
Il calazio è una specie di pallina (cisti) che si forma nella palpebra inferiore o superiore ed è causata da un’infiammazione delle ghiandole di Meibomio (si chiamano così in onore del medico tedesco Heinrich Meibom che le ha scoperte nel XVII secolo) che si trovano all’interno delle nostre palpebre e producono la parte lipidica delle lacrime. Il calazio non è causato da un’infezione batterica (come è invece il caso dell’orzaiolo) e quindi non è contagioso.
Il calazio è un problema delle palpebre molto diffuso, interessa uomini e donne tra i 30 e i 50 anni. In alcuni casi tende guarire spontaneamente nel giro di 2-8 settimane, senza bisogno di ricorrere ad alcun trattamento. Il calazio può essere esterno se insorge vicino al margine cigliare, oppure interno se è localizzato vicino alla congiuntiva, la membrana mucosa che ricopre la superficie oculare. Allo stesso tempo, il disturbo può riguardare sia la palpebra superiore che quella inferiore, a seconda della ghiandola di Meibomio coinvolta. Quando invece l'infiammazione si verifica in più ghiandole contemporaneamente, si parla di calaziosi.
Di solito il calazio non è doloroso. Tra i principali sintomi segnaliamo:
Non esistono cause specifiche del calazio. Fino a qualche tempo fa si credeva che potesse essere di origine infettiva, ma oggi questa idea è stata scartata anche se un’infiammazione già esistente potrebbe facilitarne l’insorgenza. Il calazio infatti può comparire in seguito all’orzaiolo (un’infezione di un follicolo ciliare con presenza di pus), soprattutto se questo disturbo non è trattato in modo corretto.
In ogni caso, l'infiammazione all'origine del calazio è causata dall'ostruzione del dotto dal quale dovrebbe fuoriuscire il prodotto delle ghiandole di Meibomio, un problema che può verificarsi anche in seguito a:
Il calazio, a differenza dell’orzaiolo, non è contagioso e non è doloroso. Nel caso in cui dovesse crescere molto potrebbe esercitare un'eccessiva pressione sulla cornea, la pellicola trasparente che riveste la superficie anteriore dell’occhio, provocando dolore.
La diagnosi del calazio si ottiene facendo una visita oculistica.
In caso di lesioni ricorrenti è consigliato un esame istologico che permetta la diagnosi differenziale fra calazio, carcinoma sebaceo, carcinoma basocellulare e linfoma.
Per la cura del calazio i rimedi della nonna, come gli impacchi, sono inutili: la palpebra è un tessuto molto delicato e alcune sostanze potrebbero causare allergie o infezioni. Il calazio non va spremuto o sfregato con violenza, ma se non guarisce spontaneamente, dietro parere del medico, si possono assumere farmaci antiinfiammatori oppure unguenti o pomate antibiotiche.
Se i farmaci non aiutano e il calazio è particolarmente grande, oppure ostacola la visione, occorre allora optare per un piccolo intervento chirurgico che può essere eseguito solo da un medico specializzato e consiste in un'incisione seguita da un raschiamento, noto come courettage. Per evitare cicatrici si interviene dall'interno della palpebra: l'operazione si esegue in anestesia locale e in regime ambulatoriale, fatta eccezione per i bambini ai quali è somministrato un sedativo. Il procedimento dell'intervento consiste nel praticare un'incisione sulla palpebra per poi, attraverso l'introduzione di uno strumento apposito, drenare il contenuto della cisti; in alternativa, è possibile rimuovere sempre chirurgicamente tutta la ghiandola di Meimobio che è stata soggetta ad infiammazione.
Il calazio non ha una durata predefinita: nei casi più lievi, il nodulo che si sviluppa sulla palpebra può scomparire dopo 7-10 giorni, ma a volte l'infiammazione può proseguire anche fino a diverse settimane. Se ti accorgi che il problema non si risolve da solo, si può tentare con i farmaci e l’intervento chirurgico di cui ti abbiamo appena parlato.
Il calazio non va mai spremuto e non va mai strofinato. Gli impacchi sono inutili, sia quelli a base di acqua calda sia quelli a base di piante come la camomilla.
Per prevenire la formazione del calazio si possono seguire semplici regole di buon senso
Fonte | Humanitas
(Modificato da Alessandro Bai il 18-1-21)