Donna di 60 anni operata di un tumore al cervello con un nuova tecnica poco invasiva: l’intervento record a Cremona

I medici dell’ospedale di Cremona hanno operato con successo una donna di 60 anni affetta da un tumore al cervello, metastatizzato dopo una neoplasia al seno. Per curarla hanno utilizzato una tecnica che porta gli strumenti chirurgici alla lesione seguendo le pieghe naturali cerebrali che dividono i fasci di materia bianca, responsabili di funzioni importanti come il movimento o il linguaggio.
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Kevin Ben Alì Zinati 5 Marzo 2024
* ultima modifica il 05/03/2024

Una procedura nuova, quasi mai utilizzata prima in Italia e capace di rimuovere un tumore al cervello in maniera estremamente poco invasiva e con una massima tutela dell’organo.

Così i chirurghi dell’ospedale di Cremona hanno operato e salvato Gisella, una donna di 60 anni colpita da un tumore alla mammella che nel giro poco tempo, nonostante controlli e chemioterapie, si è metastizzato fino al cervello.

La tecnica impiegata è ribattezzata Brain Path e sfrutta i sentieri del cervello: segue cioè quelle pieghe naturali cerebrali che dividono i fasci di materia bianca, responsabili di funzioni importanti come il movimento o il linguaggio.

Indicata per lesioni profonde e difficili da raggiungere, in cui la chirurgia tradizionale comporterebbe una maggiore sofferenza per il cervello, la tecnica prevede di far scorrere lungo questi «binari» uno strumento composto da un applicatore dal diametro di 13 millimetri, inserito nel solco cerebrale spostando le porzioni limitrofe per arrivare direttamente sulla lesione.

Prima di entrare in sala operatoria, i chirurghi hanno creato una mappatura tridimensionale della lesione e delle aree eloquenti limitrofe attraverso metodi di neuronavigazione.

Ciò permette di pianificare ogni singolo dettaglio dell’intervento, di delineare la traiettoria migliore, più precisa e mirata per raggiungere il tumore e di preservare così l’organo.

Diversi sono i vantaggi offerti da un simile approccio. La mininvasività rispetto alla tradizionale open surgery consente di ridurre la durata dell'intervento e le complicanze operatorie e postoperatorie, tipiche e frequenti in interventi ad alta complessità.

Permette di ridurre anche i tempi di ricovero e recupero postoperatorio. Una bella notizia per i pazienti che possono essere dimessi in pochi giorni e riacquistare una buona qualità di vita nel giro di pochissimo tempo.

“Sono serena, non ho più paura di nulla – ha spiegato Gisella, pronta per tornare a casa Mi sono sentita tranquilla, sia i medici sia gli infermieri sono stati bravissimi, capaci, veramente in gamba”.

Una tranquillità in parte dovuta anche a una piccola sorpresa individuata tra quelle facce amiche: “Prima di entrare in sala operatoria ho trovato una mia ex alunna – ha continuato la donna, con una carriera di insegnante di scuola primaria alle spalle – Oggi è anestesista all’Ospedale di Cremona. Mi sono un po’ commossa, la sua presenza ha tranquillizzato me e mio marito”. 

Fonte | Asst – Cremona

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