Enrico Letta a Ohga: “Comunità Energetiche e rinnovabili sono centrali nella nostra strategia per la produzione di energia pulita”

Il Partito Democratico si trova ad affrontare una campagna elettorale con uno schieramento ridotto, manca la presenza del Movimento 5 Stelle dopo la rottura a causa della crisi del Governo Draghi. Tra proposte sul lavoro e per i giovani, l’alleanza di centro-sinistra cerca di spingere su un tema caro all’elettorato progressista: l’Ambiente. Abbiamo parlato con il segretario del Partito Democratico Enrico Letta, per approfondire le politiche ambientali del PD.
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Rubrica a cura di Francesco Castagna
20 Settembre 2022

Alla guida dello schieramento di Centrosinistra, il Partito Democratico si trova ad affrontare l'ultima settimana di campagna elettorale. Mancano pochi giorni al 25 settembre e le forze del campo progressista hanno presentato due programmi di governo, il PD con "Insieme per un'Italia Democratica e Progressista", mentre l'alleanza tra Verdi e Sinistra Italiana con "Nuove Energie". In entrambi vengono approfondite le modalità e le proposte per la transizione ecologica.

Ciò che emerge dalle proposte è che il Partito Democratico ha posizioni più moderate rispetto ai suoi alleati, almeno per quanto riguarda le questioni ambientali. C'è un'apertura verso alcune tecnologie come i rigassificatori,  ma solo per un periodo di tempo circoscritto. Per la campagna elettorale, il PD ha puntato sui sindaci delle città che amministra, sui presidenti di Regione e su personaggi come Elly Schlein, Andrea Orlando e Giuseppe Provenzano.

Questa è "Che Ambiente votiamo?", la maratona green di Ohga per le elezioni del prossimo 25 settembre. In vista di una campagna elettorale molto breve ma intensa, il nostro obiettivo sarà quello di accompagnarti fino a quando metterai la tua X sul simbolo di un partito o di una coalizione.

"L'ambiente al centro della nostra politica. #Scegli", questo è uno degli spot della campagna elettorale del Partito Democratico. Ma quali sono le proposte del centrosinistra? Ne abbiamo parlato con il segretario del Partito Democratico Enrico Letta.

Accordi sul gas: dobbiamo continuare a cercare nuovi fornitori? Siete per ricercare nuovo gas di produzione nazionale?

Sosteniamo e abbiamo sostenuto la strategia di diversificazione delle forniture di gas operata dal Governo Draghi: in questa fase di emergenza è fondamentale per affrontare la prossima stagione termica. Così come siamo favorevoli ai due rigassificatori come soluzioni ponte.

La nostra bussola è rappresentata dalle tempistiche della transizione energetica: il gas è una fonte di energia necessaria durante questi anni di transizione, per questo riteniamo che gli investimenti infrastrutturali su questo fronte debbano svilupparsi su un orizzonte temporale limitato e coerente con la durata della transizione, oppure dare garanzie di riconversione per fonti pulite come ad esempio l’idrogeno.

Nucleare: quale futuro per questa fonte di energia? Se non intendete includerla nel mix, qual è la linea del Partito Democratico per sostenerci a livello energetico, nel frattempo che l'Italia si rende indipendente dai fornitori di energie non rinnovabili?

Noi siamo favorevoli a proseguire la ricerca sul nucleare da fusione a livello europeo. Il punto però è un altro: dobbiamo essere pragmatici e, ancora una volta, partire dalle tempistiche e dai costi del nucleare a tecnologia esistente. Noi dobbiamo rispettare degli obiettivi precisi di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030 e il 2050 e il modo migliore per farlo sono le rinnovabili.

Le centrali nucleari hanno tempi di realizzazione incompatibili con questi obiettivi: penso all’ultima centrale inaugurata in Finlandia nel gennaio 2022 per la quale ci sono voluti 17 anni di realizzazione (escludendo progettazione e autorizzazioni) ed è costata €11 miliardi, cioè circa 5 volte parchi eolici on-shore di pari potenza costruiti in Italia. Quindi per l’Italia non si pone per il nucleare quel “nel frattempo” che lei giustamente usa nella sua domanda. Nel frattempo, oltre alle soluzioni ponte di cui parlavo prima, dobbiamo accelerare sulle rinnovabili perché negli ultimi anni siamo stati troppo lenti su autorizzazioni e sblocchi. Nel nostro programma abbiamo fissato l’obiettivo a 85GW di rinnovabili in più entro il 2030 e proponiamo molte misure per favorire l’installazione da parte dei privati, come ad esempio l’azzeramento della burocrazia per tutte le imprese che installano rinnovabili nei loro siti produttivi.

Strategia rinnovabili: cosa dobbiamo fare per implementare queste fonti? Quanti fondi dovremmo investire e come facciamo a conciliare la strategia con il consumo del suolo?

Vogliamo accelerare lo sviluppo di progetti industriali sulle rinnovabili, azzerare la burocrazia e riconoscere incentivi alle imprese che installano rinnovabili sui loro capannoni e nelle aree produttive, con un’attenzione specifica alle PMI. Sul tema del consumo di suolo segnalo che, anche in questa legislatura per l'ostracismo della destra, non si è arrivati all'approvazione definitiva di una legge contro il consumo di suolo e la rigenerazione urbana. Inoltre, il pacchetto normativo messo in campo per favorire il fotovoltaico già privilegia l’installazione di pannelli in aree contigue a terreni già urbanizzati, nonché l'agri-voltaico e gli immobili di servizio a uso agricolo. Infine, occorre tener presente che tante realtà private che vogliono investire nelle rinnovabili chiedono tempi e regole certe.

Politiche abitative: tra le vostre proposte c’è l’intenzione di realizzare 500mila nuovi alloggi popolari, in che modo? Riqualificando quelli già esistenti? Potrebbe essere una strategia alternativa al superbonus?

Le crisi in atto ci impongono di parlare di diritto all’abitare ovvero di un vero programma di giustizia sociale nazionale. Basti pensare che il 18% delle famiglie in affitto vive in condizione di povertà assoluta. Per questo il Pd propone il lancio di un grande piano di rigenerazione urbana e ristrutturazione, con l’obiettivo di aumentare di 500.000 alloggi in 10 anni l’offerta di edilizia popolare, da realizzare attraverso il recupero del patrimonio immobiliare esistente e la realizzazione di nuovi interventi su aree dismesse.

Inoltre, introdurremo un contributo da 2000 euro l’anno per studenti lavoratori di età inferiore a 35 anni e che hanno un regolare contratto di affitto e una ISEE fino a 20.000 euro. In concreto significa aiutare l’80% dei giovani che decidono di prendere una casa in affitto. Vanno anche potenziati il fondo di garanzia che sostiene l’accesso al mutuo prima casa per i giovani nonché gli incentivi per i piccoli proprietari a mettere sul mercato a canone concordato gli alloggi vuoti, con garanzia statale, prevedendo anche un sostegno all’affitto per le categorie più fragili attraverso i Fondi nazionali di sostegno all’affitto e alla morosità incolpevole.

Infine, attueremo diversi strumenti per realizzare gli obiettivi di efficientamento energetico a partire da un nuovo un bonus rigenerazione casa – che sostituisce il superbonus – e che avrà un orizzonte temporale certo (fino al 2030) e offrirà incentivi tra il 70% e 110% (in base a soglie ISEE) per la rigenerazione energetica e sismica degli immobili.

Comunità energetiche: qual è la strategia del partito in merito? 

Le Comunità Energetiche sono centrali nella nostra strategia per la produzione di energia pulita. Permettono ai cittadini di essere consumatori dell’energia da loro autoprodotta, contribuendo alla riqualificazione diffusa del patrimonio edilizio esistente e contrastando situazioni di povertà energetica. Per questo vogliamo istituire un fondo per le comunità energetiche rinnovabili che coinvolgono le PMI in progetti capaci coniugare di sostenibilità ambientale e sociale.

A livello nazionale è poi urgente emanare in tempi brevi il decreto Fer 2 sulle fonti più innovative, semplificare le procedure su repowering e nuove installazioni, sostenere la produzione distribuita di rinnovabili attraverso le Comunità energetiche, sbloccando i decreti attuativi da parte di MiTE e Arera ed emanando il Bando del Pnrr per i Comuni sotto i 5000 abitanti.

Rifiuti: come dovremmo procedere per ridurre il numero di rifiuti che arriva negli impianti di smaltimento? Servono nuovi inceneritori?

L’Italia è leader europeo nell’economia circolare, non dobbiamo dimenticarlo. Questo significa che possiamo fare leva su migliori pratiche e know-how che già abbiamo per rafforzare ancora di più l’economia circolare. E soprattutto, nell’ambito dei rifiuti, viviamo grandi squilibri tra territori: ci sono realtà che hanno percentuali altissime di riciclo e altre che faticano. Il nostro impegno deve essere soprattutto nel sanare queste differenze; naturalmente verso l’alto.

Trasporti: cosa intende fare il Partito Democratico per migliorare i trasporti nel nostro Paese? Come dovremmo muoverci quindi nel processo di decarbonizzazione richiesto dall'Unione Europea?

La mobilità sostenibile è un tassello imprescindibile della strategia di decarbonizzazione. Ma in Italia siamo ancora indietro. Per questo motivo abbiamo deciso di utilizzare una flotta completamente elettrica – composta da un bus e due auto – per le ultime due settimane di campagna elettorale. Lo abbiamo fatto per dire che in Italia si fa ancora troppa fatica a usare mezzi elettrici, ancor di più quando parliamo di veicoli più grandi come i bus.

Nel nostro programma insistiamo molto sul potenziamento della mobilità sostenibile. Innanzi tutto, da un punto di vista infrastrutturale: ci impegniamo a realizzare almeno 100.000 colonnine elettriche e 30.000 punti di ricarica rapida, a proseguire negli sforzi di sostituzione del parco autobus con mezzi elettrici, a potenziare le reti e i servizi di trasporti pubblici rapidi di massa (metrò, tranvie, treni metropolitani), oltre naturalmente a completare le tratte ferroviarie ad alta velocità e a potenziare le linee regionali. Vogliamo incentivare poi l’accesso alla mobilità sostenibile, con la gratuità del trasporto pubblico locale per giovani e anziani e con prezzi calmierati per gli altri, perché sostenibilità e ambientale e sociale vanno di pari passo.

Clima: come dovrebbe intervenire una Legge Quadro sul Clima? Che misure prevedete per i territori italiani più a rischio?

Innanzi tutto, dobbiamo dotarci di una Legge Quadro sul Clima, che oggi ancora manca. Lo faremo seguendo il modello di altri paesi europei per affrontare in modo organico e integrato la sfida della neutralità climatica. Ma il cambiamento climatico è già in atto, lo abbiamo visto questa estate, durante una campagna elettorale segnata dagli impatti negativi del clima che si sta ribellando.

Dobbiamo mettere in sicurezza il nostro paese. Lo dobbiamo fare attraverso un piano nazionale per l’adattamento al cambiamento climatico e la responsabilità energetica che metta a disposizione fondi ai Comuni che presentano progetti con questo scopo. Lo dobbiamo fare con investimenti sul sistema dei Parchi e delle aree terrestri e marine protette per la tutela della biodiversità e lo sviluppo locale sostenibile. Lo dobbiamo fare con un Piano nazionale per l’acqua, la siccità e il contrasto al dissesto del territorio che investa nell’efficientamento della rete idrica, nella costruzione di nuovi invasi, in interventi di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua anche attraverso i contratti di fiume (protocollo giuridico per la rigenerazione ambientale del bacino idrografico di un corso d'acqua n.d.r.) e nell’adozione di sistemi per il recupero e il riutilizzo delle acque da parte delle imprese. Le misure sono tante e tutte interconnesse: per questo è cruciale una strategia chiara e una Legge Quadro sul Clima.

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