Dal Nepal al Giappone, alla ricerca di luoghi incredibili: la storia di Mery “Wild at Earth”

Si definisce una viaggiatrice seriale, ama l’Asia e la sua energia è incontenibile. Mery Sinatra, 35 anni, è una nomade digitale, sempre in giro alla ricerca di storie e meraviglie da fotografare. Una passione che ha sin da piccola e che oggi veicola sui social network. Nell’intervista si è soffermata sui ricordi e le sensazioni che la accompagnano.
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Emanuele La Veglia 16 Giugno 2021

"Vorrei trasmettere a tante donne il coraggio di viaggiare da sole, senza farsi influenzare dalla società. Non voglio che, per paura, rinuncino ad esperienze fantastiche". L'entusiasmo di Mery Sinatra, in arte Wild at Earth, è travolgente. Chi è? Una giovane travel blogger che trasmette ai suoi follower la bellezza di altre culture, dall'Everest al Giappone. Ecco cosa ci ha raccontato.

Quand'è nata in te la voglia di esplorare nuovi continenti?

Da piccola mi affascinava il Giappone, da cui provenivano i miei cartoni animati preferiti. Ne ero affascinata e mi chiedevo se una vita così serafica e diversa dalla nostra fosse reale o soltanto fantasia. Iniziai così a vedere una serie di documentari, spinta dalla curiosità. Per me rappresentavano una finestra su quel mondo così misterioso. Ormai avevo un'ossessione, volevo andarci al più presto e ci sono riuscita a vent'anni. Una volta lì, mi resi conti che era tutto vero, le mie aspettative erano state confermate così come i sogni ad occhi aperti. Mi sembrava di vivere in un film. Ho maturato da allora un'attrazione fortissima per i Paesi lontani e volevo continuare a stupirmi. Volevo imparare, arricchirmi e ribaltare completamente le prospettive di partenza.

Cosa hai appreso nel tempo?

Il divertimento si è trasformato presto in consapevolezza e conoscenza di tradizioni, ma anche di pregiudizi insensati e problemi legati alla povertà o alle differenze. Si stava componendo davanti a me un puzzle, i cui pezzi si univano aprendo gli occhi e vedendo le cose come stavano davvero. Oltre ai posti, si scopre se stessi e si ammettono i propri limiti. Per esempio, finisci in contesti dove provi disagio e ti impegni per superarlo. Ti dai forza e sai di poter contare su persone all'apparenza sconosciute nelle quali c'è un grande tesoro. Nell'umanità intorno a me ho sperimentato un'empatia e una generosità davvero inaspettate. Credo che ognuno di noi debba fare sempre ciò che lo fa sentire vivo.

C'è un episodio che porti particolarmente nel cuore?

In Myanmar, dopo quattro 4 ore di tragitto, si guasta il pullman sul quale stavo andando verso la città di Mandalay. Eravamo tra le montagne e i tempi per la riparazione sembravano lunghissimi. Allora sono scesa per respirare un po' di aria buona e sgranchirmi le gambe. Lì vicino c'era una casa fatta di paglia, molto sgangherata. Mi avvicinai e presi un caffè con la famiglia che ci abitava. Ebbene, mi sono ritrovata a insegnare inglese e ad apprendere la loro lingua, a fare ritratti dei bambini. Ridevo a crepapelle. Mi hanno persino invitata a cena! Nel loro bagno c'era un maiale gigante che mi guardava, insomma un'avventura completamente inaspettata. Dopo circa tre ore, l'autobus era stato aggiustato e, nel salutarmi, la mamma e la nonna mi hanno dato del cibo in un sacchetto. Ci abbracciammo forte e, mentre mi allontanavo, mi salutavano come se fossi una parente stretta. Ero rimasta commossa da quell'accoglienza.


Quali sono gli accorgimenti che prendi in materia di sostenibilità?

Se posso mi muovo a piedi, evitando di spostarmi in automobile o in taxi. In particolare adoro il trekking immersa nella natura. Per il soggiorno e i pasti, cerco sempre di affidarmi a realtà locali e di sostenere piccole attività. Mi informo parecchio su temi come lo sfruttamento degli animali per capire di chi posso fidarmi. Sono sfide da affrontare che ci rendono liberi e innamorati della Terra.

Credits: Mery Sinatra – Wild at Earth