Giornata mondiale dell’Epilessia: è necessario formare insegnanti e studenti su come gestire le crisi epilettiche

Oggi è la giornata mondiale dell’epilessia. Circa il 30% delle crisi epilettiche si manifesta in classe e nei due terzi dei casi la malattia si manifesta prima dei 12 anni. Educare la scuola a gestire bambini e ragazzi affetti da epilessia ne favorisce l’inserimento a scuola e ne migliora la qualità di vita. Ecco perché il progetto di formazione per insegnanti e adolescenti del Bambino Gesù quest’anno è già alla sua quarta edizione.
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Gaia Cortese 11 Febbraio 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

L’epilessia fa paura. Una crisi improvvisa ti coglie impreparato. Non sai come intervenire, cosa fare. Ma è meno spaventosa se la conosci e se sai come comportarti. Dall’avvio del progetto di formazione “La scuola non ha paura delle crisi”, promosso dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù nell’ambito delle iniziative coordinate in Italia dalla Lega Italiana contro l’Epilessia (LICE) per la Giornata Mondiale dell’epilessia, sono state ben 17 le crisi epilettiche gestite in classe. Oggi sono oltre un migliaio gli insegnanti, gli operatori scolastici e gli studenti formati che conoscono le corrette manovre di assistenza e che sono preparati a gestire una crisi convulsiva, senza ricorrere necessariamente all’ospedale.

Proprio oggi, in occasione della Giornata Mondiale dell’epilessia, per la quarta edizione del progetto “La scuola non ha paura delle crisi” il personale specializzato del Bambino Gesù incontra nuovamente la scuola per poter dire ancora una volta, tutti insieme: #epilessianonmifaipaura.

Cos'è l'epilessia

L'epilessia colpisce soprattutto i bambini. Nei due terzi dei casi, infatti, la malattia si manifesta prima dei 12 anni. Si tratta di una malattia neurologica che può derivare da una predisposizione genetica o da lesioni cerebrali. Solitamente si manifesta con crisi di vario tipo nei primi anni di vita e può anche avere effetti negativi sullo sviluppo psicomotorio o ricadute sul piano sociale. Sì, perché circa il 30% delle crisi epilettiche si manifesta in classe e almeno il 40% delle chiamate al 112 e al 118 da parte delle scuole è per un caso di epilessia.

Nel 90% dei casi una crisi dura meno di 2 minuti, ma è importante somministrare tempestivamente i farmaci specifici, non solo perché interrompono la crisi in atto, ma perché possono evitare un ricovero ospedaliero ed eventuali conseguenze sulla salute del bambino. Uno monitoraggio condotto durante le tre precedenti edizioni del progetto ha evidenziato come il 46% degli insegnanti abbia in classe almeno uno studente con epilessia e come il 37% delle scuole abbia avuto un episodio di crisi epilettica. Sono dati che non si possono ignorare e il progetto del Bambino Gesù si prende (meritatamente) il merito di trasmettere a tutte le persone coinvolte un maggior senso di sicurezza, nell’intervenire in caso di una crisi somministrando anche i farmaci d’urgenza.

Il centro per l'epilessia del Bambino Gesù

Ogni anno all’ospedale Pediatrico Bambino Gesù si registrano oltre 600 ricoveri per epilessia; dal 2010 ad oggi sono stati eseguiti più di 140 interventi chirurgici con un’ottima percentuale di successo: 7 bambini su 10 sono guariti completamente.

"È scientificamente dimostrato che educare la scuola alla gestione dei bambini e dei ragazzi affetti da epilessia ne favorisce l’inserimento in classe, migliora la loro qualità di vita, con ricadute positive anche sui livelli di ansia dei genitori, e riduce sensibilmente gli accessi non necessari al pronto soccorso – sottolinea il professor Federico Vigevano, direttore del dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione del Bambino Gesù -. Ancora oggi purtroppo, questi giovani sono vittime di pregiudizi e limitazioni in vari ambiti della loro vita. E’ per questo che discriminazione ed emarginazione vanno combattute con ogni iniziativa di informazione, formazione e sensibilizzazione possibile".

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.