Le donazioni agli ospedali rappresentano un modo concreto e diretto e con cui ogni cittadino può sostenere attività decisive per sé e per l’intera cittadinanza, dalla ricerca scientifica per malattie incurabili alla nascita di nuovi reparti fino all’approvvigionamento di dispostivi e materiali in tempi di carenza.
Ma come funzionano?
Lo scenario in cui privati, aziende e personaggi famosi si spendono in prima linea per dare supporto alla tutela della salute individuale e collettiva ti suonerà familiare.
In tempi i pandemia, con una sanità messa a soqquadro da migliaia di persone colpite da un virus sconosciuto e strutture impreparate all’emergenza, sono state diverse le donazioni ricevute dagli ospedali.
Ricorderai, per esempio, l’impegno di Fedez e Chiara Ferragni per la costruzione di un ospedale alla Fiera di Milano.
Recentemente, l’influencer e modella è stata protagonista di un’altra campagna di donazione a scopo benefico che, tuttavia, non ha avuto lo stesso felice destino.
Sto parlando dell’iniziativa che Chiara Ferragni ha avviato lo scorso anno in collaborazione con Balocco, la nota azienda produttrice di dolci, biscotti e pandori e panettoni.
L’idea sembrava suggerire che parte della somma con l’acquisto di un prodotto dell’azienda piemontese sarebbe stata devoluta, attraverso le aziende di Ferragni, direttamente nella casse dell’Ospedale Regina Margherita di Torino per la ricerca sull'osteosarcoma e sul sarcoma di Ewing, salvo poi essere stata “smentita” da un’indagine dell’Antitrust, che ha ritenuto la campagna ingannevole.
Non voglio concentrarmi sui dettagli della vicenda, ma leggendo o sentendo di questa storia ti sarai chiesto come funzionino le donazioni da parte di privati o aziende agli ospedali.
In situazioni emergenziali come la pandemia, mettere mano al proprio portafoglio, o a quello della propria azienda, e fare una donazione a un ospedale o un ente qualche volta è un gesto che le persone fanno per “ringraziare” delle cure – magari salvavita – ricevute personalmente o da un proprio amico o familiare.
Negli anni di convivenza dura con Sars-CoV-2 il Governo, infatti, ha anche agevolato queste pratiche attraverso decreti ad hoc che miravano proprio a sgravare gli oneri fiscali per i donatori e ad agevolare l’iter burocratico affinché aziende, agenzie ed enti del Servizio sanitario nazionale di potessero usare i proventi delle donazioni in maniera più rapida.
Altre volte, la donazione è un modo concreto per sostenere più in generale la rete di cure, assistenza e ricerca che ha come scopo principale la tutela della nostra salute.
Ci sono tanti i motivi in cui una persona può scegliere di donare a una struttura ospedaliera. La donazione diretta all’ospedale è uno dei metodi più diffusi e può prevedere sia denaro in contanti che beni immobili.
Puoi anche decidere, per esempio, di destinare il tuo 5×1000 (ovvero una quota dell’imposta Irpef) a sostegno della ricerca scientifica o sanitaria di un particolare ente.
La donazione, altrimenti, puoi anche farla a un ente non profit o a una fondazione che collabora con l’ospedale o con un particolare reparto e che si occupano proprio anche della raccolta fondi a sostegno delle proprie attività.
Qualche volta può succedere che sia l’ospedale o l’ente stesso a mettere in campo campagne di raccolta fondi lanciate per far fronte a emergenze o particolari necessità: l’ampliamento di un reparto inaspettatamente preso d’assalto, il rifornimento di materiali indispensabili alla cura dei pazienti, l’acquisto di nuovi macchinari o attrezzature.
Come ti accennavo prima, la donazione può anche non prevedere denaro quanto piuttosto tecnologie sanitarie (o non sanitarie), di beni ad uso corrente, arredi, suppellettili, libro o riviste.
È chiaro però che le procedure precise per eseguire una donazione sono diverse e variano da ospedale a ospedale: è per questo che, prima di procedere è bene mettersi in contatto con la struttura scelta e ottenere tutte le informazioni necessarie per agire in maniera sicura ed efficace.
Fonti | Asst – Garda; Ansa; Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma; Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma