
È stato il medico anestesista che il 14 novembre del 1985 addormentò Ilario Lazzari, il primo trapiantato di cuore in Italia. Trentacinque anni dopo, Giampiero Giron, professore emerito dell’Università di Padova e direttore sanitario dell’ospedale Villa Salus di Mestre, torna a lavorare in ospedale.
“Un paio di settimane fa mi ha telefonato un primario padovano chiedendomi se, all’occorrenza, la Sanità pubblica potrà contare sulla mia esperienza – ha dichiarato Giampiero Giron in un’intervista al Corriere del Veneto -. Da quel giorno vivo con il telefonino sempre a portata di mano. Possono chiamarmi in qualunque momento e io, nell’eventualità, sono pronto ad andare. Lo ritengo un dovere: a prescindere dall’età, in questa fase i medici possono fare la differenza. Anche se il mio giuramento di Ippocrate risale ormai a tanto tempo fa, non ha scadenza”.
Giampiero Giron ha prestato la sua assistenza in sala operatoria anche in tempi recenti, per tappare qualche buco in organico o per richiesta specifica di qualche paziente. Oggi si mette a disposizione per combattere “un nemico invisibile", come lui stesso lo definisce, certo che l’esperienza maturata in tanti anni di servizio possa dare una mano ai tanti medici e infermieri impegnati nella lotta contro il coronavirus.
L'anestesista padovano non è l'unico esempio virtuoso di cosa significhi fare ed essere un medico. Come lui, anche Franco Faella, il medico del colera è tornato recentemente a lavorare al Cotugno di Napoli per l'emergenza Covid-19.