Colposcopia: un esame per approfondire eventuali anomalie dell’utero

Un esame approfondito di vagina, vulva, colo dell’utero e cervice per non tralasciare nulla e approfondire eventuali anomalie delle mucose, segni di infezione o, ancora, malattie tumorali benigne e maligne. Non è un esame che serve a prevenire una patologia, ma è un approfondimento secondario che viene richiesto dal ginecologo.
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Valentina Danesi 20 Luglio 2020
* ultima modifica il 25/07/2020

Per esaminare in modo approfondito vagina, utero e cervice non basta una semplice visita ginecologica. Ecco perché si rende necessaria la colposcopia.

Cos’è

La colposcopia è un esame che permette di avere una visione precisa e accurata della vulva, della vagina e della cervice uterina o collo dell’utero.

A cosa serve

Ma perché si effettua la colposcopia? Questo approfondimento medico ha l’obiettivo di individuare possibili ed eventuali anomalie delle mucose, segni di infezione o, ancora, malattie tumorali benigne e maligne. A differenza del pap-test, non è un esame preventivo, ma è un approfondimento secondario che viene richiesto dal ginecologo.

Chi lo può fare

Lo possono fare tutte le donne. Normalmente viene prescritto è quando i risultati del pap-test mostrano delle alterazioni delle cellule esaminate che facciano sospettare una infezione, per esempio da virus HPV, una lesione pre-tumorale o tumorale del collo dell’utero. Serve anche ad approfondire e capire la causa di eventuali sanguinamenti dalla vagina. Si tratta di un esame ambulatoriale, di semplice esecuzione che non comporta rischi per la donna.

Come ci si prepara 

Ti puoi preparare in modo molto semplice per effettuare la colposcopia. È consigliato:

  • programmarla qualche giorno dall'inizio e dalla fine del flusso mestruale (nella donna in menopausa può essere eseguita in qualsiasi momento)
  • non avere rapporti sessuali e non usare tamponi vaginali, candelette, ovuli, lavande o altri farmaci vaginali nelle 24 ore precedenti l’esame

Normalmente la colposcopia è un esame ambulatoriale che richiede da 10 a 20 minuti. Ma come funziona davvero?

La paziente si deve sdraiare su un lettino con i piedi in appoggio, esattamente come durante una visita ginecologica. Il medico inserisce in vagina uno strumento, chiamato speculum, che permettendo la distensione delle pareti fa sì che si possa vedere la vagina e il collo dell’utero. Dopo aver tamponato le zone da esaminare con del cotone, si applica una soluzione a base di acido acetico o di iodio per rendere più facile l’identificazione di eventuali anomalie dei tessuti. Durante l’esame puoi provare una sensazione di bruciore o di formicolio, ma non farà male.

Ma che cos’è il colposcopio e come funziona? È una grande lente di ingrandimento che viene avvicinata all’ingresso della vagina e utilizzata dal medico come binocolo per osservare, attraverso l’obiettivo, la zona illuminata. Finito l’esame la paziente può tornare alla vita di prima, ma deve sapere che nei giorni successivi potrebbe verificarsi qualche piccola perdita di sangue dalla vagina.

Durante la colposcopia, se il medico dovesse individuare una zona sospetta della mucosa, è possibile effettuare un piccolo prelievo di tessuto, chiamato biopsia, da inviare al laboratorio per ottenere un accertamento istologico. La biopsia, al contrario della colposcopia, può provocare dolore, soprattutto quando viene eseguita sulla porzione inferiore della vagina o della vulva, ma potrà essere utilizzato un anestetico locale. Il prelievo eseguito sul collo dell’utero, invece, causa solo un leggero fastidio. Per quanto riguarda i giorni successivi alla biopsia, sono ritenute normali piccole perdite di sangue ma non va ignorata la comparsa, qualora succedesse, di sintomi come febbre alta con brividi o forti dolori addominali.

Cosa succede dopo

Dopo la colposcopia il medico è spesso in grado di comunicare subito il risultato dell’esame. In alcuni casi, in base a ciò che la colposcopia ha messo in evidenza, il medico curante potrebbe prescrivere ulteriori test o terapie. Se durante l’esame è stata necessaria l’esecuzione di una biopsia, possono essere necessarie quattro-otto settimane per ricevere i risultati.

Fonti| Humanitas, Istituto Superiore di Sanità, Fondazione Veronesi 

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