Il sacrosanto diritto di scegliere se vivere o morire

La questione non è se sia giusto vivere o morire. Deve però esistere il diritto di scegliere, affinché ognuno possa prendere la sua strada. In modo legale, sereno e dignitoso.
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Simona Cardillo 22 Settembre 2019

La vita è sacra. Nel difficile dibattito sul fine vita, però, il nodo sta nel capire quale sia il limite di dignità oltre il quale un’esistenza diventi ingiustizia. E se la vita è di per sé il dono più grande che ognuno possa ricevere, ci sono circostanze in cui diventa sofferenza e tormento. Fisico, prima di tutto. Umano, nel suo complesso. Irreversibile, nella maggior parte dei casi.

Ed è proprio in quei casi che dovremmo chiederci: chi siamo per decidere cosa sia giusto o meno? Chi siamo per sentenziare sulla vita, o peggio sulla non-vita, di un essere umano?

Troppo spesso si usano espressioni come "diritto alla vita" o "diritto alla morte". Come se si trattasse semplicemente di vivere o morire. Ebbene, il punto non è affatto quello. Non ha senso sentenziare arbitrariamente che una persona debba continuare a esistere e un'altra invece abbia il diritto di andarsene, perché (magari) non riesce più a respirare, parlare, nutrirsi autonomamente. Quello che manca nella nostra mediocre mentalità “italianotta” è il diritto di scegliere.

Ogni individuo deve poter decidere se e in quali condizioni porre fine alla sua esistenza, in modo dignitoso e soprattutto legale. Sono imprescindibili dei limiti certi e poco interpretabili che definiscano il perimetro del diritto di scegliere.

Le campagne pubblicitarie viste di recente sui muri delle nostre città enfatizzano (in modo inopportuno e provocatorio) questo aspetto: non si può scegliere di morire per depressione, tristezza o perché si è vittima di bullismo o violenza.

Analogamente, però, non si può obbligare un paziente terminale o degenerativo a condurre un'esistenza priva di possibilità di miglioramento. O peggio ancora non lo si può mettere in condizione di morire all'estero o illegalmente in Italia.

È lo Stato, nella figura del legislatore, che ha l’inderogabile dovere di fornire a quel paziente e ai suoi cari tutti gli strumenti affinché egli sia libero di scegliere. Se continuare a vivere finché il suo corpo non lo abbandonerà fisiologicamente, oppure porre fine alle sue sofferenze in maniera legale e dignitosa. Nel suo Paese e circondato dai suoi affetti.

Perché serve un grande coraggio, sia per vivere sia per morire. Nessuno può dire cosa sia corretto e cosa no, ma tutti devono avere il diritto di scegliere.

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Giornalista di professione, curiosa per passione. Amo scoprire cose nuove, andare al di là delle apparenze e conoscere i fatti in altro…