In Brianza la prima autofficina cooperativa (ma soprattutto sociale): è l’unica in Italia

C’è chi si dimentica di fare la pausa caffè e bisogna ricordarglielo. E poi c’è chi si presenta sul posto di lavoro sempre in anticipo. La prima autofficina cooperativa è davvero più di una semplice officina dove riparare auto e moto. Qui le persone svantaggiate crescono professionalmente e umanamente. I clienti lasciano il loro feedback su una bacheca e trovano caffè e brioche per ingannare l’attesa.
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Gaia Cortese 7 Luglio 2019

Un controllo al livello dell’olio, la sostituzione dei pneumatici o una revisione al motore. Porti la tua automobile a riparare o per un ordinario controllo e scopri di trovarti in qualcosa di più di una semplice autofficina. Non solo perché di mattina trovi caffè e brioche a farti compagnia durante l’attesa, ma perché questo garage è un’autofficina cooperativa (e vedremo, anche solidale), la prima e unica in Italia.

Il garage cooperativo è stato inaugurato un anno fa a Brugherio, in provincia di Monza e Brianza, e dà l’opportunità a persone svantaggiate di formarsi professionalmente e di potersi inserire nel mondo del lavoro. Gestito dalla Cooperativa Sociale Onlus Coopwork, al momento l’officina impiega tre persone con disabilità di tipo cognitivo.

“L’opportunità è nata nel momento in cui questo garage è rimasto abbandonato in seguito alla chiusura dell’attività del concessionario auto a cui era legato – spiega Elio Tumiati, Amministratore Delegato di Coopwork -. Lo scopo della nostra cooperativa sociale è quello di non rimanere legato ai classici settori storici delle cooperative (manutenzione del verde, pulizie, ecc), ma di creare i contesti adatti per proseguire nella nostra mission, ossia inserire nel mondo del lavoro persone svantaggiate, con bassa professionalità e/o scolarità, che hanno bisogno di un accompagnamento dedicato”.

Com’è lavorare con dipendenti disabili?

“Non vedo tutta questa differenza – risponde Giovanni Iannello, il capofficina -. Ho lavorato per vent’anni in un’azienda tedesca, con persone cosiddette normali, e forse era peggio (sorride, ndr). Voglio dire che ci sono persone ben più ottuse. A volte è davvero difficile definire chi sia “normale” e chi non lo è. In officina ho modo di vedere la professionalità della persona già dopo una settimana di lavoro, capisco subito se una persona è in grado di evolvere o no”.

Un bilancio del primo anno di attività?

"L’anno di avvio è sempre un anno piuttosto difficile – continua Elio -. Volevamo prima di tutto, dare un’immagine diversa della solita autofficina. Definirla solo cooperativa è riduttivo perché è anche sociale. Vogliamo sensibilizzare e coinvolgere i cittadini su tematiche sociali come la prevenzione dell’abuso di alcolici o il superamento degli stereotipi di genere attraverso laboratori pratici di riparazione auto e moto tenuti da un meccanico e da una giovane assistente.

Attraverso simulatori di guida in stato di ebbrezza, pannelli e materiali interattivi l’autofficina promuove anche la prevenzione dell’abuso di alcolici. Credits photo: Silvia Marabese

Andrea lavora con noi dallo scorso febbraio. Ha solo 20 anni, ma al momento dell’assunzione aveva già 3 anni di esperienza in officina. Ha unito lavoro e passione, perché per hobby corre sulle moto da cross. Condivide la sua passione con la sua ragazza, Haynoa, 20 anni anche lei, che non ci pensa due volte a sporcarsi le mani per riparare una moto. Avere una donna giovane in autofficina, che possa abbattere le barriere legate al genere, è il prossimo passo che vuole fare l’autofficina cooperativa".

Come si pongono le aziende quando si parla di assunzione di un disabile?

"Quando facciamo l’inserimento di alcune persone disabili, le aziende sono un po’ spaventate, ma all’interno della cooperativa abbiamo responsabili appositamente certificati per l’inserimento lavorativo – spiega Elio -. Le persone inserite in azienda devono seguire un percorso di tutoraggio, all’interno del quale emergono le caratteristiche personali, i punti di forza e di debolezza. Se dovessero nascere dei problemi di rendimento o di tipo relazionale si interviene, ma questi tipi di problemi li hanno un po’ tutte le aziende dove lavorano le persone cosiddette “normali”.

Credits photo: Silvia Marabese

Quali tipi di disabilità sono compatibili con la vita in autofficina?

“Nell’ambito di un’autofficina difficilmente si ha a che fare con una disabilità fisica, proprio per il tipo di lavoro che si deve fare. Noi ci orientiamo di più sulla disabilità di tipo emotivo o psicologico – risponde il capofficina Giovanni -. Tra le persone che lavorano per noi, per esempio, abbiamo in genere quella persona che impara a fare una cosa e fa solo quella, questo è l'unico limite. Può avere qualche difficoltà a cambiare il proprio metodo di lavoro o magari ad aggiungere un compito in più, ma queste persone più fragili da un punto di vista psicologico o emotivo, mostrano poi una costanza, una puntualità e una precisione davvero ammirevoli".

I problemi più frequenti da gestire?

"Sono persone che arrivano troppo presto sul posto di lavoro o che addirittura tendono a non fare neanche una pausa nell’orario lavorativo – racconta Giovanni -. Tuttavia sono anche persone che grazie al fatto di avere finalmente un lavoro, iniziano ad uscire di casa, prendono la patente e magari acquistano per la prima volta un’automobile. Persone che all’inizio non riescono neppure a guardarti negli occhi, ma che poi iniziano a scherzare e a fare battute (quando si ricordano di fare una pausa, ndr)".