La catastrofe di Baia Mare: quella notte del 2000 in cui 100.000 metri cubi di cianuro e metalli contaminarono le acque della Romania (e non solo)

Un disastro ambientale avvenuto 21 anni fa in Romania ha provocato la dispersione di cianuro e metalli pesanti che hanno contaminato le acque della zona arrivando fino all’Ungheria e al mar Nero.
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Rubrica a cura di Sara Del Dot
18 Gennaio 2021

È ricordata come la più grave catastrofe ambientale dell'Europa dopo Chernobyl. Quello avvenuto nella cittadina di Baia Mare a nord ovest della Romania ormai 21 anni fa è stato un incidente molto grave che è costato la compromissione dell’acqua potabile per milioni di persone e la perdita della biodiversità acquatica di gran parte del Paese. Nel primo articolo su questa nuova rubrica, potrai conoscere una storia da cui abbiamo molto da imparare.

L’incidente

La notte del 30 gennaio del 2000, dopo diverse ore di piogge torrenziali, uno squarcio nella sommità dell’argine della diga di un bacino di decantazione di una miniera di metalli pesanti per l’estrazione dell’oro ha provocato la fuoriuscita di centinaia di migliaia di metri cubi di metalli pesanti e cianuro di sodio, sostanza usata per separare l’oro dagli altri metalli.

Queste sostanze altamente contaminanti si riversarono nei corsi d’acqua circostanti, uccidendo la biodiversità e la vita acquatica e compromettendo l’acqua potabile di milioni di persone. Si calcola che siano state circa 50-100 le tonnellate di cianuro di sodio scivolate nei fiumi Somes, Tibisco e Danubio, raggiungendo poi il mar Nero e anche i corsi ungheresi.

Cause

Le condizioni climatiche estreme che hanno interessato la zona della diga in quei giorni favorirono, anzi, provocarono il disastro. A questo però si aggiunge la mancanza di controlli e il rischio non calcolato, anche se il cantiere aveva a disposizione tutte le autorizzazioni necessarie, quindi era per lo Stato completamente in regola.

Conseguenze

Quando a essere colpite sono le falde acquifere le conseguenze di un disastro ambientale, non è difficile da immaginare, possono essere devastanti. Infatti, oltre alla moria di centinaia di migliaia di tonnellate di pesce e vita acquatica, venne contaminata l’acqua potabile in 24 località e per oltre 2 milioni di persone fu interrotta la fornitura della stessa. Oltre 1.400 tonnellate di pesce morto furono raccolte e la sopravvivenza di diverse specie risultò compromessa.

Per arginare il danno da contaminazione, venne diluito ipoclorito di sodio, che avrebbe consentito di rendere innocui i sali tossici attraverso l’ossidazione. Dopo il disastro tutte le misure di controllo e monitoraggio vennero migliorate, intensificate e implementate.

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Sono nata e cresciuta a Trento, a due passi dalle montagne. Tra mille altre cose, ho fatto lunghe passeggiate nel bosco altro…