Il prof Pregliasco fotografa l’influenza: “È arrivata in anticipo e oggi è già arrivata al picco, ma bisogna vaccinarsi”

Due anni di mascherine e distanziamento ci avrebbero resi più suscettibili all’influenza, che si è comunque presentato in anticipo rispetto alle stagioni precedenti. Ma non si tratta di un virus “più aggressivo”: secondo il virologo la sua presenza è predominante rispetto agli altri agenti virali tipici dell’inverno.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 22 Dicembre 2022
* ultima modifica il 22/12/2022
In collaborazione con il Prof. Fabrizio Pregliasco Virologo dell'Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario dell'Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano

Due anni di pausa sono bastati, così al terzo giro è tornata a fare il suo «lavoro», pure «meglio» di quanto non avesse fatto in precedenza. L’influenza stagionale insomma si è ripresentata e in questi mesi si è intrufolata dentro le nostre case, gli uffici e le vacanze di Natale con un’insistenza insolita.

La prova arriva dalla rete Influnet, secondo cui l’incidenza delle sindromi influenzali – tra cui spicca la famosa “australiana” – nella 49esima settimana (5-11 dicembre) si aggirava a 15,5 casi per mille assistiti, attestandosi nella fascia di intensità alta. I contagi sono stati trasversali e stabili in tutte le fasce d’età, con una maggior rilevanza tra i più piccoli, in particolare i bambini al di sotto dei cinque anni: qui l’incidenza è pari a 50,6 casi ogni mille. Numeri che secondo la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, sarebbero più elevati rispetto alle ultime 14 epidemie influenzali.

Fotografando l’attuale quadro influenzale viene quindi spontaneo chiedersi cosa abbia contribuito a rafforzarne l’impatto. Secondo il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario dell'Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, gli ultimi inverni di mascherine e distanziamento sociale ci hanno tenuti al riparo dal Covid-19 e dall’influenza ma, di riflesso, hanno preparato il terreno per questa rinvigorita ondata epidemica: “Sono due anni che l’influenza non circola e questo ha ridotto la nostra copertura contro di essa. L’abbiamo capito ancora meglio con Sars-CoV-2: i virus mutano e diventano abili a schivare le difese immunitarie dovute a una pregressa infezione. Essendoci ammalati meno di influenza negli anni scorsi oggi siamo più suscettibili”. 

A ciò bisognerebbe aggiungere anche le condizioni meteorologiche favorevoli: l’abbassamento delle temperature ne avrebbe infatti contribuito alla diffusione.

Che quest’anno l’influenza potesse colpire con maggiore forza era nelle previsioni di virologi ed esperti. Fai attenzione: non significa però che il virus dell’influenza oggi sia più aggressivo e i sintomi più pesanti. L’influenza è sempre uguale e si contraddistingue principalmente per la brusca insorgenza della febbre oltre i 38°, almeno un sintomo respiratorio e uno di carattere generale, come la spossatezza.

A cambiare, semmai, sono la dimensione numerica dei casi e il contesto in cui si diffonde. Elementi che di fatto ne amplificano l’effetto complessivo. “Durante l’inverno chiamiamo influenza infezioni derivanti da 262 virus, quindi il termine diventa una definizione a ombrello sotto cui rientrano condizioni simili ma diverse – ha spiegato il professor Pregliasco – In una stagione normale la vera influenza si mescola a tutti gli altri virus. Quest’anno però la sua presenza è predominante e quindi c’è una concezione di aggressività maggiore”. 

A sorprendere gli esperti, piuttosto, è stato l’anticipo con cui si è presentata. Anziché fare la sua apparizione come di consueto tra dicembre e gennaio, già nel mese di novembre aveva cominciato a diffondersi tra la popolazione, ancora sguarnita di protezione dal momento che la campagna di vaccinazione era appena iniziata. “Ogni anno non è ben chiaro quale sia l’interruttore che la fa scattare. Sicuramente ruolo importante lo gioca il caso ma anche le condizioni ambientali favorevoli sono importanti. Ultimamente stiamo osservano che l’influenza scatta quando c’è uno sbalzo di temperatura notevole, con un abbassamento poi che resta costante nel tempo”.

È arrivata così in fretta, insomma, che già alla 50esima settimana (quindi tra il 12 e il 18 dicembre) avremmo già raggiunto il picco stagionale, generalmente previsto invece per la 52esima settimana (quindi fine dicembre) o tra la fine di gennaio e l’inizio febbraio.

La coesistenza di diversi agenti virali – tra cui non devi dimenticare anche il Covid-19 – ha sicuramente complicato il quadro epidemiologico attuale e, inevitabilmente, non ha aiutato il lavoro di medici e farmacisti. Sotto i colpi dell’influenza, migliaia di cittadini hanno riempito le farmacie, lasciando i loro scaffali semivuoti e i farmacisti intenti ad ingegnarsi per sopperire a una drammatica carenza di medicinali. In Lombardia, per esempio, per una o due settimane c’è stata la latitanza di farmaci come l’ibuprofene o gli antifiammatori.

“Ma non parlarei di allarme. Adesso tutti i prodotti stanno arrivando. Si tratta di una situazione normale se si pensa che oltre all’influenza quei farmaci servono per tenere a bada anche altre condizioni oggi largamente diffuse, come il Covid-19” ha spiegato la dottoressa Annarosa Racca, presidente di FederFarma Lombardia, secondo cui una soluzione alla carenza di farmaci c’è comunque sempre stata.

“In Italia da ormai 15 anni c’è una larghissima diffusione dei farmaci generici. Questi – ha aggiunto – permettono che di un prodotto ci siano tante aziende che lo producono e lo commerciano. Nelle settimane scorse, per esempio, mancava il brufen 400mg, eppure erano disponibili quello da 600, da 800, da 200 e 50 marche almeno producono l’equivalente”. 

I generici possono destare qualche ingiustificato sospetto in più negli utenti, affezionati a uno specifico prodotto o a una marca in particolare, ma permettono quasi sempre di esaudire le richieste.

“La resistenza ai farmaci equivalenti oggi si è un po’ abbassata. Il merito è della buona politica a sostegno dei generi effettuata in questi anni. Credo che la Lombardia sia una delle regioni dove se ne usano di più. Una certa quota di persone, soprattutto anziani, mantengono comunque una certa diffidenza ma negli anni questa tendenza è diminuita. Anche perché si tratta di farmaci approvati da Ema e Aifa, quindi estremamente sicuri” ha chiosato la dottoressa Racca.

Il dilagare dell’influenza «vera» insieme alla diffusione di altri agenti virali (dal virus Respiratorio Sinciziale ai Rhinovirus; dagli altri coronavirus umani ai virus Parainfluenzali) oggi rende la situazione sicuramente più complessa. È più difficile insomma non solo riconoscere quale infezione ci ha colpiti e quindi come trattarla, ma anche affrontare in serenità le imminenti festività natalizie.

Per il professor Pregliasco c’è una sola soluzione, vaccinarsi. Ad oggi non c’è stato un entusiasmo notevole verso l’antinfluenzale. Il primo anno di pandemia c’era stato un notevole passo in avanti, avevamo addirittura raggiunto il 64% della popolazione, ma già l’anno scorso ci siamo fermati al 54%. E ora sembra esserci una certa stanchezza vaccinale, sia per il Covid-19 che influenza, quando invece sono entrambe fondamentali. Soprattutto per i fragili”.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.