
È molto difficile parlare di cosmesi naturale, soprattutto per alcuni prodotti. Se confezionare una crema idratante o una colorazione per capelli senza utilizzare sostanze chimiche è fattibile, sugli smalti ci sono molti dubbi. La vernice per le unghie difficilmente può essere totalmente organica. Diverse aziende hanno raccolto il guanto di sfida e ora sul mercato puoi trovare formulazioni atossiche o con un basso contenuto di sostanze chimiche. Ma si può parlare di smalto naturale? Non sempre, perché spesso naturale è diventato sinonimo di non tossicità. Attenzione dunque alle parole, che possono cambiare completamente il significato delle etichette, e ovviamente alla salute.
Partiamo proprio con questo argomento per inaugurare una nuova rubrica sulla cosmesi green, che dovrebbe aiutarci a diventare consumatori consapevoli: impareremo quindi a leggere le etichette, a comprendere quali sono gli ingredienti non ammessi nella cosmetica vegana e quali fanno parte invece della cosmesi bio. E poi sarà l'occasione per porci alcune domande etiche sul lavoro delle aziende e sugli obiettivi, che talvolta sanno di slogan pubblicitario a basso di costo, di ridurre le emissioni di C02.
La maggior parte degli smalti in commercio sono prodotti a base di solventi chimici. Se vuoi un’alternativa che non ti esponga a rischi gravi per la salute, dovresti scegliere i composti a base d’acqua (contengono acqua all’80 percento). Ciò permette anche idratare l’unghia, mentre la lacca si asciuga. Attenzione, ovviamente la durata di questo prodotto è inferiore a uno smalto tradizionale.
In linea di massima ci sono alcune sostanze chimiche che possono fare particolarmente male al tuo corpo. Sono utilizzate perché aumentano la prestazione della vernice per le unghie (più colorata, più duratura, più indurente, ecc). Ne vale veramente la pena di rischiare la salute per una manicure perfetta? Quando quindi acquisti un cosmetico verifica che non siano presenti: DBP, conosciuto anche come ftalato di dibutile, che aggiunge lucentezza, toluene Il, che favorisce un’asciugatura migliore e aiuta a mantenere il colore inalterato più a lungo, formaldeide, che viene aggiunto per indurire l'unghia, e acetone. Questa sostanza chimica è la più nota. È un solvente. Esistono alternative valide a base di soia che non fanno male alla salute. Se vuoi prodotti non tossici, cerca sull'etichetta le denominazioni: 3-free, 5-free, 7-free ecc.
Molte persone scelgono di affidarsi alla cosmesi vegana, benché non ne seguano i principi nutrizionali alla lettera. Come mai? Prima di tutto perché sono prodotti non testati sugli animali e sono molto controllati. Quando si tratta di acquistare smalti vegani non cadere in errore e evita alcuni ingredienti chiave per poter definire vegan il tuo cosmetico:
In realtà, gli smalti naturali, sempre inteso come non tossici, non hanno svantaggi. Probabilmente le lamentele che potrai apprezzare sono che si scheggiano e non durano quanto gli smalti tradizionali per l’assenza di alcune sostanze chimiche. Se applichi formule naturali senza gel o acrilici, lo smalto tenderà a rovinarsi più velocemente, soprattutto se usi molto le mani per lavare i piatti o pulire. Come si risolve? Quello che devi fare è prenderti un po’ più tempo per la manicure, perché questi prodotto hanno bisogno di asciugarsi meglio per stabilizzarsi e poi devi conservali in un luogo fresco e asciutto con poca o nessuna luce solare, affinché non si alterino.
Gli smalti bio sono pochi ma esistono. Come sai per poter usare la definizione “biologico” ci sono moltissime regole e sono ancora pochi i brand totalmente affidabili. Tra questi c’è Provida Organics, che ha lanciato il prodotto Living Nails Color, ed il primo smalto biologico sul mercato. Ha una formula naturale al 100% ed è privo di qualsiasi sostanza chimica. Questi smalti prendono il colore dalle polveri minerali pure e non contengono additivi sintetici, hanno un odore piacevole, asciugano rapidamente e al tempo stesso curano effettivamente l’unghia. Attenzione, però, non è vegano perché, per esempio, contiene Shellac, che non è il famoso smalto semipermanente ma il termine tecnico con cui si definisce la gommalacca di cui abbiamo parlato prima.