Chi è Robert Downey Jr., miglior attore non protagonista agli Oscar 2024: dalle dipendenze alla redenzione fino al successo globale

Robert Downey Jr. ha vinto l’Oscar come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione in Oppenheimer di Christopher Nolan. La statuetta è il culmine di una carriera ricca di un indiscutibile talento, figlio però di una storia personale non facile fatta di dipendenze, alcol, droghe, prigione e una redenzione attraverso il cinema.
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Kevin Ben Alì Zinati 11 Marzo 2024

L’ha abbracciato abbastanza il cactus, Robert Downey Jr.: così forte e così a lungo che ormai l’ha trasformato in un bellissimo fiore.

E a quel punto, il balzo fino alla conquista dell’Oscar è stato naturale: forse lungo e per qualcuno inaspettato ma di certo non immeritato.

Robert Downey Jr. ha vinto l’Academy Award come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione in Oppenheimer, il mastodontico capolavoro di Christopher Nolan (anche lui premiato come miglior regista) dedicato alla figura di J. Robert Oppenheimer, il fisico «padre della bomba atomica».

A colpire e convincere è stata la sua brillante interpretazione del vendicativo ammiraglio Lewis Strauss, colui che di fatto amputò la carriera politica di «Oppie» nell’America assediata dall’isteria del maccartismo, insieme alla sua immagine pubblica.

Salito sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles sotto uno scrocio di applausi, non sono passate inosservate le parole che Robert Downey Jr. ha espresso durante il breve e irriverente discorso (in pieno stile RDJ) per la statuetta, in cui ha voluto ringraziare “la mia terribile infanzia e l’Academy, in quest’ordine”. 

Sì, perché che Robert Downey Jr. fosse un fenomeno davanti alla macchina da presa nessuno lo aveva mai messo in dubbio ma è sempre stata la sua vita lontano dalle sale cinematografiche a scavare più di qualche buca nella sua strada verso il successo.

Oggi probabilmente lo conosci per essere diventato uno degli attori più pagati della storia grazie all’interpretazione di Tony Stark ma prima di entrare a far parte dell’Universo Marvel, Robert Downey Jr. ha condotto una vita da «maledetto» di Hollywood, alternando il suo carisma spropositato e il suo talento sopraffino con una pericolosa fascinazione per l’autodistruzione, le droghe, l’alcol, gli arresti e i problemi legali.

Fu il padre, l’attore e regista Robert Downey Sr., ad introdurre il ragazzo all’uso di sostanze stupefacenti già dalla giovane età. Hanno fatto scalpore i racconti contenuti in vari documentari e interviste in cui vengono rievocate le giornate padre-figlio passate all’insegna della droga e degli stati di alterazione.

Robert Downey Jr. insieme a Christopher Nolan, regista di "Oppenheimer".

Con il cinema nel Dna, Robert Downey Jr. ha comunque intrapreso la carriera di attore praticamente da subito. A cinque anni – nel 1970 – ha preso parte al film «Pound» oltre a comparire in diversi teen-movie degli anni ’80.

Il primo bagliore del suo talento arriva del 1992, quando da protagonista porta sul grande schermo l’incredibile interpretazione del grande Charlie Chaplin. Una performance che gli vale la prima candidatura agli Oscar, oscurata soltanto da uno straordinario Al Pacino e dalla sua interpretazione in «Scent of a Woman – profumo di Donna».

Il successo e la notorietà tuttavia finirono per amplificare il suono delle sue cadute. Nel 1996 venne fermato dalla una pattuglia della polizia di Los Angeles venendo arrestato perché in possesso di droga (eroina e cocaina) e di una pistola.

Downey Jr. insieme a Cillian Murphy, suo collega in Oppenheimer.

Dopo essere uscito su cauzione per buona condotta, fa ritorno dietro alle sbarre per violazione di domicilio dopo essersi addormentato a casa di un vicino. Costretto alla libertà condizionale e obbligato a sottostare a test antidroga, nel 1997 salta uno degli esami mentre nel 1999 viene condannato a tre anni di prigione per ulteriori violazioni della libertà condizionale.

La partecipazione alla serie di successo «Ally McBeal», sembra poter rimettere in piedi la carriera e la vita di Downey Jr. – arrivano infatti la candidatura per un Emmy e la vittoria al Golden Globe come miglior attorte non protagonista di una serie – ma le dipendenze e i demoni gli fanno lo sgambetto un’altra volta.

Nel 2001, infatti, viene prima arrestato per possesso di cocaina e valium e poi fermato nuovamente perché trovato a vagare a piedi nudi e sotto effetto di droghe nei pressi di Culver City, vicino Los Angeles.

A quel punto Robert Downey Jr. si trova al bivio della vita e ad imboccare la strada giusta lo aiutano diversi colleghi e amici, tra cui Mel Gibson, conosciuto nel 1990 durante le riprese del film «Air America».

Fu l’attore e registra premio oscar per «Braveheart» infatti a pagare a Downey Jr. l’assicurazione necessaria per recitare a Hollywood e a spingere perché venisse scelto per recitare nel film «The Singing Detective».

Da qui in poi la sua carriera ti sarà più o meno nota. Il suo talento infatti riescono ad avere la meglio sui fantasmi e Robert Downey Jr. comincia a brillare: prima «Tropic Thunder», dove interpreta un attore di colore, e poi «Iron Man», gli Avengers e la consacrazione globale, la redenzione totale.

Una risalita che ha richiesto parecchio dolore e sacrificio, come l’abbracciare un cactus. Questa metafora non è casuale ed è stato lo stesso Robert Downey Jr. a raccontarne l’origine.

Era il 2011 e stava ricevendo l’American Cinematheque Award quando raccontò che se si trovava lì, sul quel palco, molto lo doveva proprio a Mel Gibson e del suo aiuto dentro e soprattutto fuori dal cinema.

“Ho chiesto a Mel di presentare questo premio per una ragione: quando non riuscivo a restare sobrio, mi ha detto di non perdere le speranze e incoraggiato a trovare la mia fede – ha raccontato con grande trasparenza, coraggio e dignità Downey Jr. – Mi ha fatto scritturare per un film inizialmente fatto per lui, ha messo un tetto sopra la testa e cibo sul tavolo e, cosa più importante, ha detto che se avessi accettato la responsabilità delle mie cattive azioni e abbracciato la parte brutta della mia anima, lui usa il termine «abbracciare il cactus», se avessi abbracciato il cactus abbastanza a lungo sarei diventato un uomo con una certa umiltà e la mia vita avrebbe preso un nuovo significato. L’ho fatto e ha funzionato”.

Robert Downey Jr. e Mel Gibson, stretti un un abbraccio dopo il discorso che ti ho riportato qui sopra.

L’unica cosa che Gibson chiese in cambio fu che che Downey Jr. avrebbe dovuto aiutare qualcun altro a uscire dal tunnel. E l’ha fatto, proprio con lo stesso Gibson.

Come sentenziò un altro grandissimo di Hollywood, Matthew McConaughey, durante il suo discorso per l’Oscar, “è un fatto scientifico che la gratitudine ricambia”. E Robert Downey Jr. è un’altra prova che è davvero così.

Fonte | Ansa