L’armadio è lo specchio dell’anima. Magari non te ne rendi nemmeno conto, ma all’interno di quelle ante chiuse sono contenute informazioni preziose e molto dettagliate riguardo i tuoi gusti, le tue passioni e il tuo modo di vivere e organizzare le giornate. Se qualcuno si mettesse a frugare tra i tuoi cassetti, scaffali e appendiabiti potrebbe capire molto della tua personalità: se sei una persona ordinata oppure ti trovi bene in mezzo al caos, se presti attenzione al fatto che ogni cosa ha un suo posto oppure vivi alla giornata facendo una piccola caccia al tesoro ogni mattina, se ti accontenti di avere a disposizione il minimo indispensabile oppure se sei un accumulatore seriale di oggetti che finisci per usare solo una volta, o forse mai, ma che “chi lo sa, meglio averli lì”. L’armadio, infatti, spesso rappresenta il luogo della casa in cui la tendenza ad accumulare si manifesta in tutta la sua forza. Prova a dare un’occhiata al tuo: riesci a contare quanti vestiti e accessori non usi da anni e potresti tranquillamente buttare oppure regalare, ma da cui invece fai molta fatica a separarti? E pensa quanto spazio potresti ricavare liberandoti di tutta quella roba! Per aiutare le persone a compiere questo passo, restituendo un po’ d’ordine alla loro casa e, di conseguenza, alla loro testa, negli ultimi anni ha iniziato a farsi strada la figura del professional organizer. Si tratta di un professionista che, presentandosi a casa tua, ti accompagna attraverso un percorso di complessiva riorganizzazione. A cominciare dal decluttering, ovvero l’attività in cui impari a liberarti di ciò che non ti serve.
Per capire meglio cosa fa un professional organizer, noi di Ohga ci siamo rivolte a Elena Dossi, che ormai da sei anni si occupa di riportare l’ordine nelle case di chi chiede il suo aiuto. Ma non solo. Elena tiene anche dei corsi nelle aziende per aiutare i lavoratori a utilizzare meglio i loro spazi e il loro tempo, e gestisce anche un blog su cui documenta e condivide attività, nuove ricerche, curiosità.
Sin da quanto era piccola, Elena ha sempre avuto una certa predisposizione per l’organizzazione. Quando ha capito che, oltre a una passione personale, si trattava di un’abilità che non tutti possiedono, nel 2014, ha deciso di renderlo la sua professione principale.
“Prima di diventare professional organizer mi occupavo di vendite di servizi in un’azienda. Il fatto di essere una persona organizzata per me era una cosa normale, rappresentava semplicemente il mezzo che mi permetteva di stare dietro a tutto, ed ero convinta che fosse una caratteristica comune. Invece, parlando con altri colleghi mi sono resa conto che non è affatto un’attitudine che hanno tutti. Così mi sono detta che forse avrei potuto aiutare chi non era predisposto all’organizzazione. Io dico sempre che questo lavoro è per me un mix di passione, perché mi dà grande gioia portarlo avanti giorno dopo giorno, e patologia, perché in qualche modo mi ha permesso di indirizzare positivamente la necessità di avere ogni cosa sotto controllo."
Oggi, per Elena, l’organizzazione è un’occupazione a tempo pieno che lei riesce a declinare in diversi modi. Dal recarsi personalmente a casa delle persone per aiutarle a mettere ordine e riorganizzare i propri spazi di casa e gestire meglio il loro tempo, collaborazioni con riviste e giornali che si occupano di organizzazione domestica sulle quali condivide il suo punto di vista esperto e gestisce anche un blog in cui condivide accorgimenti e buone abitudini da adottare per avere una vita più semplice e meno stressata. Tutte attività raccolte in un unico grande concetto: semplificare. Concetto che, quando viene chiamata da qualcuno, Elena cerca di trasmettere sin dal primo contatto.
“Un privato può chiamarmi perché sente che la situazione gli è sfuggita di mano e il caos intorno a lui è diventato fonte di grande frustrazione e stress e ha bisogno di una mano per riprendere il controllo dei suoi spazi e della sua vita. Per me è importante conoscere il più possibile le esigenze di chi ho di fronte in modo da poter attuare le soluzioni più idonee per risolvere la situazione. Ecco perché dopo un primo contatto telefonico conoscitivo invio anche un questionario con alcune domande utili per capire come procedere. Questo serve sia al cliente per mettere a fuoco le proprie esigenze, sia a me per individuare le aree principali su cui intervenire. A questo punto, procedo con un preventivo e se il cliente lo accetta partiamo con il lavoro.”
Ed è proprio a questo punto che inizia la parte “divertente”.
“La prima fase, la più importante, è sempre quella del decluttering, ovvero eliminare il superfluo. Questa è una fase delicata dato che spesso attribuiamo agli oggetti anche un valore sentimentale, quindi liberarcene non è mai cosa facile. L’importante in questa fase è quella riuscire a porsi le giuste domande (Mi piace? Non mi piace? Lo uso ancora? Funziona?) e decidere con consapevolezza cosa tenere e cosa invece lasciare andare con serenità.”
Il decluttering è un procedimento emotivamente complesso che, racconta Elena, si articola in cinque fasi.
“La prima fase è quella della negazione, in cui non ti sei ancora reso conto del problema, ti senti a disagio ma non sai nemmeno bene il perché; poi si passa alla rabbia: qui, inizi a sentire che il disagio che stai provando è causato dalle troppe cose che possiedi; a questo punto si passa alla terza fase, la contrattazione, ovvero quando cerchi di gestire tutta la tua roba in un ‘perfetto’ sistema organizzativo che però è destinato a fallire; la quarta fase è quando passi all’azione, prendendo in mano la situazione e dandoti da fare per ottenere un risultato. Il risultato è quel senso di libertà che si ottiene nell’ultima fase alla fine del lavoro.”
Conclusa l’attività di decluttering, si passa alla fase dell’organizzazione, gestendo quanto selezionato nel modo più funzionale sulla base delle esigenze di chi abita la casa. Infatti, ogni persona che si rivolge a Elena ha esigenze diverse e diversi tempi di accettazione. E sebbene sia la volontà di riconquistare il controllo dei propri spazi e della propria vita a spingerle a chiamarla, non è sempre facile gestire le emozioni del buttare via qualcosa che è stato nostro, che fa parte del nostro vissuto e dei nostri ricordi.
“Se una persona arriva a chiamarmi significa che ha già fatto un piccolo percorso personale ed è consapevole che quella situazione in casa sua gli dà fastidio, è di ostacolo, è faticosa. Tuttavia, eliminare è una cosa molto difficile, perché ci fa ragionare su errori che abbiamo fatto, soldi che abbiamo speso, cose che avremmo voluto fare e non abbiamo fatto. È un lavoro molto introspettivo. Ci sono persone molto determinate che in due secondi decidono se liberarsi o no di una cosa, e altre che arrivano a riflettere anche cinque minuti interi su cosa fare di un calzino spaiato. La cosa importante è non forzare la mano, concedere il tempo necessario ad ognuno e saper indirizzare e motivare all’occorrenza.”
A questo punto, la domanda sorge spontanea: come reagiscono i clienti alla presenza in casa loro di un’estranea che li spinge a disfarsi delle loro cose?
“Una delle prime volte in cui sono andata a fare decluttering a casa di una persona, dopo un po’ mi ha confessato che quella mattina, quando le avevo suonato al citofono, non mi avrebbe voluto aprire, perché si vergognava di mostrarmi quello che averi trovato. La verità è che questa sensazione c’è quasi sempre, ma sempre svanisce in fretta. Per qualcuno far entrare un estraneo in casa è spesso fonte di disagio, principalmente per timore del giudizio ma anche perché non sanno bene cosa aspettarsi dalle prossime ore. Mi piace sempre precisare che io non sono certo lì a giudicare, che da parte mia troveranno solo accoglienza e la motivazione per cambiare una situazione che si sono rese conto essere fonte di disagio. Poi le ore che passiamo insieme fanno il resto, da un’iniziale fase di circospezione si passa ad una relazione molto confidenziale e gli imbarazzi iniziali svaniscono lasciando posto alle confidenze. Addirittura ci sono state occasioni in cui le persone hanno pianto di gioia quasi fosse un pianto liberatorio e mi hanno abbracciato perché finalmente grazie al lavoro fatto insieme riuscivano a vedere la loro casa con occhi nuovi e si sentivano libere da una situazione che li opprimeva da troppo tempo."
Se pensavi che fare ordine fosse la conclusione del percorso, quindi, ti sbagli. Perché la filosofia degli organizer è proprio questa: offrire uno strumento per rimettere a posto non solo la tua casa, ma semplificare la tua vita e restituirti nuovo benessere.
“Secondo me essere più organizzati non è lo scopo, ma è più lo strumento che ti permette di vivere meglio e di alleggerire la testa. Se attorno a te hai un ambiente disordinato e sovraccarico oggetti, anche la tua testa è così e ogni attività ne risente, perché non hai il controllo, e quindi anche una cosa semplice diventa un problema. Avere disordine intorno provoca stanchezza mentale, rende la testa pesante, non permette di ragionare in maniera lucida e in qualche modo ci tiene ancorati alla pesantezza del passato. Al contrario l’organizzazione libera la testa, alleggerisce le nostre giornate e rende ogni cosa più affrontabile con minor sforzo."