“La nostra esistenza dipende dal mare. Proteggiamolo.” L’appello di Mariasole Bianco per salvare gli oceani

Mariasole Bianco, biologa marina, oceanografa, presidentessa di Worldrise Onlus e DonnAmbiente 2019 ci parla del mare. Della sua importanza nelle nostre vite e del ruolo che noi giochiamo nella sua tutela e salvaguardia. Perché ogni cosa che facciamo dipende dal mare ed è nostro dovere proteggerlo.
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Sara Del Dot 21 Gennaio 2020

“Gli oceani sono il motore della vita sul Pianeta, regolano il clima e la temperatura della Terra. Sono anche il polmone blu del nostro pianeta, infatti più del 50% dell’ossigeno che respiriamo viene dal mare”.

Biologa marina, oceanografa ma anche co-fondatrice e presidentessa di Worldrise Onlus, Mariasole Bianco da anni gira il mondo per diffondere l’importanza della tutela degli oceani e delle creature che li abitano. Attività che le ha valso la nomina di DonnAmbiente 2019.

L’oceano, infatti, non solo è la casa (in gran parte ancora inesplorata) di quasi l’80% delle specie viventi, ma si occupa anche di mantenere sotto controllo la temperatura del Pianeta, assorbendo un terzo dell’anidride carbonica che produciamo e donandoci il 50% dell’ossigeno che respiriamo. In più, rappresenta fonte di sostentamento e di vita per milioni di persone in tutto il mondo.

Sono cose che forse prima d’ora non sapevi, ma che Mariasole da anni cerca di divulgare il più possibile per aumentare la consapevolezza delle persone riguardo la responsabilità nei confronti dei cambiamenti che stanno colpendo la Terra e di cui il mare è una vittima prediletta.

“Fino a qualche anno fa quando si parlava di cambiamenti climatici l'oceano non veniva praticamente quasi mai nominato. E questo è sbagliatissimo perché l'oceano è stato fino ad oggi il nostro più grande alleato nella lotta ai cambiamenti climatici.”

Cambiamenti climatici  che, se non verranno arginati in tempo, potrebbero avere conseguenze devastanti.

“Dalla rivoluzione industriale ad oggi le acque dell’oceano sono per il 16% più acide, e se andiamo avanti così a fine secolo saranno del 170% più acide. Con quel livello di acidità e di ph i coralli praticamente si scioglierebbero in 6 mesi. Pensate alle barriere coralline come le nostre grandi metropoli: occupano lo 0,01 per cento dei fondali marini, ma ospitano il 25% della biodiversità marina. Praticamente una specie su quattro non esisterebbe se non ci fossero le barriere coralline.”

Senza contare il grande e forse più evidente problema che abbiamo causato al mare e di cui ci siamo accorti troppo tardi: l’inquinamento da plastica. Cosa fare quindi? Come aiutare il mare a guarire, salvando lui, i suoi abitanti e anche noi stessi?

“Noi possiamo ancora sistemare le cose, e la soluzione è proprio sotto i nostri occhi: il mare. L’oceano è uno strumento che possiamo usare per riparare il nostro clima danneggiato. E c’è un'altra buona notizia: l’oceano ha una capacità in immensa di rigenerarsi, ma solo se glielo lasciamo fare. E possiamo lasciarglielo fare attraverso quelle che si chiamano le aree marine protette.”

Luoghi in cui i pesci possono vivere in sicurezza, riprodursi e allargare gli stock, essere pescati nella giusta quantità e nella giusta dimensione senza essere sovra-sfruttati o pescati troppo piccoli, senza depauperare i banchi o gli stock. Una soluzione che rappresenterebbe un piccolo passo verso una gestione del mare più rispettosa e consapevole.