Il bambino con “le ossa di vetro” cammina da solo per la prima volta in 11 anni

Un bambino di 11 anni è riuscito a camminare sulle proprie gambe per la prima volta nella propria vita. Dalla nascita, infatti, soffre di osteogenesi imperfetta: una patologie genetica che provoca un’importantissima fragilità ossea.
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Kevin Ben Alì Zinati 12 Dicembre 2023
* ultima modifica il 12/12/2023

Quanto durano undici anni? Dipende, ma se è il tempo che serve aspettare per muovere i primi passi nel mondo sorretti dalle proprie gambe, allora è tantissimo.

Undici anni non è solo l’età di Alex, un nome di fantasia per il protagonista di questa storia, ma anche lo stesso, lunghissimo, periodo di tempo che questo piccolo paziente ha dovuto aspettare per camminare per la prima volta nella propria vita.

La prima passeggiata, anche se almeno per ora con l’aiuto delle stampelle, Alex l’ha compiuta nei corridoi dell’Ortopedia Pediatrica dell’AOU Meyer IRCCS di Firenze, dove è stato seguito per affrontare la sua patologia, l’osteogenesi imperfetta.

Forse ne hai sentito parlare come “la malattia delle ossa di vetro” perché appartiene a quella famiglia di patologie genetiche che causa un difetto del collagene da cui dipende un’importante fragilità ossea.

Fino a ieri Alex riusciva a muoversi solo gattonando ma oggi, dopo quattro interventi e un lungo percorso di riabilitazione, ha finalmente potuto raddrizzare le gambe, piantare a terra i talloni e calpestare la terra con i propri piedi.

Nelle ultime settimane, il piccolo paziente era giunto al Meyer a causa dell’ennesima frattura della diafisi del femore, l’osso della coscia. Non si tratta, purtroppo, di una situazione nuova per Alex.

Le sue gambe hanno subito così tante fratture che negli anni l’hanno costretto a una curvatura a forma di sciabola sia delle cosce che delle gambe.

La grave deformità gli impediva, insomma, di muoversi in posizione eretta.

Attraverso i risultati di una angiotac agli arti inferiori, i medici del Meyer hanno studiato in modo approfondito il suo caso e prima di sottoporlo a una lunga serie di interventi si sono “allenati” con i modelli a grandezza naturale delle ossa deformi di Alex, ottenuti grazie alla stampa 3D.

Con queste simulazioni, i chirurghi hanno studiato ogni singolo dettaglio del caso di Alex, hanno imparato a memoria ogni passaggio chirurgico e sono così riusciti a programmare una serie di tagli mirati dell’osso (le cosiddette osteotomie) con cui hanno eliminato progressivamente la curvatura e raddrizzato le gambe.

Poi, anche grazie all’utilizzo di chiodi telescopici capaci di "allungarsi" e accompagnare la crescita fisiologica mantenendo nel contempo una "protezione interna" all'osso stesso, hanno letteralmente messo in piedi Alex. Che ora è pronto a fare da solo.

Fonte | AOU Meyer IRCCS di Firenze

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