Colera: cos’è e come si diffonde una delle più gravi infezioni diarroiche che conosciamo

Causata da Vibrio cholerae, un batterio che trova dimora nelle acque reflue e stagnanti, il colera è una grave infezione che può portare a diarrea e forte disidratazione che, quando non trattata, può avere conseguenze anche fatali.
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Kevin Ben Alì Zinati 26 Maggio 2023
* ultima modifica il 26/02/2024

Il colera è una grave malattia intestinale causata dal batterio Vibrio cholerae e contraddistinta da diarrea acquosa, vomito e forte disidratazione.

Oggi questa patologia è ritenuta endemica in diverse parti del mondo, dove il batterio che la provoca non è ancora stato eliminato dall’ambiente.

Recentemente, però, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, insieme all’UNICEF, ha lanciato l’allarme perché l’epidemia di colera, che come ti spiegherò più avanti è la settima, starebbe seriamente minacciando quasi 1 miliardo di persone in 43 paesi in diversi parti del mondo, tra cui Malawi, Nigeria, Mozambico, Sudafrica, Tanzania, Zambia e Zimbabwe.

Che cos'è il colera e come si contrae

Provocata dal batterio Vibrio cholerae, il colera è una grave infezione diarroica che può portare a forte disidratazione e, quando non trattata, anche alla morte.

Esistono diversi tipi di Vibrio cholerae che possono causare epidemie, due in particolare: il Vibrio cholerae 01 e il Vibrio cholerae 0139. Il primo è il più diffuso e stando a recenti studi, si starebbe diffondendo con maggior facilità grazie alle modifiche ambientali provocate dal cambiamento climatico; il secondo invece è stato identificato nel 1992, in Bangladesh e, per il momento, sembra limitato al Sud-est asiatico.

Il batterio Vibrio cholerae trova dimora tendenzialmente nell’uomo e, soprattutto, nelle acque salmastre e ricche di alghe e plancton.

Il colera, infatti, si contrae bevendo acqua contaminata, magari proveniente da acque reflue o pozzi colonizzati da Vibrio cholerae oppure consumando cibo contaminato: l’infezione avviene di solito con alimenti crudi o poco cotti come frutti di mare, pesci o molluschi prelevati da zone infette.

Si tratta di circostanze che si verificano più spesso in luoghi contraddistinti da condizioni igieniche scarse, mancanza di acqua potabile pulita, inadeguato trattamento delle acque reflue e, più in generale, manchevoli di politiche igieniche adeguate.

Come ti accennavo all’inizio, il colera è endemico in molte parti del mondo ma ci sono comunque aree considerate ad alto rischio. Si tratta, appunto, di regioni con condizioni igienico-sanitarie precarie come diversi territori del subcontinente indiano, dall’India al Bangladesh, dell’Africa subsahariana e del Sud-est asiatico.

Cosa provoca il colera

Una volta entrato nel nostro organismo attraverso acqua o alimenti contaminati, il batterio Vibrio cholerae finisce per colonizzare l’intestino rilasciandovi una tossina capace di produrre un'azione tossica e di modificare la nostra capacità di assorbimento dell'acqua.

Ciò fa sì che l’organismo perda grandi quantità di liquidi – e tutti i suoi costituenti come sodio, potassio e cloro – all’interno dell’intestino, provocando così una diarrea acquosa profusa. Questa, a sua volta, porta a una costante perdita di acqua e sali minerali dal corpo.

Una persona colpita da colera, può perdere anche più di 1 litro di liquidi in un’ora, arrivando così a una disidratazione grave e, a volte, anche fatale.

Dov'è diffuso il colera

Nel XIX secolo, da quello che è considerato il suo luogo di origine attorno al delta del Gange, il colera si è diffuso più volte nel mondo, originando sei pandemie che sono costate la vita a diversi milioni di persone.

La settima, iniziata nel 1961 in Asia meridionale per poi sconfinare in Africa (nel 1971) e in America (1991) infatti, è ancora in corso e oggi ha rafforzato la presenza della malattia in diverse parti del mondo, soprattutto in alcune regioni dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina dove risulta anche endemico.

Il colera è endemico, come ti ho spiegato prima, soprattutto in quelle zone del Pianeta con scarse condizioni igieniche.

Forse non lo sapevi ma il colera, a un certo punto, è arrivato anche in Italia. L'ultima epidemia risale al 1973 e ha colpito Campania e Puglia. Nel 1994 invece, è stata registrato un focolaio epidemico a Bari, super fortunatamente di piccole dimensioni (meno di 10 casi).

Le ultime stime dell’Oms dicono che, in tutto il Mondo, ogni anno vengono infettate circa 3-5 milioni le persone e che 120mila di queste perdono la vita.

Sintomi

Il colera ha un tempo di incubazione che può variare tra le 24 e le 72 ore anche se non sono da escludere casi in cui la malattia si manifesta addirittura 5 giorni dopo aver contratto il batterio.

Nella maggior parte dei casi (circa il 75%), il colera resta asintomatico e solo una piccola percentuale di coloro che dovete poi manifestare sintomi, svilupperebbe poi una forma aggressiva della malattia.

Quali sono i sintomi principali? Si parla di:

  • diarrea, acquosa e marrone all’inizio per diventare poi chiara e liquida
  • vomito
  • crampi alle gambe
  • disidratazione
  • shock
  • febbre, anche se non è così frequente

Come si cura il colera

La principale cura per il colera è il trattamento della disidratazione causata dalla grave diarrea.

La reintegrazione dei liquidi e dei sali persi può avvenire per via orale tramite assunzione di soluzioni ricche di zuccheri, elettroliti e acqua: quando eseguita rapidamente, ha successo nel 90% dei casi perché la malattia si risolve autonomamente. Nei casi più gravi, la reidratazione può avvenire invece anche per via intravenosa.

Il trattamento farmacologico entra in gioco soprattutto per le forme più gravi di colera, o nel caso di pazienti fragili come gli anziani e prevede l’assunzione di antibiotici finalizzati a ridurre la durata e l'intensità della diarrea e contrastare il batterio.

Si utilizzano tendenzialmente l’azitromicina, la doxiciclina e l’eritromicina: prima di assumerli tuttavia è strettamente necessario il consulto con il proprio medico.

Vaccino contro il colera

Nel tempo abbiamo sviluppato anche dei vaccini contro il batterio responsabile del colera. Per diversi anni la vaccinazione anticolerica è rimasta obbligatoria ma oggi non lo è più e nessun Paese la richiede per varcare i propri confini.

Grazie al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e alla diffusione di farmaci e terapie sempre più efficaci, oggi il rischio per i viaggiatori internazionali è basso.

La vaccinazione contro il colera resta raccomandata, piuttosto, per i lavoratori o gli operatori sanitari che si recano in zone dove la malattia è endemica.

Misure per prevenire il colera

Le misure di prevenzione del colera si concentrano principalmente sul miglioramento della qualità dei sistemi idrici, che devono rispettare tutte le norma di sicurezza.

Allo stesso tempo, è importante diffondere e sviluppare un’educazione all’igiene personale in generale e soprattutto durante la preparazione del cibo. Significa quindi rafforzare il lavaggio delle mani e l’utilizzo di detergenti e disinfettanti.

Fonti | Ministero della Salute; Istituto Superiore di Sanità

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