La frattura dell’omero è piuttosto comune, tanto da rappresentare circa il 5-6% di tutte le fratture nei pazienti giovani, e il 2-3% di quelle che riguardano gli anziani.
L’omero è l’osso lungo del braccio, costituito da una diafisi (cioè la parte centrale) e due epifisi (le parti terminali): dal lato prossimale si collega alla scapola, mentre dal lato distale si collega con il gomito e quindi all’avambraccio e alle sue due ossa, il radio e l’ulna. L’omero fornisce inserzione a diversi muscoli e nervi del braccio e fa parte di due articolazioni dell’arto superiore: l’articolazione scapolo-omerale (spalla) e l’articolazione del gomito, che si suddivide in articolazione omero-radiale, omero-ulnare e radio-ulnare prossimale.
Le fratture dell’omero si suddividono in base alla sede colpita in:
Come per tutte le fratture potremo poi assistere ad una frattura dell’omero composta, cioè quando le parti dell’osso si rompono ma rimangono nella loro sede anatomica, o frattura dell’omero scomposta, cioè quando i segmenti ossei si spostano dalla loro sede.
La frattura dell’omero avviene solitamente a seguito di un trauma: nella maggior parte dei casi nei pazienti più giovani questo è dovuto ad un’attività fisica ad alta intensità, traumi diretti o a causa di incidenti (ad esempio sportivi o stradali), mentre nei pazienti più anziani capita più spesso a seguito di cadute. Nei pazienti più giovani o allenati queste fratture causano un’invalidità temporanea, mentre per i più anziani può protrarsi nel tempo, causando anche un’invalidità permanente.
I traumi che causano frattura dell’omero potrebbero essere agevolati da una patologia metastatica: le ossa con metastasi si rivelano più fragili e il rischio di rottura è quindi molto più alto.
I sintomi delle rotture dell’omero sono quelli comuni a tutte le fratture e possono comprendere:
Per diagnosticare una frattura dell’omero occorrerà, oltre ad una prima ed iniziale valutazione medica, effettuare una radiografia, che sarà diversa in caso di sospetta frattura prossimale o distale:
In caso di frattura distale solitamente si esaminerà anche la presenza di eventuali danni ai vasi sanguigni e ai nervi del braccio, in quanto la frattura potrebbe intaccarli, invitando il paziente a muovere la mano e le dita per evidenziare un’eventuale mancanza di sensibilità e valutarne i movimenti.
Il trattamento della frattura dell’omero può intraprendere due strade distinte: il trattamento conservativo e quello chirurgico.
La gestione conservativa è in linea di massima quella che si tende a preferire ed è solitamente indicata nei casi di fratture minimamente scomposte e soprattutto nelle fratture prossimali, e comprende l’immobilizzazione della parte con un gesso o tutore, per un tempo che può andare dalle 3 alle 4 settimane. Durante il periodo di immobilizzazione il paziente sarà sottoposto ad esami strumentali per controllare l’andamento dello stato della frattura e del suo ripristino; quando si rimuoverà il tutore il paziente dovrà sottoporsi ad una terapia fisioterapica.
Il trattamento chirurgico, invece, si preferirà nei casi di fratture scomposte o di fratture distali, in cui potrebbero essere intaccati vasi e nervi, e può essere effettuato tramite diverse tecniche che verranno preferite in base alla gravità e al tipo di frattura:
Dopo qualsiasi intervento sarà necessario e fondamentale un giusto percorso riabilitativo.
La riabilitazione dei casi di frattura dell’omero con trattamento conservativo inizierà immediatamente, soprattutto nelle fratture prossimali, anche se si indossa un tutore. È importante iniziare subito a mobilizzare l’articolazione della spalla, soprattutto nei pazienti anziani, in quanto la zona è soggetta a rigidità permanente.
La fisioterapia è molto importante, sia nei casi di interventi conservativi che in quelli chirurgici, per cercare di recuperare nel miglior modo possibile il movimento delle articolazioni, il recupero della forza muscolare e la corretta funzionalità dell’arto. Generalmente il periodo di trattamento inizierà dopo 5 o 6 settimane dalla rimozione del tutore e si protrarrà per un periodo dai 3 ai 4 mesi, e dipenderà molto dal danno subito.
Si può suddividere in tre fasi:
Occorre fare attenzione anche a come si dorme, è molto importante cercare di non schiacciare o spostare il braccio con il peso del corpo, per evitare di compromettere la frattura e il lavoro riabilitativo: per questo si può utilizzare il tutore anche a letto, posizionando dei cuscini per cercare di mantenere la posizione più ferma ed eretta possibile.