I pericoli del turismo vaccinale: perché andare all’estero per ricevere il vaccino non è una buona idea

Cresce la domanda da parte di cittadini italiani per recarsi in Russia o in Serbia e ottenere il vaccino contro il Covid. Un fenomeno che non stupisce di fronte alla velocità con cui procede la campagna vaccinale nel nostro Paese, ma che nasconde diversi rischi relativi sia alla sicurezza che all’efficacia dei vaccini che si potrebbero ricevere.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Giulia Dallagiovanna 14 Aprile 2021
* ultima modifica il 16/05/2021

In Serbia, in Russia, ma anche verso il Vaticano o il Qatar, per chi può permetterselo. Sono le nuove mete che la pandemia ha reso appetibili non tanto per le indiscusse bellezze artistiche o naturali, quanto per la possibilità di ricevere il vaccino. Proprio così, ci sono intere famiglie o gruppi di amici che cercano di prenotarsi un viaggio all'estero (sì, tecnicamente lo Stato del Vaticano è estero) verso uno dei Paesi che sembra avere a disposizione dosi in abbondanza. Alcuni di questi hanno imposto limitazioni per riservare il farmaco solo a chi risiedeva o lavorava effettivamente entro il loro territorio, altri invece stanno cercando di lanciare una sorta di campagna di attrazione turistica per attrarre sempre più persone con la promessa di tornare in patria carichi di anticorpi contro il Coronavirus.

Ci sono già diverse agenzie di viaggi, italiane e straniere, che offrono possibili pacchetti per garantire al turista un'esperienza a tutto tondo, completa di vaccino e dell'intrattenimento classico di una vacanza. Va anche detto che, dopo mesi di fermo nelle attività, è comprensibile che le agenzie cerchino altre possibilità di lavoro, compatibili con la situazione che stiamo vivendo.

Si tratta di disperazione, naturalmente, di fronte a una campagna vaccinale che in Italia va a rilento e a tutto il caos della vicenda AstraZeneca. Il problema, però, è che questa corsa al vaccino può nascondere diversi pericoli, oltre a risultare poco equa nei confronti di chi non può comunque permettersi il viaggio. Proviamo a capire meglio allora come funziona il nuovo fenomeno del turismo vaccinale.

In Russia per lo Sputnik V

Il primo Paese che ha inaugurato il trend è stata la Russia. Già nell'agosto nel 2020, il Paese aveva annunciato la prima approvazione al mondo di un vaccino contro il Covid-19, sviluppato dal Centro Nazionale Gamaleya per l'Epidemiologia e la Microbiologia del Ministero russo della sanità. È stato chiamato simbolicamente Sputnik V, in onore al primo satellite della storia lanciato dall’Unione Sovietica alla fine anni ’50 durante la Guerra Fredda. Nè Ema, l'Agenzia europea per i medicinali, né FDA negli Stati Uniti lo hanno approvato. E non è dunque possibile utilizzarlo all'interno di questi territori.

Lo scorso 20 febbraio, però, sono stati pubblicati su The Lancet i risultati preliminari di uno studio di fase 3 nel quale veniva dimostrata un'efficacia del 91,6% nella prevenzione del Covid-19. Sulla base di questi dati promettenti, Ema ha effettivamente avviato una rolling review il 4 marzo. Ma nel frattempo è scoppiata una sorta di Sputnik-mania, originata sicuramente dall'esasperazione che ciascuno di noi sta provando per questa situazione.

Tra i primi a inaugurare il viaggio, Alessandro Ravaglioli, ingegnere di Rimini e militante nella Lega, che con la Russia condivide in realtà diversi legami. Russa è, ad esempio, sua moglie. Ma anche motivi di lavoro lo portano spesso nel Paese, dove qualche anno fa aveva anche la residenza. Al Resto del Carlino ha raccontato di essersi recato apposta in Russia per ricevere lo Sputnik e di non aver riportato nessun particolare effetto collaterale dopo la prima iniezione.

A luglio la Russia vuole inaugurare un programma pensato per turisti che vogliono ricevere lo Sputnik

E così in tanti si sono chiesti se non fosse possibile ripetere la stessa esperienza e ottenere il proprio vaccino. Non solo, ma l'account Twitter dello Sputnik V il 1 aprile ha condiviso un post assolutamente esplicito: "Dite ai vostri amici di seguire l'account di Sputnik V su Twitter! I nostri followers saranno i primi ad essere invitati in Russia quando partirà il programma per essere vaccinati con Sputnik V". Il suddetto programma dovrebbe avere inizio da luglio.

Verso la Serbia, dove si può scegliere

Mentre Ema non ha ancora approvato il vaccino russo, questo è già in uso in diversi altri Paesi, tra cui quelli che non fanno parte dell'Unione europea. La Serbia, ed esempio, è tra gli Stati più avanti nella campagna vaccinale assieme a Israele e Regno Unito. Nei giorni scorsi il Corriere della Sera aveva pubblicato la storia del conte Simone Avogadro di Vigliano, imprenditore 57enne che agli inizi di aprile ha ricevuto la prima dose del vaccino di Pfizer a Belgrado. L'uomo ha spiegato di essere costretto a viaggiare spesso per questioni di lavoro e di avere anche un ufficio proprio in Serbia. Nella paura che in Italia non sarebbe mai arrivato il suo turno, ha optato per il viaggio nel Paese fuori dall'UE e ha spiegato di aver anche potuto scegliere quale farmaco ricevere.

Detta così sembra il Paradiso, ma bisogna tenere presente che le scorte maggiori in Serbia sono relative a dosi di Sputnik V e di Sinovac, uno dei due vaccini prodotti in Cina. Inoltre, in seguito alla vicenda del conte sono tantissime le persone che hanno provato a raggiungere il Paese in macchina, dal momento che fino al 30 aprile i voli per Belgrado sono fermi, per ottenere gli anticorpi promessi. E così, la Serbia ha fatto sapere che al momento non era in grado di soddisfare tutte le richieste. Sul sito dell'ambasciata serba in Italia si legge infatti:

"La Serbia è attualmente impegnata sulla vaccinazione dei suoi cittadini, ma cercheremo di aiutare – tramite le donazioni dei vaccini nel prossimo periodo – gli amici e i vicini di casa nella lotta al corona virus. [….] Nel caso che nel prossimo periodo ci siano possibilità di vaccinare anche gli stranieri interessati (coloro che non dispongono della residenza in Serbia), la Serbia cercherà, con grande piacere e conformemente alle sue capacità, di venire incontro a tali richieste. In quel caso, faremo una tempestiva comunicazione al pubblico. Dobbiamo tuttavia sottolineare che in questo momento ciò non è possibile".

Per ora si può solo prenotare, accedendo al portale eUprava, che salverà la richiesta nel caso sarà possibile vaccinare anche gli stranieri.

L'estero dentro ai nostri confini

Non è detto che sia necessario affrontare un lungo viaggio per raggiungere un Paese al di fuori dei confini italiani. Tecnicamente anche San Marino e lo Stato del Vaticano sono "estero". Il primo, ad esempio, avendo visto che la campagna vaccinale italiana stentava a decollare, ha deciso di mettersi in proprio acquistando 37mila dosi di Sputnik. Così, le attenzioni dei vicini italiani si sono spostati sulla piccola Repubblica, che ha però messo in chiaro subito come le dosi fossero riservate ai residenti.

E poi c'è il Vaticano, dove chi non accetta di vaccinarsi rischia il licenziamento. Oltre ai residenti, il piccolo Stato della Chiesa ha deciso di immunizzare anche chi vi lavora e che quindi, con ogni probabilità, abita in realtà a Roma. Ci sono poi i 1.200 poveri ai quali Papa Francesco ha donato le dosi necessarie. Ma oltre a loro, nessun altro potrà approfittarne: i vaccini non saranno somministrati a turisti occasionali.

In Qatar e negli Emirati Arabi

Sembra che in Qatar e negli Emirati Arabi la vaccinazione possa far parte di uno speciale pacchetto vacanze per i turisti. Naturalmente, bisogna poterselo permettere: a costare non è solo il viaggio, ma anche il soggiorno che dovrà essere lungo almeno tre settimane considerando il tempo che deve trascorrere tra la prima e la seconda dose.

Le agenzie di viaggi

Alcune agenzie di viaggi hanno subito provato a intercettare la domanda in crescita. Lo ha fatto la norvegese WorldVisitor, ma anche la bolognese Eurasian Travel, che a Fanpage.it ha raccontato come ci fossero già 200 famiglie pronte a partire. Entrambe propongono pacchetti per la Russia e abbinano all'iniezione anche i classici tour battuti dai turisti in vacanza nel Paese. È possibile sia trascorrere un mese all'estero per ricevere entrambe le dosi, che scorporare in due soggiorni più brevi il periodo necessario per raggiungere l'immunità completa. Al momento, però, possono solo raccogliere le prenotazioni. Fino a quando l'Ema non autorizzerà lo Sputnik V infatti non sarà possibile organizzare ufficialmente viaggi nei quali si propone il vaccino.

Quale è il pericolo

Il problema principale è uno: quando si esce dall'Unione europea non si ha più nemmeno la garanzia che vengano effettuati tutti quei controlli previsti da Ema prima dell'approvazione di un farmaco. E questo può essere un problema sia per l'effettiva efficacia del vaccino che per la sua sicurezza.

La Slovacchia ha acquistato in proprio dosi di Sputnik, ma ha poi accusato la Russia di avergli venduto soluzioni differenti rispetto a quella su cui si basava lo studio di fase 3

Per capire meglio, ti potranno aiutare due esempi accaduti di recente. Il primo riguarda lo Sputnik che la Slovacchia, ignorando le raccomandazioni di Ema, aveva deciso di acquistare muovendosi in proprio. Non ha però mai somministrato davvero le dosi e, anzi, ha accusato la Russia di averle venduto soluzioni differenti rispetto a quelle su cui si basava lo studio pubblicato su The Lancet. Lo ha reso noto l'Istituto nazionale per il controllo dei farmaci (Sukl), dopo aver analizzato il contenuto delle fiale.

La Russia sostiene che si tratti di una fake news e, sempre attraverso l'account Twitter dello Sputnik V precisa: "Purtroppo in violazione del contratto esistente e in un atto di sabotaggio, l'Istituto nazionale per il controllo dei farmaci (Sukl) della Slovacchia ha fatto in modo che lo Sputnik V fosse testato in un laboratorio che non fa parte della rete dei laboratori ufficiali di controllo dei medicinali dell'Ue (Omcl) anche se questi erano disponibili. Il Sukl ha lanciato una campagna di disinformazione contro lo Sputnik e pianifica ulteriori provocazioni".

Per quanto riguarda l'altro vaccino non ancora utilizzato in UE, ovvero il cinese Sinovac, è stato proprio la Repubblica popolare ad ammettere che sia meno efficace rispetto agli altri in commercio. Il confronto era in particolare con quelli a mRNA di ultima generazione, Pfizer e Moderna. Gao Fu, del Centro nazionale di prevenzione e controllo delle malattie, ha dichiarato durante una conferenza a Chengdu che la Cina sta esaminando due opzioni per "per risolvere il problema legato all'efficacia non elevata dei suoi attuali vaccini". Nello specifico si chiedano se variare l'intervallo di tempo previsto tra una somministrazione e l'altra o se aumentare a tre il numero di dosi.

Ad ogni modo, si naviga a vista. Siamo tutti d'accordo sul fatto che la campagna vaccinale in Italia abbia incontrato tantissimi ostacoli tra il taglio alle consegne, la disorganizzazione o la cattiva condotta di alcune regioni e gli stop ad AstraZeneca. Ma né tu né io siamo medici e non abbiamo le competenze per capire se un vaccino sia sicuro ed efficace o meno. Non solo, come possiamo essere certi che la somministrazione avvenga con tutte le garanzie necessarie? Che in caso di reazione avversa grave sia stato predisposto tutto il necessario per intervenire subito? Insomma, tra le tante ragioni per fare un viaggio, forse il vaccino non è la migliore.

Fonti| Embassy of the Republic of Serbia – Rome; AdnKronos; Ansa; Account Twitter Sputnik V

Contenuto validato dal Comitato Scientifico di Ohga
Il Comitato Scientifico di Ohga è composto da medici, specialisti ed esperti con funzione di validazione dei contenuti del giornale che trattano argomenti medico-scientifici. Si occupa di assicurare la qualità, l’accuratezza, l’affidabilità e l’aggiornamento di tali contenuti attraverso le proprie valutazioni e apposite verifiche.
Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.