La Cina torna sui suoi passi: è ancora vietato il commercio di ossa di tigre e corni di rinoceronte

Allarme rientrato. Il governo cinese ci ripensa e non intende più allentare il divieto di commercializzazione di ossa di tigre e corni di rinoceronte. Merito delle proteste degli ambientalisti di tutto il mondo?
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Gaia Cortese 15 Novembre 2018

Nel mese di ottobre il governo cinese aveva annunciato un allentamento del divieto imposto nel 1993 sulla commercializzazione di ossa di tigre e di corno di rinoceronte, con lo scopo di consentirne l’uso a scopi medici e scientifici. Corni e ossi, infatti, sono molto apprezzati nella medicina tradizionale cinese e, se il divieto fosse stato reso meno stretto, queste parti di animali, con la scusa di provenire da allevamenti o di essere utili in qualche modo "alla ricerca medica e alla guarigione" sarebbero tornate liberamente in commercio.

Nel 1993 invece, sia le ossa di tigre che il corno di rinoceronte erano stati rimossi dalla farmacopea della medicina tradizionale cinese e nel 2010 la Federazione Mondiale delle Società di Medicina Cinese aveva rilasciato una dichiarazione che esortava a non utilizzare le ossa di tigre o altre parti di specie in via di estinzione.

Fortunatamente l'allarme è rientrato. Il vicesegretario generale esecutivo del Consiglio di Stato cinese, Ding Xuedong ha infatti annunciato in una dichiarazione rilasciata alla stampa e riportata dall'agenzia Xinhua, che i “regolamenti per la realizzazione” del nuovo bando allentato “sono stati rimandati dopo uno studio”. E per chiudere, il vicesegretario cinese non ha mancato nel rivendicare i successi “riconosciuti dal mondo” da parte di Pechino in ambito ambientale.

Non si può nascondere che l'annuncio della deroga parziale al divieto di commercio aveva suscitato le proteste degli animalisti in tutto il mondo. È possibile che anche questo abbia influito sulla retromarcia del governo di Pechino?

Il WWF, che nei giorni scorsi aveva manifestato molta preoccupazione per l’improvviso annuncio della Cina, ha commentato positivamente la decisione di non procedere con la revoca del divieto: "La Cina ha risposto positivamente alle reazioni internazionali: permettere il commercio di parti, prese anche da animali in cattività, avrebbe potuto avere un impatto devastante sulle popolazioni di rinoceronti e tigri – ha affermato Margaret Kinnaird, leader del WWF Wildlife Practice -. Questa mossa aiuta a mantenere il ruolo di leadership che la Cina ha assunto nell'affrontare la lotta al commercio illegale di animali selvatici e nel ridurre la domanda del mercato".