
Il test genomico (chiamato anche Oncotype Dx) viene proposto alle pazienti che hanno ricevuto una diagnosi di tumore al seno, soprattutto per le tipologie invasive ma individuate quando erano ancora in uno stadio precoce. Si tratta di un test molto utile perché permettere di rispodere ad alcune domande tutt'altro che scontate: c'è rischio di recidiva? Come risponderà la neoplasia a un'eventuale chemioterapia? Avrai ormai capito come mai è così importante, vediamo ora come funziona.
Per una paziente operata di tumore al seno, le strade da seguire sono due: cicli di chemioterapia, oppure la terapia ormonale. Sebbene nessuna delle due sia una passeggiata, possiamo dire che la prima opzione sia più invasiva e pesante da tollerare per il corpo. Maggiori sono inoltre gli effetti collaterali, anche a livello estetico. Ma come si può scegliere tra le due, senza essere certi che sia la soluzione ottimale per contrastare il carcinoma?
A questa domanda può rispondere proprio il test genomico, che analizzerà il profilo molecolare del tumore e, nello specifico, 21 geni selezionati su un campione di tessuto prelevato dalla massa maligna. Così si potrà capire in anticipo se quella tipologia di cancro abbia necessità di essere contrastata con la chemioterapia oppure se sia sufficiente la terapia ormonale.
Il meccanismo dietro al test genomico per il tumore al seno è piuttosto intuitivo. Durante l'intervento, alla paziente viene asportata la massa tumorale. Prelevando un campione di quel materiale, sarà possibile analizzarlo in laboratorio e tracciarne dunque un profilo molecolare.
Questo test presenta vantaggi sia per la paziente, che potrà quindi ricevere una cura più mirata e personalizzata rispetto alla sua patologia, sia per il sistema sanitario nazionale, i cui fondi potranno essere utilizzati in modo più oculato.
Il test genomico viene consigliato in tutti quei casi in cui non si è del tutti certi su quale sia la terapia più indicata. Il risultato indica se per quel tumore vi sia un rischio di recidiva entro i successivi 9 anni e quali siano gli eventuali benefici di una chemioterapia.
Le pazienti che possono sottoporsi a questo test devono però aver ricevuto una diagnosi quando il tumore era ancora allo stadio precoce, nonché presentare una tipologia HR+/HER2-. In questo caso infatti la proliferazione delle cellule cancerogene è legata agli ormoni femminili, caratteristica che rende la patologia più aggressiva, e sarà sicuramente necessaria una terapia ormonale, che solo in alcune situazioni dovrà essere abbinata alla chemioterapia.
Accanto al test genomico, però, viene eseguito anche l'intervento di asportazione della massa e l'analisi del linfonodo sentinella.
Fonte| Fondazione Veronesi