Quando si parla di tetraparesi spastica ci si riferisce a una paralisi che può arrivare a coinvolgere anche tutti e quattro i tuoi arti contemporaneamente. Spesso si accompagna a una perdita di sensibilità. Naturalmente è una condizione invalidante che può essere il sintomo di una patologia più grave come porfiria, ictus o alcuni tipi di tumori. Vediamo meglio in cosa consiste.
La tetraparesi spastica è una forma di paralisi che può avere diversi gradi di gravità e che colpisce i muscoli volontari anche di tutti e quattro gli arti assieme. La conseguenza è una generale perdita di forza e una rigidità muscolare che rende difficoltosi i movimenti. Questi dunque potrebbero diventare più accentuati in modo anomalo, come fossero fatti di scatto e in modo indipendente dalla tua volontà. La capacità di coordinazione spesso è mancante ed è possibile arrivare a perdere completamente quella di movimento.
Le cause della tetraparesi spastica possono essere varie. Le più frequenti però sono:
I sintomi della tetraparesi spastica sono:
La diagnosi di tetraparesi spastica avviene di solito durante i primissimi anni di vita. Il bambino infatti fatica a muoversi e spesso mostra anche problemi nella deglutizione. In caso il pediatra o lo specialista sospetti la presenza di questa patologia, potrà prescrivere una TAC, una risonanza magnetica e una ecografia cerebrale.
Non esiste purtroppo una cura per la tetraparesi spastica. Le terapie sono tutte mirate a garantire al paziente una migliore qualità della vita. La prima forma di trattamento di solito è la fisioterapia, il cui scopo è irrobustire muscoli e articolazioni, contrastarne la rigidità ed evitare che perdano il tono. Accanto a questa, è prevista poi una terapia farmacologica a base di antidolorifici per le contrazioni e di farmaci che aiutino i muscoli a rilassarsi per prevenire i movimenti spastici, cioè quelli bruschi e inaspettati. Nei casi più gravi, quando sono presenti deformazioni che possono provocare una compressione dei nervi o rendere del tutto impossibile il movimento, si interviene chirurgicamente.
Fonte| Fondazione Ariel