Comparelli (Fridays For Future) a Ohga: “Ci chiamate ideologici, ma non ci provate nemmeno ad ascoltare le nostre proposte”

Cosa ne pensa la società civile dei programmi dei partiti politici in corsa per le elezioni del 25 settembre? Per la rubrica “Che ambiente votiamo?” ne abbiamo parlato con Martina Comparelli, attivista e portavoce dei Fridays For Future.
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Rubrica a cura di Francesco Castagna
7 Settembre 2022

Giustizia sociale, emissioni zero, cambiamento climatico, neutralità climatica, surriscaldamento globale e greenwashing. Se i partiti hanno cominciato da alcuni mesi a indicare i loro intenti politici con la parola "agenda", c'è chi  un'agenda l'ha costruita ormai da tempo.

Il movimento dei Fridays For Future è nato il 20 agosto 2018, dalle parole e dalle azioni della sua ideatrice, Greta Thunberg. Tutti ricordiamo quando il 7 settembre annunciava che avrebbe continuato a scioperare ogni venerdì fino a quando il suo Paese, la Svezia, non avesse mantenuto gli accordi di Parigi. Da quel momento in poi decine di migliaia di ragazzi decisero di scendere in piazza per il clima, per chiedere ai loro governi di attuare delle politiche per limitare gli effetti del surriscaldamento globale.

L'adesione è cresciuta sempre più e si sono susseguiti diversi eventi che hanno portato i Fridays a confrontarsi anche con esponenti della politica. Lo scorso 30 settembre 2021, per esempio, hanno incontrato l'ex premier Mario Draghi, per discutere insieme delle politiche sul clima da portare avanti.

Poi c'è stata la Cop26, il 5 novembre 2021, dove il movimento ha invaso le strade di Glasgow per ricordare ai leader mondiali di trattare l’emergenza climatica come un’emergenza. Infine il g20 a Roma, che ha ospitato i venti leader dei Paesi più industrializzati al quartiere EUR e, fuori dalla Nuvola di Fuksas, il controcorteo dove erano presenti anche i Fridays for future e molte altre organizzazioni.

Ora il governo è dimissionario, le elezioni si fanno sempre più prossime e i partiti ormai sono nel bel mezzo della campagna elettorale. Nel frattempo il movimento nato da Greta Thunberg ha pubblicato nei giorni scorsi un'agenda climatica, elencando 5 punti di cui, secondo loro, un partito non può più non parlare.

Finora vi abbiamo parlato dei programmi politici dei partiti, ma cosa chiede la società civile? Per rispondere a questa nostra domanda abbiamo contattato Martina Comparelli, una delle tre portavoci dei Frydas For Future che era presente al colloquio con l'ex Presidente del Consiglio.

Comparelli, cosa risponde a chi vi dice che siete un movimento che non offre né proposte né soluzioni? Nell'agenda climatica indicate anche quanti fondi servirebbero per le riforme…

In realtà noi le proposte le abbiamo sempre avute, il problema è che la gente vede sempre quello che vuole. Nel momento in cui tu chiedi un cambiamento che è abbastanza radicale – e che va contro il sistema economico e di valori che abbiamo vissuto finora – secondo me si crea una sorta di bias cognitivo, per cui si rifiutano queste proposte per il semplice fatto che non fanno parte del nostro sistema di valori al momento. Ciò detto, molto spesso è più semplice dire "siete ideologici e polemizzate e basta", invece che andarsi a leggere le nostre proposte sul nostro sito, o quando ne parliamo nelle interviste. Il problema è che non ci pensano proprio ad ascoltare le nostre proposte, ecco perché protestiamo.

Tra l'altro, quello che ripeto da sempre, è che noi non siamo tecnici. Non è nostro compito fare il piano di decarbonizzazione dei governi, che hanno tutte le risorse per assumere delle persone esperte, che gli diranno più o meno le stesse cose che gli diciamo noi, semplicemente con dei dati e delle strategie che vanno più nello specifico. Noi non possiamo fare un determinato tipo di analisi, nonostante il nostro lavoro di studio, semplicemente perché dobbiamo comunicarlo tramite il post, l'intervista, un articolo e quindi abbiamo uno spazio limitato. A volte capita che pubblichiamo l'enorme quantità di ricerca che abbiamo fatto e poi comunque non se la leggono in molti, perciò si crea un cortocircuito per cui la maggior parte delle persone pensa che pubblichiamo solo contenuti come post o cose simili.

Secondo lei il movimento dei FFF è cambiato rispetto a quando è nato? A che punto siete del vostro percorso?

Dall'inizio del movimento c'è sempre la richiesta della politica, ma c'è anche la voglia di prendere in mano la situazione. Infatti l'Agenda Climatica non è qualcosa di programmatico, ma è ampia, ci sono sicuramente delle mancanze ma lo scopo è fare delle proposte che si basino sulla partecipazione dei cittadini, sulla co-gestione dei beni comuni e delle politiche di decarbonizzazione.

C'è la proposta sui trasporti, e poi c'è quella sull'energia e sulle comunità energetiche. Il punto è che vogliamo parte della gestione, perché sennò è facile dire che polemizziamo e basta. Io dico che farebbe bene a tutti gestire il processo di transizione insieme, anche perché secondo noi il problema grosso di queste elezioni è l'astensionismo, la mancanza di fiducia, la rabbia delle persone. Se le istituzioni uscissero dalla bolla e si confrontassero con i cittadini sicuramente sarebbe molto meglio.

Qualche esponente politico ha espresso interesse per le vostre proposte?

Su questo ancora ci stiamo lavorando, perché noi non sappiamo ancora se ci saranno interazioni nel merito.

Però qualche politico ha fatto riferimento alla vostra agenda? 

Abbiamo visto che alcune proposte sono state accolte, senza far riferimento alla nostra agenda ma non è il riferimento che ci interessa. L'importante è che le proposte ci siano. Non è sicuramente il merito che ci interessa.

Alla voce Trasporti voi parlate di ridurre significativamente il numero delle auto e suggerito che si potrebbe fare migliorando il servizio pubblico locale e nazionale. Ma per le macchine che facciamo?

Nel nostro programma noi parliamo di alternativa alle macchine. L'idea è: poche macchine, tutte elettriche. Tanti mezzi pubblici, tutti elettrici. Ovvio che se le persone hanno la possibilità di muoversi gratuitamente o a prezzi bassissimi in maniera efficace o efficiente, ma perché dovrebbe scegliere l'auto? Allora sì in quel caso si potrebbero pensare delle limitazioni.

Sta di fatto che molto spesso per tante famiglie l'auto è una necessità e sono le stesse che non si possono permettere l'auto elettrica. A Milano chi vive in periferia e non si può permettere questo tipo di macchina -e non può cambiare auto perché fa fatica ad arrivare a fine mese – allo stesso tempo non può muoversi con il trasporto pubblico, perché dall'hinterland al centro della città il percorso è lunghissimo. Ecco in quel caso non è che basta mettere l'area C e bloccare gli ingressi, bisogna mettere un'alternativa. Non si tratta solamente di giustizia climatica, ma capire quali emissioni sono di lusso e quali di sussistenza.

Colpisce molto la proposta di una Frequent Flyer Levy, sul modello della proposta inglese. Si potrebbe applicare anche in Italia? Come si potrebbe fare?

Ovviamente il volo del cittadino che va in vacanza 5 volte all'anno a Londra per fare shopping è una cosa, lo studente fuori sede che rientra a casa è un'altra. Da quel punto di vista bisogna sempre contestualizzare la tassa su chi vola in maniera frequente. I contenuti che facciamo devono essere adattati ai media che abbiamo a disposizione e quindi in un post questo concetto -che è molto ampio- non può essere approfondito abbondantemente. È chiaro che è una tassa che non deve andare a colpire chi viaggia perché non può fare altrimenti.

Cosa ne pensa dell'abolizione dei jet privati? Alcuni partiti l'hanno avanzata in quest'ultima campagna elettorale…

È una cosa che in realtà sta spopolando in tutto il mondo. C'è una campagna in Francia e infatti il governo francese sta raccogliendo questa proposta, almeno per regolamentarli. Poi c'è tutta un'iniziativa a livello internazionale calcola le emissioni degli influencer e delle star in giro per il mondo. In Italia c'è questa pagina Instagram, che si chiama "Jet dei ricchi",  e calcola le emissioni dei ricchi italiani sul territorio; fuori dal territorio; in che giornate e dice anche quanto quelle emissioni valgono per un cittadino normale. Questa proposta quindi è un punto di partenza che dà un segnale chiaro di cosa dobbiamo fare per contrastare il cambiamento climatico. Siamo in un'emergenza climatica, davvero ci sembra assurdo parlare di una proposta del genere?

L'obiettivo è quello di raggiungere lo stop ai combustibili fossili, nel breve periodo come ci muoviamo? Servono altri rigassificatori?

Non ne servono di nuovi perché già quelli che abbiamo non lavorano a piena forza. Tutta la faccenda del rigassificatore a Piombino lascia il tempo che trova, e sicuramente ci sono di mezzo degli interessi, obiettivamente perché  non dovrebbero esserci?

Ovvio che dirla in questo modo sembra fare polemica sterile, in realtà semplicemente davvero ci sono cose che abbiamo che bastano ma sono sottoutilizzate. Sicuramente però non possiamo rimandare l'installazione delle energie rinnovabili, che si installano velocemente e le cui tecnologie progrediscono di giorno in giorno. Non sono una fonte di energia retrograda per hippie come viene descritta in maniera ideologica. Serve una buona tecnologia che deve essere decentrata, in mano alla cittadinanza con le comunità energetiche e soprattutto c'è tutta questa faccenda dell'inquinamento paesaggistico che ha bloccato per anni l'installazione delle rinnovabili. Lo avete visto un rigassificatore?

Per il 23 settembre avete annunciato uno sciopero per il clima, cosa farete?

Ogni città si muoverà diversamente, in questo periodo di campagna elettorale purtroppo le questure ci subordinano alle richieste dei comizi, perciò è più difficile ottenere una piazza. Le piazze a Milano le abbiamo già prenotate di modo che siamo pronti per lanciare un segnale forte, sentendoci anche con GKN – con cui siamo sempre in contatto -, loro partecipano il 23 e ci sarà una data di convergenza a Ottobre insieme.

Cosa si sente di dire a un giovane elettore indeciso, facendo riferimento al clima? 

Gli direi di leggersi bene i programmi e di confrontarli con le nostre proposte, tenendo sempre in mente quello che porta davvero benefici a lui/lei. Molto spesso i partiti non fanno gli interessi dei cittadini, ma spacciano chi vorrebbe una forma di redistribuzione come un bolscevico. Gli direi di votare pensando attentamente e in modo aggettivo al proprio futuro. Di votare secondo cosa potrebbe assicurargli una buona vita, che però non deve essere più importante della buona vita di nessun altro.

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Il mio interesse per il giornalismo nasce dalla voglia di approfondire tutto ciò che oggi giorno accade sempre più velocemente. Unisco altro…