Franco Faella, l’infettivologo che lottò contro il colera torna in prima linea per il Coronavirus

È uno degli infettivologi più esperti in Italia. Per questo motivo, Franco Faella, il medico che si trovò in prima linea a contrastare l’epidemia di colera che colpì Napoli nel 1973, è stato chiamato di nuovo in servizio per combattere un nuovo nemico: il coronavirus.
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Gaia Cortese 19 Marzo 2020

“Siamo qui”. Franco Faella, in pensione da quattro anni, consulente infettivologo, ex primario dell’ospedale Cotugno di Napoli e oggi coordinatore del reparto allestito per i pazienti contagiati da Covid-19 all’ospedale Loreto Mare, risponde così al giornalista dell’Ansa che lo intervista nel giorno che lo vede di nuovo operativo per l’emergenza Coronavirus. Perché un medico non smette mai di essere medico, anche una volta che si è conclusa la sua carriera professionale.

“È un dovere nei confronti della città perché io sono napoletano, nei confronti della mia attività professionale passata come infettivologo – spiega Franco Faella -, e poi sul piano umano sembrava una vigliaccheria non farlo”.

Così l’infettivologo, dopo la designazione di giovedì scorso decisa dalla Regione, torna in servizio: “In Campania abbiamo dei numeri piccoli e dobbiamo fare di tutto per tenere questi livelli allo stato attuale”.

Franco Faella è uno degli infettivologi più esperti in Italia, impegnato in prima linea quando nel 1973 a Napoli c’era il colera, un male che si riteneva potesse esistere ormai solo in aree caratterizzate dal sottosviluppo e dalla miseria, ma che mise in ginocchio il capoluogo campano.

Nell’estate del '73 l’epidemia di colera ebbe inizio da Torre del Greco con quello che sembravano due casi di gastroenterite acuta; ma nei giorni successivi, aumentando il numero dei malati con gli stessi sintomi al Cotugno di Napoli, si comprese che si trattava di qualcosa di più grave. Franco Faella si trovava proprio lì, a fronteggiare più di 900 ricoveri in una decina di giorni.

Dopo una lunga carriera che lo ha visto in prima linea contro diversi virus letali, come l'Aids o la Sars, Faella si prepara a una nuova sfida. In pochi giorni l'infettivologo ha supervisionato i lavori al Loreto Mare, ex ospedale generalista riconvertito in tempi record nel secondo hub di lotta al Covid-19 a Napoli, con 10 posti di terapia intensiva già pronti, 20 di sub intensiva e 40 di normale degenza infettivologica.

"La sala di terapia intensiva è pronta ed è una delle migliori che ho visto – ha spiegato Faella a la Repubblica -. È nata nel corso di un'epidemia e si vede, rispetta esattamente ogni dettaglio. Aspetteremo il primo paziente anche se vorrei che non arrivasse, perché vorrebbe dire che stiamo controllando il contagio. Siamo pronti e sappiamo la pressione che ci aspetta, perché i colleghi in Lombardia vivono giorni incredibili. Avere 200 morti al giorno in una regione vuol dire che 10-20 pazienti al giorno muoiono in ogni ospedale, questo per i medici aumenta lo stress".