Cucinoterapia: preparare un antipasto o un dolce recuperando autostima

Cucinare non è un’attività che piace a tutti, ma sicuramente è un’attività per tutti. Una volta provato, una volta preparato un piatto anche elaborato, la soddisfazione infatti può essere davvero enorme e l’autostima non può che beneficiarne. La psicologa Francesca Mamo se ne è accorta, e ha pensato di unire la psicoterapia e la cucina per aiutare le persone a trovare benessere facendo un’attività quotidiana come, appunto, preparare da mangiare.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Sara Del Dot
30 Aprile 2019

C’è chi in cucina ci va soltanto per scongelare ciò che trova abbandonato dentro al freezer e chi invece ci trascorre le ore perché lo aiuta a rilassarsi. Se non sei un grande amante di piatti elaborati per preparare i quali sono necessarie tante ore ma soprattutto tanta cura e attenzione, potresti ricrederti sapendo che, la cucina, può essere utilizzata come una vera e propria terapia non farmacologica, uno strumento di benessere per accrescere la tua autostima, la tua voglia di fare e la tua fiducia negli altri. Oltre ad aiutarti a imparare nuovi piatti e a fare nuove conoscenze.

È ciò che ha notato Francesca Mamo, che oltre a essere psicologa è anche una grande amante dell’arte gastronomica. Durante un corso di cucina che ha tenuto per due anni, Francesca ha iniziato a rendersi conto che le persone non si iscrivevano ai suoi corsi soltanto per cucinare, ma anche e soprattutto per conoscere persone nuove. E non solo: a colpirla è stato anche percepire la soddisfazione dei partecipanti nel vedere un piatto creato con le proprie mani. In pratica, Francesca si è accorta che questa attività portava dei benefici psicologici non indifferenti. Così, ha iniziato a dedicarsi alla cucinoterapia.

Francesca, in cosa consiste la cucinoterapia?

È una forma artistico terapeutica abbastanza innovativa, infatti in Italia non è molto praticata. Si tratta di una disciplina che da una parte insegna alle persone a cucinare come se fosse un corso di cucina normale, dall’altra però propone degli esercizi a livello psicologico che incrementano varie aree come l’autostima, la relazionalità, l’autocontrollo, l’auto-regolamentazione a livello di tempo…

A chi consiglieresti la cucinoterapia?

La cucinoterapia è indicata un po’ per tutti, perché cucinare è un’attività che viene svolta nel nostro quotidiano, più vicina alle persone rispetto magari all’arte, alla musica e al teatro per cui solitamente sono necessarie doti personali. Io consiglierei questa attività a tutte le persone che abbiano voglia di mettersi in gioco facendo qualcosa di creativo ma che è assolutamente nelle corde di tutti, a portata di mano, e che vogliano anche sperimentarsi soprattutto nel proprio contatto con gli altri. Funziona molto bene anche per i disturbi d’ansia, perché si possono fare esercizi di respirazione ad esempio impastando. È una disciplina assolutamente versatile, adatta anche ai bambini. Una cosa che mi piacerebbe provare a fare è la cucinoterapia con soggetti affetti da disturbi alimentari. Perché la cucina potrebbe essere un modo efficace di riprendere i contatti con il cibo senza necessariamente doverlo mangiare ma semplicemente rielaborandolo, maneggiandolo, odorandolo.

Come si svolge una seduta di cucinoterapia?

Alla seduta partecipano al massimo otto persone tra cui uno psicologo e uno chef oppure uno psicologo e un nutrizionista, che danno delle dritte a livello culinario. Si comincia facendo alcuni giochi di riscaldamento per conoscersi, poi viene deciso il piatto del giorno che si preparerà e nel corso della preparazione vengono fatti degli esercizi, esercizi che vengono di volta in volta decisi da me, e di cui non parlo mai prima ai partecipanti perché altrimenti si preparano. Un esercizio ad esempio potrebbe essere quello di essere bendato e lasciarsi guidare vocalmente da un’altra persona nella preparazione del piatto con le proprie mani. Alla fine, poi, c’è un momento conviviale in cui si assaggia il piatto preparato e ci si dà un feedback. Noi proponiamo tre percorsi diversi, di cui ciascuno mira a un determinato obiettivo su cui verranno calibrati gli esercizi da compiere.

Quali sono i benefici della cucinoterapia?

I benefici sono davvero tantissimi. Sicuramente i più evidenti sono la riduzione di ansia e stress, l’aumento dell’autostima nel vedere realizzato un piatto anche elaborato, il miglioramento del clima di gruppo perché si cucina insieme e viene messo in gioco l’intero proprio mondo relazionale. Poi naturalmente c’è il bello di imparare a cucinare piatti nuovi, l’opportunità di approfondire la conoscenza di se stessi anche all’interno delle dinamiche di gruppo, l’acquisizione di nuova consapevolezza su salute e nutrizione, il miglioramento della comunicazione e della gestione dello stress in presenza di tempistiche strette, il potenziamento delle proprie risorse. Senza dimenticare, naturalmente, l’adrenalina, la soddisfazione di aver fatto qualcosa di bello, buono e creativo.

Questo articolo fa parte della rubrica
Sono nata e cresciuta a Trento, a due passi dalle montagne. Tra mille altre cose, ho fatto lunghe passeggiate nel bosco altro…