Casa Sebastiano: in Trentino i ragazzi autistici imparano a diventare autonomi

Non assistenza, ma educazione e riabilitazione. Sono queste le finalità di Casa Sebastiano, una struttura realizzata dalla Fondazione Trentina per l’autismo, che si trova a Coredo, nella Val di Non. Un orto, la cucina, un laboratorio con la creta. Attività che aiutino i ragazzi a diventare autonomi e mettere a frutto le loro capacità.
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Giulia Dallagiovanna 22 Maggio 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Dell'autismo si conosce poco e spesso se ne capisce anche meno. Non avrai mai pensato, ad esempio, a quante possibilità può avere una persona con questo disturbo. Quale fetta di autonomia possa ritagliarsi, come possa prendersi cura di sé attraverso lo sport e l'alimentazione, come riesca a inserirsi nel mondo del lavoro. Classificati come "disabili", il più delle volte questi ragazzi vengono dati in consegna a case famiglia, frequentano associazioni o rimangono chiusi tra le quattro mura domestiche. Assistenzialismo invece che un aiuto vero e proprio. Tutto il contrario di quello che succede a Casa Sebastiano, una struttura situata a Coredo, nella Val di Non, dove gli ospiti imparano a organizzare e gestire il proprio tempo e il proprio spazio.

L'idea è venuta a Giovanni Coletti, imprenditore e presidente della Fondazione Trentina Autismo: "Ho due gemelle, entrambe autistiche, che aspettavano risposte dallo Stato, ma queste risposte non arrivavano – ha spiegato a Ohga – Così è nata l'idea di Casa Sebastiano, un'iniziativa che aveva una visione nuova: non più solo assistenzialismo, ma una struttura che promuovesse la residenzialità attiva, cioè ‘il dopo di noi'. Cerchiamo di educare i ragazzi all'autonomia, per crear loro un futuro anche quando i genitori non potranno più prendersene cura".

Anche Sebastiano era un ragazzo autistico. Aveva 11 anni quando è stato inghiottito da un torrente della Val di Sole. Amava l'acqua e voleva solo giocare, ma nessuno gli aveva insegnato come farlo. Così alcune famiglie si sono riunite e hanno provato a trovare una soluzione al problema. Un problema che, solo in Italia, riguarda circa un bambino ogni 100. È il 2009 quando prende il via il progetto, ma gli ostacoli burocratici hanno ritardato i lavori: la struttura viene inaugurata nel 2017 e al momento ospita 15 ragazzi.

La formula ruota attorno alla massima flessibilità. "Cerchiamo di adattarci il più possibile alle esigenze delle famiglie – prosegue Coletti – Di norma, siamo un centro diurno e alla sera gli ospiti fanno rientro a casa. Ma chi ha necessità, urgenze o problematiche familiari particolari, può lasciare il figlio a soggiornare da noi per un weekend o anche per più tempo, fino a un mese. Se serve, insomma, possiamo sostituirci a una residenzialità notturna". I destinatari sono soprattutto i maggiori di 16 anni, per non interferire con il periodo di formazione scolastica obbligatoria. "Dopo essere passati per l'accettazione – prosegue il presidente della fondazione – vengono inseriti nelle diverse attività che organizziamo: gestione dell'orto, lavorazione della creta, pulizie della casa e della propria stanza, cucina. Si tratta di compiti che si svolgono soprattutto all'esterno, perché vorremmo che i ragazzi si abituassero a rimanere fuori, invece che chiusi dentro un'abitazione. Abbiamo anche stretto alcune collaborazioni con altre cooperative che appartengono al mondo del lavoro. Ad esempio, con un'azienda agricola con la quale abbiamo avviato l'orto dove i ragazzi coltivano piante e prodotti biologici per l'autoconsumo. L'obiettivo è quello di creare una filiera territoriale attraverso la quale si possano vendere gli ortaggi a clienti della zona. Insomma, lo scopo è quello di entrare nel mercato tradizionale".

E il biologico non è stato scelto a caso. L'alimentazione è un aspetto molto importante nella vita di questi ragazzi, anche se il più delle volte viene messo in secondo piano. In alcuni casi infatti la resistenza al cambiamento, tipica di questo disturbo, si manifesta anche nella scelta ridotta degli alimenti. Ma quello che si mangia, influisce sulla salute di tutto l'organismo e anche sul funzionamento del cervello. Fondamentale, dunque, così come lo è anche l'attività sportiva. "Quest'anno verrà terminata anche la parte destinata all'idroterapia, dove si utilizza l'acqua per la riattivazione della circolazione sanguigna, soprattutto a livello di caviglie, e per la riabilitazione del corpo – conferma Coletti – Si praticheranno anche dei massaggi specifici e si lavorerà in collaborazione con alcune piscine della zona. Chi è affetto da autismo viene infatti escluso dal mondo dello sport, quindi è necessario ricostruir loro l'attività motoria".

Casa Sebastiano è anche la prima struttura in Italia che utilizza una stanza multisensoriale interattiva per la riabilitazione socio-sanitaria. "Non è mai stata validata dal punto di vista clinico, ma solo cognitivo-comportamentale – specifica Coletti – Stiamo però seguendo un progetto di ricerca, assieme a ODFLab (centro di riferimento nazionale per la diagnosi funzionale dei Disturbi dello Spettro Autistico del dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell'Università di Trento, ndr.), dove questa stanza viene utilizzata anche per la riabilitazione motoria, sensoriale e uditiva". Un locale dove i ragazzi possono interagire direttamente con suoni, immagini e colori. Si fa matematica, oppure si gioca. Attività che servono a ricostituire il coordinamento motorio e mentale, in persone che in questo ambito hanno grandi difficoltà.

Ogni stanza, locale o zona esterna di Casa Sebastiano è un luogo in cui un ragazzo può imparare a diventare un po' più autonomo. Prendersi cura si sé, vivere la giornata in modo attivo, lavorando e gestendo la propria abitazione. Il futuro infatti è quello di una casa indipendente dove vivere senza la costante assistenza di qualcuno. "Il nostro sogno è quello di creare otto case-clima per il ‘dopo di noi', appunto. Appartamenti in cui i ragazzi vivrebbero in autonomia, prendendo alcuni servizi dalla struttura principale" conclude Coletti.

La stanza multisensoriale interattiva di Casa Sebastiano

Per le famiglie, tutti questi servizi sono gratuiti. I fondi per la realizzazione sono arrivati grazie all'associazione I bambini delle fate e al sostegno di alcune aziende della zona. Anche tu, però, puoi contribuire a finanziare questo progetto, attraverso donazioni libere o la destinazione del 5×1000 alla Fondazione. Sul loro sito puoi trovare tutti i dettagli.

Fonte| Fondazione Trentina per l'autismo

Credits photos: Fondazione Trentina Autismo

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