 130mila, venduti in tutto il 2012. E in Unione Europea, una nuova macchina immatricolata su 5 è elettrica.
Dati significativi, soprattutto se pensi a come la pandemia ha messo in difficoltà le case produttrici. In particolare bloccando le catene di forniture di componenti fondamentali, spesso in arrivo dalla Cina. Proprio nel gigante asiatico, però, si sono vendute nel 2021 più auto elettriche che nel 2020 in tutto il mondo. Le case automobilistiche si stanno iniziando ad adeguare, spinte dai limiti sempre più rigidi fissati dalle istituzioni in materia di emissioni. La giapponese Nissan ha annunciato ad esempio che interromperà lo sviluppo di motori a benzina in Europa, dove punterà solamente sulla mobilità elettrica.
Questo ti fa capire quanto sia rilevante l’impatto di questi cambiamenti sull’inquinamento del pianeta. Ora però, spiega Acea, l'Associazione dei costruttori europei, abbiamo un altro problema: mancano le infrastrutture di ricarica, le cosiddette “colonnine” che hai visto iniziare a spuntare da qualche anno nelle nostre città.
La Commissione Europea ha deciso a luglio 2021, nell'ambito del suo pacchetto "Fit for 55", che ogni Stato membro installi 1 Kw di potenza di ricarica per ogni veicolo sulle sue strade. Inoltre, stazioni di ricarica dovrebbero essere presenti ogni circa 60 chilometri sulle principali reti stradali da qui al 2026. Serve accelerare: oggi ce ne sono davvero troppo poche. Secondo l'European Alternative Fuels Observatory, a marzo 2021 erano poco più di 300mila in tutta Europa, a fronte di una necessità, secondo Acea, di almeno 7 milioni. Per Oliver Zipse, presidente e ceo di Acea, la crescita delle vendite di auto elettriche è stata infatti quattro volte superiore a quello delle postazioni di ricarica disponibili all'uso del pubblico. “Se la situazione delle infrastrutture per l'elettrico non viene affrontata con urgenza introducendo obiettivi ambiziosi per tutti gli Stati membri dell'Ue, incontreremo molto presto un ostacolo”, ha spiegato Zipse invitando il Parlamento e il Consiglio europeo a intervenire.
Permettere un’agevole ricarica della propria auto elettrica è infatti uno degli obiettivi principali da raggiungere nell'ambito della transizione ecologica. Soprattutto se si vuole tenere fede alle indicazioni Ue di non vendere più auto inquinanti entro il 2035. A livello globale, e in particolare in Unione Europea, tutto questo rischia di bloccare l’ultima spinta alla trasformazione del settore auto in senso sostenibile.
Ma il problema è comune a tutto il mondo. E c'è chi sta iniziando a intervenire. Negli scorsi giorni il presidente americano Joe Biden ha infatti inaugurato un nuovo impianto di produzione di colonnine di ricarica che possa aumentarne il numero disponibile sul mercato, favorendo nello stesso tempo la svolta green del mercato dell’auto statunitense. L'idea è di riconvertire gradualmente il settore automobilistico, agendo sia sulla produzione di vetture che su quella delle infrastrutture di ricarica. Un ragionamento da aprire ovunque, sia nell'ottica della transizione ecologica, sia per sostenere migliaia di posti di lavoro in crisi.