La stimolazione magnetica transcranica: il nuovo metodo che promette di “cancellare” le dipendenze dal nostro cervello

Si chiama TMS ed è un sistema basato sulla generazione di un campo magnetico a ridosso di determinate aree del cervello in grado di trattare praticamente tutte le forme di dipendenza, da quello per le sostanze stupefacenti fino a quelle legate al gioco d’azzardo.
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Kevin Ben Alì Zinati 6 Giugno 2023
* ultima modifica il 06/06/2023
Intervista al Prof. Stefano Pallanti Fondatore dell’Istituto Neuroscienze di Firenze e direttore del Centro Neuroscienze della Salute presso Zucchi Wellness Clinic di Monza

Un tiro insieme agli amici di sempre, che già ne fanno uso e ti offrono lo spinello come se fosse la cosa più normale da fare tra una bevuta e l’altra. Poi arriva la striscia di polvere bianca, messa lì sul tavolo perché "che vuoi che ti faccia", anzi "vedrai che così la serata sarà ancora più cool". Si inizia sempre così: per provare.

Avvicinarsi all’universo della droga spesso è una scelta. Molte volte dettata, forzata, quasi indotta dalle circostanze esterne che ci pesano addosso come macigni ma pur sempre una decisione il cui impulso in origine parte nel nostro cervello.

Quando però si viene presi per i piedi e trascinati giù, nel vortice della dipendenza, allora lì non si sceglie più. Decidere diventa quasi impossibile: c’è qualcun altro che lo fa al posto tuo, qualcos’altro di poco definito ma estremamente forte e persuasivo prende il timone della tua vita e indica la rotta.

In un primo momento, le droghe creano piacere, gratificazione, estasi, euforia, sembrano allargare gli orizzonti e rendere invincibili. Poi però generano assuefazione, creano un attaccamento, alterano lo stile di vita, la distruggono. Come quella da sostanze – che rappresentano l’esempio più classico e forse anche quello più raccontato e paradossalmente più «accettato» – ci sono poi tutte le altre dipendenze che spesso finiamo per dimenticare.

Dall’alcol al fumo, dai videogiochi ai social fino alle slot machine. Ci sono le dipendenze di tipo emotivo e comportamentale, quelle da chirurgia estetica, dalla corsa o dai cibi, come il cioccolato.

Quando sono loro manovrare le nostre vite, diventa difficile scegliere di trattenersi, di dire «no» a quella che sai già non sarà l’ultima volta. Diventa difficilissimo scegliere di uscirne.

Alcuni nemmeno ci provano, altri ricorrono alle terapie farmacologiche, specialmente quando la dipendenza ha anche una componente fisica, oppure si affidano a percorsi che cercano di far leva sull’aspetto comportamentale o psicoterapeutico.

Insieme al professor Stefano Pallanti, fondatore dell’Istituto di Neuroscienze di Firenze e direttore del Centro Neuroscienze della Salute presso Zucchi Wellness Clinic di Monza, abbiamo invece approfondito un approccio nuovo, ugualmente poco invasivo ma dal grandissimo potenziale contro le dipendenze.

Si chiama stimolazione magnetica transcranica ed è un sistema che, attraverso la generazione di un campo magnetico a ridosso di determinate aree del cervello, è in grado di «cancellare» per davvero la dipendenza. Qualunque essa sia.

Professor Pallanti, facciamo un passo indietro. Cosa sono le dipendenze?

Oggi vengono definite come “disturbi da uso di sostanze o di comportamenti sbagliati” e la definizione è cambiata perché si è visto che la dipendenza è la forma più grave di un rapporto tra una persona e le sostanze o certi comportamenti. Già l’uso in sé, insomma, è un fattore di rischio per la dipendenza. C’è grande dibattito per definire l’uso problematico: quando, cioè, da funzionale diventa un intralcio o un danno. Qualunque sostanza che sia usata per cambiare le proprie emozioni o per ottenere sensazioni di ridotta inibizione e controllo, anche quando non sia un utilizzo così frequente da poterlo definire dipendenza, deve essere comunque presa in considerazione come potenzialmente pericolosa perché oggi ci sono sempre più potenziali dipendenze: dalle sostanze (nicotina, caffeina, alcol, cocaina, hashish ed eroina) agli oggetti (smartphone e tablet) ai farmaci (parlo della pandemia della dipendenza da antidolorifici) fino, appunto, ai comportamenti come il gioco d’azzardo. Anche queste ultime rispondono agli stessi criteri delle altre dipendenze: eccessivo uso che deve essere incrementato perché non è mai abbastanza e l’impossibilità a cessarlo fino alle condotte illegali.

Dove trovano origine all’interno del nostro corpo?

Nel cervello di tutti i mammiferi ci sono meccanismi che hanno un significato evolutivo importante e che possono consumare di più di quanto necessitino. Si tratta di meccanismi con un intento di protezione. Pensiamo all’animale che va ad abbeverarsi temendo l’assalto di un predatore: è certo che non si limiterà a bere ma farà scorta di acqua perché se riuscirà ad avere minore necessità di abbeverarsi nel momento in cui è più vulnerabile correrà meno rischi. Si tratta, insomma, di un meccanismo che nel cervello esiste ed è presente negli animali tanto quanto nell’uomo. Nel nostro caso, però, da un meccanismo che ci salvaguarda in condizioni di penuria è diventato altro. Ora viviamo in un mondo – specialmente quello virtuale – in cui non manca nulla anzi, è un ambiente sovraccarico che ci spinge verso cose superflue. Il mondo, adesso virtuale, diventa una trappola se il cervello ingenuamente non si sottrae a questa iper-stimolazione al consumo. Un tale sbilanciamento ha un effetto deflagrante per il cervello, che alla fine perde il controllo di questo meccanismo trasformando l’uso (di protezione) in un abuso.

Proviamo ad andare un po’ più nello specifico. 

Alla base di questo meccanismo c’è il circuito della gratificazione. In un primo momento, quando si fa uso di qualcosa di particolarmente stimolante, si ha un aumento delle sensazioni di auto-gratificazione, che riguardano parti del cervello che mentre ci sentiamo gratificati aumentano in plasticità. Alla lunga però queste prendono sempre più spazio, si impongono e il cervello passa da una situazione di gradimento, piacere e voglia di fare una cosa a un’imposizione compulsiva, dove è solo obbligato, ma sta male se evita di farlo. Un discorso che vale per le dipendenze dai comportamenti online così come per le sostanze: modificano il cervello allo stesso modo. Anzi, lo fanno anche prima, alla vista, che è un importante fattore di attivazione.

Quali aree sono legate a queste condizioni? E sono le stesse per la dipendenza da sostanze e quella da comportamenti? 

Ci sono meccanismi ampiamente comuni e sovrapponibili che riguardano i nuclei della base (legati alla gratificazione), l’area della corteccia occipitale (legata al godimento) e parti dell’area premotoria e motoria deputate al controllo (legate quindi all’inibizione) e al freno. Queste sono aree comuni alle varie dipendenze. Oggi le consociamo, sappiamo quali sono le aree in cui questi meccanismi sono localizzati e quelle che lo dovrebbero controllare. Per questo sono diventate il bersaglio di diverse terapie, come la TMS.

Come funziona la Stimolazione Magnetica Transcranica?

La TMS consiste nella stimolazione delle aree del cervello deputate alla gratificazione in modo che non siano più vulnerabili all’attrazione e alla seduzione di una sostanza nociva o di un comportamento tossico. L’idea è creare meno necessità ma dall’altro lato la stimolazione mira a rinforzare il controllo inibitorio e ad aiutare i pazienti a rendersi più in grado di frenare certi comportamenti. Con la TMS cerchiamo di aiutare i pazienti a cambiare la prospettiva, le possibilità di gratificazione arrivando perfino all’esperienza di se stessi. Essendo un approccio così delicato, è per questo che interveniamo solo quando il soggetto si sente obbligato e dipendente da qualcosa ma ha voglia di uscirne. Per usare la metafora della vista, è come se la TMS restituisse a un paziente miope la capacità di vedere. Vedere cosa? Che oltre la sostanza o il comportamento c’è altro: un ruolo in famiglia, una vita più sana.

Qualche paziente dice che “cancellate” la dipendenza dal cervello. 

Attraverso la stimolazione è come se demolissimo la fascinazione per il comportamento e la sostanza tossica: li cancelliamo dal cervello, sì, e non lasciamo più nemmeno una traccia. Come una foto sbiadita di una fidanzata o un fidanzato vecchia di dieci anni: la si guarda ma non subisce più lo stesso effetto di prima. Con la TMS cancelliamo la memoria del piacere della dipendenza.

La stimolazione magnetica transcranica, a detta di diversi pazienti, è in grado di cancellare la dipendenza dal cervello. Photo credit: Stefanopallanti.it

Come avviene una seduta?

Prima viene eseguita una neuronavigazione, utile per costruire una mappa del cervello, individuare le aree legate a una specifica dipendenza e valutarne il grado di severità della dipendenza e la capacità di inibizione del paziente. A quel punto costruiamo una serie di immagini stimolanti su quello specifico elemento di dipendenza, dei trigger che sottoponiamo al paziente. L’obiettivo delle sedute è stimolare queste aree per ottenere l’aumento e poi la riduzione dell’attrazione e un aumento della capacità di controllo.

Quante sedute servono? 

In genere ne facciamo una ogni 30 giorni, poi possono anche essere accorpate in 15-20 giorni. In genere calcoliamo comunque 3-4 settimane come il tempo necessario per il cambiamento.

Alla fine del trattamento i pazienti continuano la stimolazione?

Spesso sì, magari anche solo una volta al mese. È un modo per rinforzare quanto appreso e migliorare. È come se il paziente cancellasse sempre di più quell’immagine di cui parlavamo prima, se ne allontana gradualmente fino a non riuscire a vederla più.

Ci sono dati sull’efficacia della TMS? 

I nostri primi studi sulle dipendenze sono vecchi di 20 anni, durante i quali abbiamo raccolto numeri molto ampi. Abbiamo trattato centinaia di pazienti con dipendenze e abbiamo visto che nella maggior parte dei casi funziona.

Possono esserci recidive?

Tutti gli studi dicono che è possibile. Le dipendenze sono disturbi legati anche alla pressione dell’ambiente esterno quindi sì, succede.

Il trattamento ha dei rischi? Effetti collaterali? 

È un trattamento molto tollerabile. Generalmente privo di effetti collaterali

Possiamo definire la TMS come la soluzione alle dipendenze? 

Ancora non siamo alla soluzione, sarebbe troppo ottimistico. È però uno strumento in più in grado di rendere il soggetto indipendente mentre altre soluzioni obbligano il paziente a cure farmacologiche croniche che, dunque, vanno nella direzione opposta.

Il trattamento però ha un costo importante e secondo alcuni questo rappresenta un ostacolo grosso.

Recentemente siamo stati chiamati al SERD di Pozzuoli per fare formazione sulla TMS. È il segnale che in Italia sta lentamente prendendo piede. In Italia però c’è un percorso di validazione di farmaci e trattamenti che rallenta l’ingresso delle novità in maniera preoccupante. Il fatto che siamo potuti andare in un SERD ert e che ce l’abbiamo chiesto anche altri due centri al Nord Italia, però, è un buon segnale.

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