Il problema della battuta di Trump sull’innalzamento dei mari è chi ne ride

“Non potete preoccuparvi del riscaldamento globale – ha detto Donald Trump durante un evento del Partito Repubblicano. – L’altro giorno qualcuno ha detto che gli oceani si alzeranno di tre millimetri nel corso dei prossimi 300 anni. Abbiamo problemi più gravi di questo. Avremo un po’ più di case sulla spiaggia: non è la cosa peggiore del mondo”. I suoi sostenitori ne hanno riso, ma i dati sono preoccupanti.
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Giulia Dallagiovanna 11 Luglio 2022

Non c'è da preoccuparsi se gli oceani si alzeranno, ha rassicurato l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel corso del raduno "Save America" organizzato dal Partito Repubblicano il 9 luglio ad Anchorage, Alaska. Non c'è da preoccuparsi perché lo "scenario peggiore sarà che avremo un po' più di proprietà con vista mare". Risate dai sostenitori.

Non c'è da preoccuparsi di questi tre millimetri ("un ottavo di pollice") in più. "Abbiamo problemi più gravi di questo", ha ricordato il tycoon.

E ha ragione. Dovremmo piuttosto capire come gestire i 40 centimetri – questi i numeri corretti – di aumento del livello dei mari entro il 2100. Ed è lo scenario migliore, perché secondo l'IPCC potrebbero diventare 80, se non operiamo subito una drastica riduzione delle emissioni climalteranti.

I primi a non preoccuparsi dovrebbero essere proprio gli Stati Uniti, dove nel 2021 gli oceani più caldi hanno favorito la formazione di urgani, tifoni e altri eventi estremi per un danno totale di 145 miliardi di dollari, come ha calcolato la compagnia assicurativa tedesca Munich Re. La cifra più elevata spesa finora dal Paese per contrastare le conseguenze del cambiamento climatico.

Dovremmo piuttosto prenderci gioco di questi avvertimenti, proprio come stanno facendo i 4,3 milioni di cittadini del Bangladesh colpiti dalle peggiori inondazioni degli ultimi 122 anni. Interi villaggi sommersi dall'acqua, scuole trasformate in rifugi d'emergenza e almeno 41 persone morte nel giro di un mese. Staranno forse deridendo chi sostiene la crisi climatica, assieme ai 119mila abitanti del Kiribati, un arcipelago destinato a scomparire nel prossimo futuro, inghiottito dal Pacifico. Proprio nel Kiribati è nato Ioane Teitiota, che nel 2013 è diventato famoso come il primo richiedente asilo climatico al mondo. La Banca Mondiale stima che entro il 2050 potremmo avere fino a 216 milioni di migranti climatici, provenienti soprattutto da Africa, Asia orientale e dall'area del Pacifico. Risate.

E sempre con atteggiamento di scherno, dovremmo iniziare anche in Italia a progettare le nostre case vista mare. La NASA suggerisce di evitare città come Venezia, Genova, Cagliari e Palermo. In meno di 80 anni, il livello del Mediterraneo, cresciuto di almeno 30 o 40 centimetri, avrà probabilmente sommerso interi quartieri. Per il progetto europeo Savemedcoasts-2, invece, la situazione è ancora più grave: 38mila chilometri quadrati di coste lungo la nostra Penisola sono in pericolo. Una superficie pari (quasi) a quella della Svizzera.

Il Forum C40 Cities ritiene che a livello globale 570 città costiere dovranno affrontare un aumento dei mari di oltre mezzo metro, se non interveniamo sulle emissioni di gas serra. 800 milioni di persone saranno in grave rischio. Il costo totale stimato per far fronte ai danni arriva a mille miliardi.

Viene quanto meno da sorridere guardando le proiezioni realizzate da Google Earth, in collaborazione con il gruppo scientifico indipendente Climate Central. Le grafiche propongono due scenari: +2 gradi e +4 gradi di aumento della temperatura globale rispetto all'epoca pre-industriale. Megalopoli come New York, Mumbai, Lagos, Rio de Janeiro perderanno intere aree. Shangai non esisterà più. A Londra faranno il bagno a Trafalgar Square.

E mentre ridiamo e il mare si alza, milioni di persone restano senza casa e si spostano verso le città più vicine, andando a ingrossare le fila dei più poveri. Aumentano disuguaglianze, disagio sociale, fame. Già oggi, molti dei conflitti in corso affondano le loro radici in un ambiente che sta diventando sempre più ostile. I flussi migratori del futuro saranno innescati dal cambiamento climatico.

Il problema non è tanto una battuta infelice, quanto le risate che la seguono. I negazionisti del cambiamento climatico agiscono instillando il dubbio che la versione ufficiale sia solo un punto di vista. E che altri scienziati, ugualmente titolati, la pensino all'opposto. Selezionano in modo arbitrario dati e porzioni di report e li condensano in una loro verità. E la diffondono, spesso tramite bot: programmi autonomi che possono pubblicare tweet, commenti sui social o interagire con altri utenti attraverso le chat. Deridono, sbeffeggiano e spesso insultano chi prova a mostrargli che l'erosione delle coste esiste, che il Po è davvero in secca, che il caldo aumenterà sempre di più. Votano chi li rassicura che potranno continuare a vivere come se niente fosse. Mentre un'asteroide precipita sulle nostre teste, loro guardano ostinatamente in basso. Ridendo.

Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…