Per definizione una pausa è "un intervallo nell'azione, un'interruzione temporanea, più o meno breve, di un'attività". Di per sé la definizione è molto chiara, tuttavia, siamo abituati a pensare che una pausa corrisponda a un momento di inattività, ma non è sempre così, soprattutto quando si parla di "pausa attiva".
Come ha dichiarato Stephan Riegger, docente presso la Facoltà di pedagogia e psicologia della Humboldt-Universitaet Berlin, "il primo testo che parla di pause attive è del 1971 e da allora esperienze pedagogiche in tutta Europa hanno confermato la loro efficacia, riconosciuta nel 2019 anche dal Ministero della Salute". Di cosa si tratta nello specifico lo spieghiamo qui.
Le pause attive sono microattività della durata di 3-5 minuti che hanno lo scopo di contrastare la sedentarietà soddisfacendo anche le esigenze di movimento dell’individuo. Il loro scopo è quello di spezzare in qualche modo la routine sedentaria imposta da ambienti come quello scolastico o professionale. Difatti, le pause attive devono essere fatte proprio in classe o in ufficio, sono adatte a tutti e portano con sé diversi effetti positivi.
Perché di solito si fa una pausa? Ne sentiamo la necessità quando iniziamo a perdere la concentrazione e quando non riusciamo più a rimanere seduti su una sedia.
Le pause attive, infatti, consentono di alzare i livelli di attenzione, che possono passare da dieci a trenta minuti. Pensare che prendendo una pausa si stia perdendo tempo è infatti sbagliato, al contrario si guadagna tutto in concentrazione, reattività e applicazione.
Quindi, in particolare modo sul luogo di lavoro, dove si trascorrono anche otto ore della giornata, introdurre le pause attive può aiutare a migliorare i risultati, a sentirsi meno stanchi e o stressati e di conseguenza ad avere un rischio minore di sviluppare patologie dovute proprio allo stress.
Nell'ambito scolastico poi, il poter chiedere una pausa risponde a una domanda di autonomia da parte degli studenti che così facendo, vengono educati all'auto-percezione del loro stato fisico ed emotivo. Gli studenti imparano a esprimere le proprie esigenze prima di iniziare a disturbare la classe, perché il più delle volte accade proprio questo.
E se questo è uno degli aspetti più rilevanti, non va dimenticato cha una pausa aiuta anche a ritrovare l'attenzione e la concentrazione.
Alle scuole elementari le pause attive possono avere una durata anche di dieci minuti, non solo di tre o cinque. In questo lasso di tempo sono diverse le attività che possono coinvolgere tutti gli studenti, una di queste è quella che viene chiamata la Raccolta delle mele.
I bambini tengono gli occhi chiusi immaginando di stare sotto un albero. Su precisi comandi vengono invitati a sollevare i piedi da terra, prima, poi ad allungare le braccia il più in alto possibile, e ancora a fare respiri profondi, prima di immaginare di raccogliere le mele. In questo modo i bambini non solo fanno attività di stretching, ma ritrovano l'attenzione.
Alle scuole medie si può proporre qualche altra attività di gruppo che a questa età ha anche un valore relazionale tra compagni e insegnante.
Prendersi una pausa caffé non è l'unico modo per interrompere l'attività alla scrivania. Per spezzare la sedentarietà ci si può abituare ad alzarsi dalla sedia non appena è possibile per parlare al telefono, per prendere una stampa o semplicemente per sgranchire le gambe.
Un altro consiglio è quello di usare le scale preferendole all'ascensore e se possibile provare a stare in piedi anche quando di norma si sta seduti. È solo questione di abitudine…