La crisi climatica è un problema anche per la salute mentale. Ecoansia è il neologismo utilizzato per riferirsi alla preoccupazione per i danni ambientali sempre più consistenti che stanno devastando il nostro Pianeta e a soffrirne sono soprattutto i più giovani. Si documentano, studiano, protestano nelle piazze, chiedono cambiamenti radicali alle istituzioni, oppure optano per azioni più intime e quotidiane ma, intimoriti per le conseguenze che ci potranno accadere, si sentono impotenti, e soffrono. Tra le estreme conseguenze, la perdita di interesse nel futuro e una mancata progettualità che può includere anche la scelta di non fare figli e di trascurare gli studi.
Chi prova ecoansia, come qualsiasi altra tipologia di ansia, può rivolgersi a un terapeuta per iniziare un percorso di psicoterapia. Ma i terapisti sono pronti ad affrontare questa "nuova" problematica? Hanno gli strumenti adatti? Ne abbiamo parlato con il dott. Matteo Innocenti, psichiatra e psicoterapeuta che ci spiega cosa provano i ragazzi, di cosa hanno bisogno per stare meglio e quale formazione gli esperti di salute mentale dovrebbero intraprendere per rispondere a questi bisogni emergenti.
Coniato dal filosofo australiano Glenn Albrecht, il termine "ecoansia" definisce la "paura cronica del disastro ambientale", il timore per tutto ciò che è legato al cambiamento climatico, dalla perdita della biodiversità all’inquinamento. "Ecoansia è un'emozione – spiega Innocenti – come la paura, la tristezza o la felicità, quindi non si tratta di una patologia. L'ansia è una nostra risposta adattiva razionale perché ci porta ad assumere comportamenti per risolvere il problema".
Ad esserne colpita soprattutto la Gen Z che ha una sensibilità particolare verso la tematica ambientale. "La si può trovare in modo più o meno evidente in chiunque – evidenzia il medico – ma di solito i ragazzi sentono molto di più l'impellenza, hanno una visione più realistica del problema. Poi ci sono alcuni fattori che ne aumentano la portata come la disinformazione fatta di notizie catastrofiche e sensazionalistiche, decisioni politiche inadeguate e casi di greenwashing".
Chi prova ecoansia è ben consapevole e informato sui motivi legati ai cambiamenti climatici e, quindi, anche del futuro che li – e ci – attende. "Alcune frasi che sento dire ai miei pazienti sono che non vogliono fare figli perché non vogliono farli assistere alla rovina dell'ambiente, che sono arrabbiati con le istituzioni e che le loro azioni non servono a niente. Si sentono frustrati, non ascoltati, non hanno speranze nel futuro e questo si ripercuote nelle loro scelte perché perdono speranza nella progettualità di vita" precisa Innocenti.
Ecoansia, quindi, non è l'ansia provata sporadicamente nell'ascoltare una notizia climatica negativa, è un pensiero costante che "può portare a disturbi già conosciuti in psichiatria come ansia generalizzata, insonnia, disturbi di panico, etc. Proprio le patologie che andremo a curare".
Passiamo, quindi, alle soluzioni. Nel caso in cui si renda necessaria la psicoterapia, i ragazzi troveranno esperti adeguatamente formati? "I ragazzi ne vogliono parlare con qualcuno che sia preparato e molti psicologi non padroneggiano questo tema – spiega Innocenti. – Vogliono essere ascoltati e capiti, chiedono vicinanza. Chi soffre di ecoansia ha una sensibilità ambientale e politica specifica e il terapeuta deve essere preparato su tutti i temi attuali, non solo ambientali ma anche gender studies e antispecismo, ad esempio".
Una diversa e più ricca formazione deve comprendere "i nuovi metodi di gestione e cura dell'ecoansia – suggerisce lo psichiatra. – Si stanno sviluppando logiche di terapia ambientale come il forest bathing perché la natura ha effetti benefici sulla nostra salute. Un consiglio che do di solito ai miei pazienti è quello di impegnarsi in azioni ambientali consapevoli, però, che questi loro comportamenti non elimineranno il problema. Devono continuare a farlo, però, per contribuire alla causa e per sentirsi utili".
La natura ha un potere incredibile, se pensi di soffrire di ecoansia, ciò che devi fare è ritrovare proprio la connessione con essa. "È molto utile fare rete – conclude il medico – parlarne e capire se altre persone hanno idee come le nostre e poi riscoprire il contatto con la natura e concentrarsi sul presente, sui qui e ora. Se sei preoccupato per l'ambiente trai beneficio da esso e apprezzalo, solo così sentirai di combattere per una causa vera".