
L’ibuprofene è un principio attivo dotato di proprietà antidolorifiche ed antinfiammatorie. L’ibuprofene è stato sintetizzato per la prima nel 1964 partendo dall’acido fenilproprionico. Si notò che a basse dosi aveva attività antinfiammatoria mentre a dosi più elevate (600 mg) aveva attività analgesica. È stato commercializzato però solo negli anni ’70-’80 soprattutto fra i farmaci da banco riscuotendo subito un grande successo, poiché era sicuro, era più potente dell’acido acetilsalicilico e soprattutto meno lesivo sulla mucosa gastrica.
L'ibuprofene è presente in farmacia in diverse forme farmaceutiche es. compresse, compresse orosolubili, capsule molli, gocce, sciroppo, supposte, bustine, cerotti. A seconda del dosaggio potrai trovare i prodotti acquistabili senza obbligo di ricetta medica OTC ed quelli che necessitano di ricetta.Sicuramente li conoscerai come:
L'ibuprofene abbiamo detto essere dotato di proprietà antidolorifiche, antinfiammatorie e forse non sai, anche antipiretiche. Possiamo utilizzarlo in caso di:
L’ibuprofene agisce bloccando la produzione delle prostaglandine e mediatori dell’infiammazione. Ti ricordi quando abbiamo parlato del paracetamolo e di come questo non sia un antinfiammatorio? Ti ricordi che avevamo detto che interveniva una cascata di eventi a partire dall’acido arachidonico? L’ibuprofene agisce proprio inibendo l’azione degli enzimi ciclossigenasi in maniera non selettiva rispetto a COX-1 e COX-2. Ma rivediamo cosa succede nella cellula in seguito ad uno stimolo infiammatorio. Abbiamo visto che l’acido arachidonico è un fosfolipide di membrana a 20 atomi di carbonio, costituente del doppio strato fosfolipidico delle cellule.
Come vedi dall’immagine, dall’acido arachidonico partono due frecce che portano alla formazione degli eicossanoidi, una famiglia di composti a 20 atomi di carbonio che derivano dall’ossidazione dell’acido arachidonico. Gli eicosanoidi hanno uno spettro d’azione molto vasto, pertanto puoi capire quanto suoi inibitori, antagonisti ed olii precursori di origine animale e/o vegetale possano avere un forte ruolo terapeutico. Queste due frecce o vie enzimatiche hanno due nomi diversi, chiamate via della ciclossigenasi 1 e via della ciclossigenasi 2. La COX-1 o ciclossigenasi di tipo 1 è una molecola costitutiva, quindi sempre presente, in grado di generare prostanoidi i quali svolgono funzioni fisiologiche (es. protezione dell’epitelio gastrico). La via della COX1 genera prostaglandine e trombossani coinvolti nell’omeostasi gastrointestinale, renale e piastrinica. Questa via è molto importante per il corretto svolgimento di alcune reazioni fisiologiche. Pertanto, andando ad agire su questo enzima otteniamo quelli che sono gli effetti collaterali dei farmaci che inibiscono tale enzima, es. gastrolesitività tipica dei FANS. La COX-2 o ciclossigenasi di tipo 2 si attiva in caso di risposta immediata ad uno stimolo esterno generando prostanoidi in caso di patologie infiammatorie e tumorali. La COX2 va a stimolare il rilascio di prostaglandine e prostacicline mediatrici dell’infammazione.
È proprio su queste vie che intervengono gli antifiammatori FANS (farmaci antifiammatori non steroidei) come il nostro ibuprofene. I FANS vanno ad inibire il rilascio dei mediatori dell’infiammazione inibendo la cascata delle ciclossigenasi. L’ibuprofene è un inibitore non selettivo di cox 1 e cox 2, questo vuol dire che va ad agire su entrambe.
L’ibuprofene è presente in commercio in diverse forme farmaceutiche: dalle compresse alle bustine, allo sciroppo, alle supposte per bambini in modo da soddisfare le esigenze e le necessità di ogni paziente. È rapidamente assorbito dal nostro organismo, tanto che la sua massima concentrazione in circolo si raggiunge in 2 ore. Quando l’ibuprofene è in circolo è fortemente legato alle proteine plasmatiche andando ad interagire con molti farmaci (lo vedremo tra poco). Una volta metabolizzato a livello epatico, fornendo prodotti inattivi, è eliminato in circa 24 ore con le urine. È buona norma assumere l'iburpofene a stomaco pieno per evitare gli effetti collaterali del farmaco ma soprattutto di seguire la posologia indicata dal medico curante o dal pediatra. Dovrai assumere il medicinale a base di ibuprofene per il più breve tempo necessario per alleviare i sintomi e nella dose efficace più bassa. Di solito:
Questi sono i dosaggi standard, saranno poi il tuo medico od il pediatra ad adeguare il dosaggio del medicinale a seconda delle tue necessità. Ricordati di contattare il medico se non trovi beneficio entro un 3-5 giorni di terapia completa.
In queste fasi particolari della tua vita devi sempre chiedere consulto al tuo medico curante e/o alla tua ginecologa, saranno loro a valutare l'effettiva necessità del farmaco in relazione al rischio. Ricordati che i farmaci possono essere nocivi in qualsiasi momento della gravidanza: nel primo trimestre possono causare malformazioni congenite, nel secondo e terzo trimestre possono alterare la crescita e lo sviluppo del feto o avere effetti tossici. In caso di allattamento devi tener presente che la quantità che passa nel latte è raramente in grado di provocare effetti collaterali nel tuo bambino ma potrebbe provocare reazioni di ipersensibilità.
Ma quando è controindicato l’utilizzo di questo farmaco?
Come sai, ogni farmaco è in grado di causare effetti collaterali. Andiamo a vedere quali siano nel caso dell'ibuprofene divisi per organo/apparato:
Abbiamo visto come il meccanismo d'azione dell'ibuprofene coinvolga enzimi molto importanti. È proprio per questo suo meccanismo d'azione e per il suo legame con le proteine plasmatiche, che è in grado di interferire col meccanismo di altri farmaci. Le maggiori interazioni che ricordiamo sono:
L’ibuprofene è tra i farmaci più utilizzati in ambito pediatrico per tenere sotto controllo il dolore e l’infiammazione. È utilizzato in tutte quelle sindromi infiammatorie che non possono essere trattate col paracetamolo ad es. trattamento delle otiti, faringiti, laringiti, dolori articolari e muscolari. Inoltre, puoi darlo al tuo bambino quando ha la febbre e non risponde al trattamento col paracetamolo, od in associazione ad esso. Come ogni farmaco deve essere somministrato alla dose adeguata in base al peso e agli intervalli indicati dal pediatra.
Abbiamo detto più volte che i farmaci sono metabolizzati a livello epatico. L’enzima chiave nei processi di “distruzione” del farmaco è il CYP450. Molte molecole possono agire andando ad influenzare l’attività di questo enzima aumentando la sua produzione o riduzione della velocità di degradazione. L’attività, quindi, sul CYP 450 può influenzare l’azione farmacologica di altri farmaci. La concentrazione di alcol nel nostro organismo va ad influenzare l’attività e la funzionalità degli enzimi epatici. Sappiamo che chi abusa di alcol ha problemi al fegato e quindi questo può portare ad alterazioni nel funzionamento della catena metabolica del farmaco. Questo può portare non solo a danno d'organo (quindi danno epatico) ma anche a una diminuzione del metabolismo del farmaco che rimane in circolo per un tempo superiore aumentando quindi la sua tossicità nei nostri confronti.
Fonti| Katzung- Farmacologia clinica