La nostalgia per il passato è difficile da descrivere con una parola precisa, perché è un sentimento che racchiude tante emozioni diverse: c’è senso di appartenenza, affetto, rimpianto e magari anche paura di quello che sarà in futuro e di quello che non si potrà più avere. La cultura occidentale sorvola leggera su questi sentimenti, perché protende l’uomo verso il domani in una continua corsa all’oro e alla ricerca di un appagamento materiale. I giapponesi, invece, per descrivere la nostalgia per il passano hanno coniato una definizione, Mono No Aware (物の哀れ), che si può tradurre con “il pathos delle cose” o, più genericament, potrebbe essere “la bellezza delle cose che passano”. Significa sperimentare l’impermanenza, l’inevitabilità del cambiamento e la tranquillità della transitorietà, nel contempo.
Tutto quello che abbiamo oggi nella vita, domani non ci sarà più. E questa consapevolezza implica malinconia e dolore. Ma anche serenità, pace e leggerezza. Perché non esiste una ricchezza infinita, ma neanche una sofferenza eterna. Non deve, però, essere letta come una forza trainante che spinge a rinunciare ai propri averi, creando così una camera di risonanza dove nulla cambia mai, nulla è lasciato al caso e nulla è fuori posto.
Mono no aware è il raggiungimento della certezza che non abbiamo il controllo sulla maggior parte delle cose che ci capitano nella vita. Ci si può ammalare, possono scoppiare le guerre o semplicemente alcuni bicchieri si possono rompere: sono tutti eventi che si manifestano senza preavviso, indipendentemente da quanto la nostra casa sia ordinata e il nostro lavoro ben fatto. Ed è proprio questa fragilità che rende la vita infinitamente preziosa e soprattutto più intenzionale.
É importante, per i giapponesi, rompere l'illusione che le cose durino per sempre. Apprezzare la loro transitorietà e trovare la pace interiore. Per questo motivo, Mono no aware va oltre il possesso. Una volta che troviamo una connessione più profonda al di fuori delle nostre cose – nella natura, nelle relazioni, nell'arte – smettiamo di compensare il nostro vuoto con oggetti di cui non abbiamo bisogno.