Il virus Hiv è tornato: ancora tanti contagi e aumenta il pericolo tra gli adolescenti

Nel 2019 ci sono tutti gli strumenti necessari per contrastare l’Hiv e fermare l’epidemia. Eppure, solo in Italia, si registrano migliaia di nuovi casi ogni anno e non si può dire con precisione quante persone siano sieropositive senza saperlo. I dati sono un argomento noioso, è vero, ma questi ti sorprenderanno.
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Giulia Dallagiovanna 5 Ottobre 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Era la fine degli anni '80 quando in Italia venivano organizzate le prime campagne informative contro l'Hiv e l'Aids. Il ministero della Salute, che allora si chiamava ministero della Sanità, iniziò nel 1988 con dei cartelloni a mettere in guardia contro il rischio di contagio a seguito di rapporti sessuali non protetti con persone già infette. Due anni dopo, anche in televisione vennero trasmessi degli spot che oggi rimangono celebri per lo slogan scelto, "Aids: se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide", e per l'alone viola che rappresentava il passaggio del virus da un individuo a un altro. L'impatto, anche emotivo, lasciò il segno e il numero di nuovi casi di persone sieropositive piano piano diminuì. Poi, nel corso del tempo, ce ne siamo un po' tutti dimenticati. E l'epidemia ha ricominciato a diffondersi. Oggi la media in Italia è tra i 3.500 e i 4mila nuovi casi all'anno, secondo quanto è stato confermato anche all'edizione 2019 dell'Italian Conference on AIDS and Antiviral Research.

I farmaci antiretrovirali, entrati in commercio a partire dal 1996, hanno permesso di ottenere risultati sorprendenti. Se una persona rimane aderente alla terapia, diminuisce drasticamente la carica virale dell'Hiv fino al punto che l'infezione può essere tenuta sotto controllo e si può avere una buona qualità della vita. Non solo, ma non si rischia nemmeno più di contagiare il proprio partner e, in generale, qualcun altro.

Da un lato, quindi, l'Aids fa meno paura. Dall'altro, paradossalmente, continua a essere attorniata da una buona dose di pregiudizi. E così, sarà la convinzione che solo chi frequenta cattive compagnie e abbia una vita sessuale disordinata possa contrarla, sarà che abbiamo abbassato la guardia in generale, il virus è tornato a circolare.

La fascia più colpita è quella dei giovani che hanno un'età compresa tra i 25 e i 29 anni. E secondo quanto emerge da un'indagine Eurispes, la ragione principale è che circa un ragazzo su 10 non utilizza mai il preservativo. Solo il 39,9% degli intervistati infatti si accerta che il rapporto sessuale sia protetto, mentre il restante 60,1% adotta comportamenti meno prudenti, quando non del tutto a rischio.

Solo in Italia si segnalano tra i 3.500 e i 4mila nuovi casi all'anno

Ma il panorama purtroppo è ben più variegato di così. Uno studio pubblicato nel 2018 avanzava l'ipotesi che ci fossero addirittura 15mila italiani che avevano contratto il virus ma non erano ancora stati diagnosticati. E il problema emerge soprattutto tra le giovani generazioni, che ancora non hanno compiuto 18 anni. Sembra infatti che circa la metà di loro non utilizzi nessuna protezione durante un rapporto sessuale e non è così immediato scoprire se abbiano contratto il virus oppure no, dal momento che sottoporsi al test per l'Hiv significa, al momento, chiedere il permesso ai genitori. Ed è difficile vincere l'imbarazzo per sostenere una conversazione di questo tipo.

Un nuovo dato riguarda invece chi ha già compiuto 50 anni. Sembra infatti che in questa porzione di popolazione, il virus abbia ricominciare a mietere vittime e l'incidenza aumenti del 2% ogni anno.

Se pensi che siamo nel 2019 e che esistono tantissimi strumenti di prevenzione, questi numeri suonano davvero assurdi. O forse no. Se da un lato è vero che ti sei dimenticato dell'Aids, dall'altro va detto che non è del tutto colpa tua. Le campagne di informazione sono diminuite e non vanno oltre qualche spot sporadico che invita a ricordarsi il preservativo. Mancano invece interventi più mirati nelle scuole e a livello politico, perché cambi la cultura e non solo i comportamenti.

I pregiudizi sull'Hiv, che poi sono strettamente intrecciati a quelli nei confronti delle categorie più a rischio (omosessuali uomini, prostitute, gigolò, transgender e tossicodipendenti), hanno portato ad evitare del tutto l'argomento. Così, non solo non si utilizza il preservativo, ma non si effettua il test e non ci si sottopone subito alla terapia antiretrovirale. È vero che di Aids si muore sempre meno, ma questo risultato è stato possibile proprio grazie ai nuovi farmaci e alla prevenzione. Al momento, l'unica vera difesa contro l'epidemia, è l'informazione, a tutti i livelli.

Fonte| Lila

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