Dall’attenzione ai vicini di casa ai post-it solidali: la gentilezza che combatte il coronavirus

Mentre viene lanciata l’iniziativa “Mi prendo cura del mio vicino” per promuovere il buon vicinato nella città di Milano, in tutta la Lombardia compaiono post-it solidali per confortare e infondere un po’ di coraggio tra le persone.
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Gaia Cortese 8 Marzo 2020

Una persona anziana o che vive sola nel tuo condominio non andrebbe mai trascurata. C’è sempre tempo per passare per un saluto, per accertarsi che tutto vada bene o per chiedere se c’è bisogno di fare una commissione. Ce n’è sempre bisogno, ma in modo particolare nei giorni dell’emergenza per il coronavirus, giorni in cui la sensazione di essere isolati è ancora più forte.

Non sorprende quindi che si stia diffondendo un appello per un buon vicinato, un’iniziativa lanciata dall'assessore alla Felicità del Municipio 3 di Milano Luca Costamagna e poi rilanciata sui social dalla consigliera comunale Alice Arienta, che prende il nome di “Mi prendo cura del mio vicino”. Un semplice gesto, un volantino da stampare e da attaccare al portone di casa, in portineria o in qualsiasi altro luogo visibile del proprio condominio per aiutare i vicini che non possono uscire o che hanno bisogno di aiuto in questi giorni.

"Le autorità sanitarie invitano le persone sopra i 65 anni a stare a casa e ad evitare situazioni di affollamento – ha scritto l’assessore all’urbanistica Pierfrancesco Maran sulla sua pagina Facebook -. Anche per questo è importante che ci dimostriamo comunità. Non esitiamo a contattare i vicini che conosciamo e pensiamo possano avere bisogno; magari gli serve qualcosa o comunque una parola buona fa sempre piacere, è il senso della campagna. Tutti, istituzioni, imprese e cittadini, possiamo fare la nostra parte per aiutare gli altri in questa difficile situazione".

E si diffondono i post-it positivi

Alle fermate degli autobus, sulle serrande dei negozi ancora chiusi, sui portoni delle chiese o sui cancelli delle scuole chiuse. Alla trasmissione del coronavirus si è aggiunta (per fortuna) la diffusione in diverse zone della Lombardia di inaspettati post-it solidali che molti hanno fotografato e pubblicato sui propri social con l’hashtag #andratuttobene .

Un cuore disegnato e il messaggio "Tutto andrà bene" scritto in stampatello, con pennarelli colorati per poter strappare un sorriso, per portare una ventata di ottimismo, in giorni difficili che ci portano a fare i conti con qualcosa che ancora non conosciamo bene e che ci fa paura.

Sembra che a dare il via all'iniziativa sia stata una poetessa bresciana, che preferisce rimanere anonima, ma alla velocità con cui questi post-it si stanno diffondendo, pare proprio che diverse altre persone ne abbiamo seguito l'esempio.

Il parere dell'esperto

Davanti a due iniziative di questo tipo abbiamo voluto sentire il parere di Viviana Hutter di Coltiviamo Gentilezza, che scherzando, da buona napoletana, cita Totò: "A morte ‘o ssaje ched"è? …è una livella" (la morte è una livella, ci mette tutti allo stesso livello).

"Credo che il gran caos e il grande spavento degli ultimi giorni, questa limitazione delle libertà personali, persino di effusioni affettuose verso gli altri, abbia da una parte aumentato la diffidenza e la chiusura verso il prossimo (ormai basta uno starnuto per fuggire via), ma dall'altro lato abbia smosso così tanto le coscienze della gente che ci siamo ritrovati tutti allo stesso livello, tutti potenzialmente vittime di questa malattia, e tutti potenzialmente isolati.

Nessuna differenza di luogo di provenienza, origine, etnia, credo, condizioni socio-economiche e culturali. Ed è da questo sentimento, un misto tra la voglia di condividere le proprie emozioni e idee con tutti gli altri e la possibilità di restare soli e quindi di dover necessariamente avere bisogno degli altri (anche di chi non conoscevamo bene, di chi ci era antipatico, di chi non salutavamo), che sono nate tantissime iniziative gentili in giro per l'Italia.

Con il movimento Coltiviamo Gentilezza avevamo già, in tempi sereni e non sospetti, individuato i decaloghi della famiglia gentile, del condominio gentile, del comune gentile, del negozio gentile. Un'onda che si è propagata di città in città, di attività in attività, di cittadino in cittadino. Ma oggi, in questo momento così terribilmente spaventoso, questa voglia di gentilezza, questo desiderio e bisogno di ricevere e offrire atti gentili agli altri, è diventata l'unica terapia possibile. E noi non facciamo altro che continuare la nostra missione raccontando ogni giorno di tutte le cose belle che succedono nel nostro Paese, di tutti gli atti meravigliosi che le persone, in tutto il Paese e oggi più che mai, fanno verso gli altri in maniera del tutto volontaria e gratuita. E soprattutto con il cuore. Statene certi: essere gentili può salvarci dalla diffidenza e dalla paura. Proviamoci".