Cheratocono: un’iniezione di cellule endoteliali eviterà al paziente di sottoporsi al trapianto di cornea

in occasione del primo congresso nazionale della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO), che si terrà a Roma dal 19 al 21 maggio, si discuterà dell’innovativo metodo per trattare il cheratocono, senza ricorrere al tradizionale trapianto di cornea.
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Gaia Cortese 20 Maggio 2022
* ultima modifica il 20/05/2022

Dalle lenti a contatto al cross linking, fino al trapianto di cornea. I trattamenti e le cure attuabili in presenza di un cheratocono fino ad oggi si sono limitate a questo scenario, ma in un prossimo futuro, si spera non troppo lontano, il trapianto di cornea potrebbe essere evitato grazie a una semplice iniezione di cellule endoteliali.

Il metodo innovativo, frutto degli studi del professore Shigeru Kinoshita, chirurgo oftalmologo dell’università di Kyoto, prevede l’estrazione delle cellule endoteliali provenienti da una cornea donata, finalizzata alla coltura delle stesse in laboratorio prima che vengano iniettate nel ricevente. L’operazione chirurgica, in questo caso non solo eviterebbe di ricorrere al più invasivo trapianto di cornea, ma richiederebbe pochi minuti di intervento e consentirebbe un recupero visivo migliore e più celere rispetto al tradizionale trapianto.

Non solo. Un ulteriore aspetto vantaggioso di questo metodo è rappresentato dal fatto che con le cellule estratte dalla cornea di un solo donatore, sarà possibile trattare da numero considerevole di pazienti, da trecento a cinquecento.

Il 40% dei pazienti indirizzati al trapianto di cornea potranno tornare a vedere con una semplice iniezione di cellule endoteliali corneali.

Ad oggi Kinoshita ha trattato con il nuovo metodo almeno 65 pazienti che sono stati poi seguiti fino a cinque anni. In complesso, nei Paesi del Giappone e di El Salvador sono già stati trattati oltre trecento pazienti con ottimi risultati in termini di recupero della vista. I successi ottenuti dal nuovo metodo hanno aperto la strada alle sperimentazioni negli Stati uniti, sotto l’egida della Food and Drug Administration, e si concluderanno nell’anno in corso. Per la prima sperimentazione in Italia si dovrà attendere il 2023 e sarà coordinata dal professore Vincenzo Sarnicola, Presidente Società Internazionale Cornea, Staminali e Superfice Oculare (SICSSO).

“Questo nuovo approccio è rivoluzionario perché semplifica l’intervento, accelera e migliora il recupero visivo, consente di trattare con una sola cornea un numero molto elevato di occhi – ha spiegato il professore Sarnicola su Nurse Times –. La tecnica è molto semplice perché iniettare le cellule è più facile che dover gestire un tessuto intero: le cellule endoteliali corneali possono essere estratte dai donatori e fatte moltiplicare in coltura, sono semplicemente iniettate nel ricevente dopo aver "grattato" via le cellule malate.

In circa il 40 per cento dei casi di cecità corneale che richiede il trapianto, il problema dipende da alterazioni dello strato endoteliale profondo e basta recuperare questo per tornare a vedere: è il caso per esempio della distrofia endoteliale di Fuchs, una malattia ereditaria che compare nella terza età, e la rara cheratopatia bollosa.

Quando la patologia riguarda il solo strato endoteliale, intervenire con un trapianto di cellule sarà risolutivo e molto più semplice rispetto al trapianto standard: la procedura per l’iniezione nella camera oculare anteriore durerà pochi minuti, poi il paziente è mantenuto prono per 3 ore durante le quali le cellule endoteliali si riallineano autonomamente nel tessuto. Il recupero visivo sarà rapido e migliore: si tratta di una vera rivoluzione”.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.