Quante volte, camminando per strada, ti ritrovi a canticchiare una canzone che ti piace? E quante invece, non appena sei in casa da solo, metti la musica a tutto volume e canti a squarciagola? E quanto è bello prendere una chitarra e trascorrere una serata in compagnia a cantare tutti insieme senza preoccuparsi di niente e di nessuno? Può darsi che tu, la musica, sia più abituato ad ascoltarla che a farla, e magari non sei nemmeno tanto intonato. Ma che ti trovi in curva allo stadio, su un palco o tra le mura di casa, cantare non potrà mai e poi mai essere un’attività spiacevole. Perché sei tu, perché è la tua voce, perché sono le tue emozioni che, in un modo o nell’altro, devono fluire dalla tua testa, dal tuo corpo e dal tuo cuore, e lo fanno attraverso il suono. Non c’è da stupirsi, quindi, che i benefici del canto siano stati nel tempo (e da tempo) riconosciuti, confluendo in una vera e propria disciplina chiamata cantoterapia. Che ti aiuta a ritrovare la consapevolezza del tuo corpo, della tua voce, delle tue emozioni. Che ti aiuta ad affrontare i momenti difficili trasformandoli in energia da buttare fuori. Che ti permette di ricordare cose che pensavi di esserti dimenticato.
Oggi, nella rubrica Il bene in ogni cosa, Claudia Pastorino, cantoterapeuta e fondatrice della Scuola italiana di Canto e Cantoterapia, ci racconta in cosa consiste questa disciplina e perché “canta che ti passa” non è solo una frase da dire distrattamente a un amico un po’ triste.
La cantoterapia è una strategia di benessere multidisciplinare che viene attuata attraverso la vocalizzazione. Non è sicuramente una novità, dal momento che l’uso benefico del canto è riscontrabile sin dall’antichità e nei popoli primitivi contemporanei che sono stati studiati dagli etno-musicologi che hanno sempre notato come, all’interno delle strategie terapeutiche, vi fosse un uso molto forte della vocalizzazione. Oggi ci sono delle dimostrazioni scientifiche che misurano proprio gli effetti di benessere che il canto esercita sul corpo. Ed è ciò che facciamo noi cantoterapeuti. Noi infatti, a partire da questi studi iniziati anni e anni fa, usiamo degli eserciziari che sono basati innanzitutto sulla corretta respirazione e sulla corretta vocalizzazione, così da offrire a chi ne ha bisogno delle strategie di benessere.
La cantoterapia si può applicare a moltissimi ambiti. Ad esempio io lavoro molto con i cantanti e gli insegnanti per aiutarli a prevenire problemi vocali dovuti all’uso della voce per tante ore al giorno.
A loro insegniamo degli esercizi respiratori e vocali in cui facciamo un lavoro che parte dalla consapevolezza corporea e respiratoria e poi trasmettiamo alla persona le regole dell’igiene vocale per evitare problemi futuri. Le persone di cui ci occupiamo possono quindi essere sia soggetti sani che desiderano ampliare la propria sfera di benessere, ma anche persone con problematiche di vario tipo come ansia, disturbi da stress, disturbi dell’umore, della socializzazione, blocchi, traumi, fino ad arrivare a malattie come il morbo di Parkinson e l’Alzheimer.
Qui, il canto esercita una funzione di riabilitazione della memoria e del linguaggio straordinariamente efficace. Nelle case di riposo, ad esempio, portiamo un repertorio che studiamo ad hoc per le persone anziane, canzoni anni ’20, ’30 e ’40, e attraverso il nostro canto assistiamo dal vivo a fenomeni di riattivazione della memoria, dell’eloquio e della vivacità. Quindi, anche se la malattia le ha private della memoria, grazie al nostro canto queste persone hanno delle finestre di riattivazione: si risveglia in loro la verticalità, l’espressività, e addirittura la memoria. Improvvisamente, per un momento la loro mente si riaccende, si ricordano la melodia e le parole delle canzoni. Io lo chiamo il miracolo del canto. Infatti, è importante sottolineare che non si tratta mai di una terapia passiva. La cantoterapia esercita un ruolo attivo anche per un anziano che, seduto su una poltrona, si limita ad ascoltare “vecchio scarpone”.
Il primo beneficio della disciplina è sicuramente l’auto-conoscenza, ovvero la consapevolezza corporea. Poi, migliora la propria percezione, la qualità vocale, ha enormi benefici sull’umore, sugli stati d’ansia e sullo stress. A questo proposito sono state svolte delle ricerche in cui sono stati effettuati dei banali prelievi di sangue prima e dopo l’attività canora, ed è stato riscontrato che durante il canto si sono prodotti i cosiddetti ormoni del benessere. Quindi c’è un aspetto proprio fisico che riguarda il benessere del corpo e della psiche. Inoltre è un’attività olistica, perché mette in armonia e in attività tutto il corpo. Il cervello, durante il canto, si accende: infatti si attivano tantissime aree, da quella del linguaggio a quella del movimento, le aree ideatorie, aree della memoria, bilateralmente e in modo molto profondo. Di conseguenza, poi, si attiva tutto il corpo, a partire dal movimento pelvico, per poi passare ai dorsali, agli addominali, al diaframma… È un’attività allo stesso tempo sportiva, artistica e di concentrazione ed è una cosa magnifica. Io sono entusiasta del canto, e non solo a fini artistici. Certo, è bello salire sul palco e cantare le canzoni, però il canto è molto più di questo.
Il canto è un dono che ci ha fatto la natura per stare bene. Ed era chiaro fin dall’antichità. Pensa al famoso motto di trincea della Prima Guerra mondiale, “canta che ti passa”: questi ragazzi stremati e disperati dentro al fango delle trincee scrissero su una parete con le mani questa frase, che è molto rappresentativa di quello che è il canto. Un altro esempio, possono essere gli schiavi nelle piantagioni di cotone, che cantavano sempre. Io dico sempre che dove c’è dolore, c’è canto. Perché il canto è una forma di resistenza e, in tanti casi, anche di sopravvivenza. Infatti, è una disciplina che ha una gamma di applicazioni infinita, che vanno dalla piacevolezza di canticchiare una canzone fino al portare a una persona anziana una melodia della sua giovinezza facendogli per un attimo riacquistare la sua memoria e quindi le sue emozioni.