
Arrampicarsi su un albero, correre tra le pozzanghere sotto una pioggia torrenziale, darsi all'estrema velocità in sella ad una bicicletta. Sono le attività preferite dei figli (soprattutto se sono maschi) che lasciano con il fiato sospeso, e una certa dose di apprensione, i genitori che li osservano allarmati. E c’è anche da dire, che i bambini sono sempre più precoci nell’iniziare a darsi al pericolo: basta un parco giochi con una parete per arrampicarsi o uno scivolo un po’ alto, per dare già la possibilità a un treenne di emulare le imprese di Tom Cruise in Mission Impossible.
Ogni genitore ha la propria percezione del pericolo, tuttavia, anche i più apprensivi dovrebbero iniziare a lasciar correre un po’, in tutti i sensi.
A sostenerlo è una ricerca pubblicata sull’International Journal of Environmental Research and Public Health e condotta dal Child & Family Research Institute del BC Children’s Hospital, che sostiene come i giochi un po’ pericolosi permettano ai bambini di imparare a calcolare i rischi e insegnino loro a prendere coscienza dei propri limiti e a trovare le migliori strategie per superarli.
È ciò che ha dichiarato Mariana Brussoni, team leader della ricerca e docente presso la School of Population and Public Health and Department of Pediatrics della University of British Columbia ed effettivamente, a pensarci bene, se un bambino non mette alla prova le proprie abilità non avrà mai modo di prenderne coscienza. Non solo. non avrà la percezione dei propri limiti e oltretutto non potrà sviluppare la determinazione di volerli superare.
Anche perché ogni volta che un bambino, anche se solo per gioco, tenta qualche impresa, dall’arrampicarsi su un albero a saltare giù da un muretto, quello che sta facendo è mettersi alla prova. Non è forse quello che siamo chiamati a fare dall’infanzia all’età più avanzata?
I genitori quindi si mettano in pace, anche incrociano le dita dietro la schiena se necessario, e lascino fare ai bambini quello che è giusto per la loro età. Ovviamente, per quanto possibile.