È morta Vivienne Westwood, la stilista (non solo punk) che lottava per l’ambiente e per i diritti umani

Scomparsa lo scorso 29 dicembre, Vivienne Westwood è stata un simbolo di apertura mentale. Non si è fermata alle passerelle della moda, ma si è interrogata sulle ripercussioni che possono avere lo sfruttamento dell’ambiente, il capitalismo e la produzione di armi sul Pianeta.
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Gaia Cortese 30 Dicembre 2022

Il 29 dicembre 2022 è morta Vivienne Westwood, la nota stilista britannica considerata la regina dello stile punk, anche se, a quanto pare, lei stessa detestava essere chiamata così. Sosteneva, infatti, che il punk non lo avesse creato lei e, per quanto lo amasse come cultura giovanile, era consapevole del fatto che oramai il punk si fosse trasformato in un’attrazione turistica esplosa tra King’s Road e Camden Town.

Della donna “stilista” si può raccontare come Vivienne Westwood negli anni settanta abbia comunque contribuito a creare lo stile punk: i maglioni bucati, le t-shirt tagliuzzate dalle immagini provocatorie, i pantaloni decorati con catene e cinghie, spille e borchie, tutti capi di abbigliamento che, non a caso, vengono tanto apprezzati dai membri della band dei Sex Pistols.

La prima sfilata della Westwood si svolge a Londra nel marzo 1981 con una collezione, chiamata Pirate, che non si ispira più solo alla street fashion, ma anche alla storia del costume del XVII e XVIII secolo, e ripropone capi di abbigliamento come corsetti e bustini.

"Continuerò con Vivienne nel mio cuore… Lei mi ha dato un sacco di cose con cui andare avanti".

Andreas Kronthaler

Vivienne Westwood è morta all'età di 81 anni ed era malata da tempo. Nei suoi ultimi anni, la stilista britannica aveva lasciato al marito Andreas Kronthaler le redini del suo impero, non per ragioni di salute, quanto per concentrarsi sull'attivismo. Di lei, infatti, si può parlare come una vera e propria figura di riferimento per chiunque abbia a cuore la salvaguardia dell’ambiente in un momento storico in cui la minaccia della crisi climatica è estremamente preoccupante.

Vivienne Westwood quindi era una stilista, ma anche un’ambientalista e un'attivista politica. Predicava la riduzione dei consumi e l'attenzione all'ambiente, era schierata contro l'industria delle armi e i pilastri del capitalismo. In occasioni dei suoi show e delle sue apparizioni al pubblico, la Westwood non smetteva di distribuire bottiglie d’acqua in metallo per incoraggiare a limitare l’uso di bottiglie di plastica o di divulgare petizioni per liberare prigionieri politici.

La Westwood era assetata di conoscenza, consapevole del fatto che fosse il sapere la vera trasgressione, e che conoscere è il solo modo per ribellarsi  a ciò che non è giusto. Tematiche come il surriscaldamento globale, il vegetarianismo, i diritti delle coppie omosessuali o la necessità di una moda etica erano il suo pane quotidiano, e quello che faceva era  cercare di saperne di più per aumentare la consapevolezza e dare origine a un cambiamento.

"The world needs people like Vivienne to make a change for the better".

Con questi obiettivi alla fine di quest'anno è stata fondata dai figli e dal nipote della stilista  a Vivienne Foundation, una società senza scopo di lucro, che avrà come pilastri il cambiamento climatico, lo stop alla guerra, la difesa dei diritti umani e la protesta contro il capitalismo. L'ultimo monito di Vivienne Westwood, d'altronde, è stato questo: "Fermare il cambiamento climatico. Questa è una guerra per l'esistenza stessa della razza umana. E quella del pianeta. L'arma più importante che abbiamo è l'opinione pubblica. Diventa un combattente per la libertà".