Che il passaggio dalle automobili alimentate con motori a combustione interna (diesel e benzina) a quelle elettriche sia in grado di dare un po' più di respiro alle nostre grandi città oppresse dallo smog è risaputo. Ma è possibile quantificare con una maggiore precisione i benefici in termini di riduzione di inquinanti? A fare il punto ci ha pensato una ricerca condotta dall’Istituto per l’inquinamento atmosferico del Consiglio Nazione delle Ricerche (CNR-IIA) in collaborazione con Motus-E, l’associazione per lo sviluppo della mobilità elettrica in Italia.
Sono stati presi in considerazione la dispersione in atmosfera e la ricaduta al suolo degli inquinanti primari, in particolare del biossido di azoto (NO2) e del particolato (Pm10) nelle città di Torino, Milano, Bologna, Roma e Palermo, e analizzati su due scenari prospettici, uno al 2025 e l'altro al 2030, attraverso un modello di simulazione chiamato ADMS (Advanced Dispersion Modelling System).
In pratica, si è partiti dalle informazioni fornite dalle stesse amministrazioni sui flussi veicolari reali relativi alle 24 ore e dai dati meteo di un tipico giorno feriale invernale. Sono state escluse invece altre fonti di emissioni, come le attività industriali e gli impianti di riscaldamento. I ricercatori hanno quindi calcolato l’evoluzione delle emissioni di No2 e Pm10 all’aumentare della diffusione delle auto ibride plug-in ed elettriche nel parco circolante cittadino, con la conseguente riduzione di quelle a benzina e diesel e la rottamazione di quelle più inquinanti. I risultati, presentati in anteprima in occasione di KeyEnergy, nell'ambito dell’edizione virtuale di Ecomondo, lasciano spazio a pochi dubbi: con una maggiore circolazione di veicoli elettrici la qualità dell'aria migliorerebbe notevolmente.
In due città flagellate in maniera cronica dall'inquinamento atmosferico come Torino e Milano, il biossido di azoto si ridurebbe rispettivamente del 61% e del 62% in uno scenario al 2025 e fino al 93% e all'84% in uno al 2030. Stesso discorso per il Pm10, i cui valori medi scenderebbero in entrambe le città al 36% nel 2025, fino ad arrivare ad una riduzione rispettivamente del 39% e del 41% nel 2030. I dati relativi alle altre città oggetto di studio sono riportati nei grafici qui sopra.
Insomma, di fronte a dei numeri del genere forse è arrivato il momento di spingere davvero sugli incentivi e di lavorare anche alla costruzione di un'infrastruttura di ricarica adeguata, in modo da non scoraggiare il passaggio a un'autovettura a zero emissioni. I primi a ringraziare saranno i nostri polmoni.