Dopo mesi passati a pontificare e osannare la terapia al plasma, arriva uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine a ricordaci un principio quasi elementare: come possiamo essere certi che una terapia funzioni fino a quando non è stata sperimentata? E purtroppo arriva la notizia sulle sacche provenienti da pazienti convalescenti è proprio questa: non è di nessuna efficacia contro le forme gravi di Covid-19. In poche parole, se una persona è in terapia intensiva e rischia di morire, è altamente probabile che il plasma non sarà in grado di salvarla.
All'Hospital Italiano di Buenos Aires, in Argentina, sono stati individuati 333 pazienti. Tutti loro mostravano una polmonite grave provocata dal Coronavirus e la loro saturazione era scesa al 93%. Non solo, ma si trattava nella maggioranza dei casi di soggetti a rischio dal momento che l'età media era di 62 anni e che il 65% di loro presentava già almeno una patologia pregressa. Esattamente il tipo di persone sulle quali, purtroppo, il virus può avere le conseguenze peggiori.
È stato quindi deciso di avviare su di loro la sperimentazione della terapia al plasma, agendo come si fa di norma: i pazienti sono stati suddivisi in due gruppi e solo 228 di loro ha ricevuto le sacche. E gli altri? A loro è stato somministrato un placebo, ovvero una sostanza priva di qualsiasi possibile effetto. Questo metodo serve per valutare in modo diretto l'efficacia o meno di un vaccino, di un farmaco o di un nuovo approccio terapeutico. In aggiunta, tutti e 333 sono stati invece trattati con antivirali.
I ricercatori hanno spiegato che il volume di plasma somministrato ai pazienti è stata calcolato anche in base al peso corporeo di ciascuno di loro. Inoltre, il 95% di tutte le unità aveva un livello di anticorpi contro il SARS-Cov-2 molto elevato, definibile con un rapporto di 1:800. Questi numeri si riferiscono alle diluizioni: maggiore è la seconda cifra, più alta è la quantità di anticorpi che è stato possibile rintracciare.
Dopo 30 giorni, i ricercatori hanno potuto procedere alla valutazione. In altre parole si sono chiesti quanta differenza avesse davvero fatto la somministrazione del plasma in pazienti malati gravi. E la risposta purtroppo è: nessuna. Il tasso di mortalità registrato nei due gruppi era praticamente identico. Se tra chi aveva ricevuto la famosa terapia si arriva all'11%, nella porzione del placebo si attestava semplicemente all'11,4%. Una differenza non statisticamente significativa e che può dipendere da tantissime circostanze. Insomma, il plasma non si è dimostrato in grado di guarire le persone con polmonite seria da Covid-19.
No, non è stato detto questo e nemmeno siamo in grado di stabilirlo con certezza. Ora sappiamo che la terapia al plasma somministrata a pazienti gravi non mostra alcun esito. Purtroppo, perché avremmo preferito tutti che funzionasse. Ci sono però ancora alcune domande a cui rispondere: potrebbe invece essere efficace su malati meno gravi? Tieni comunque presente che una saturazione al 93%, quando gli ospedali sono pieni e bisogna fare economia di posti letto, può anche non essere considerata una situazione da ricovero. Perciò anche il discorso gravità può avere molte sfaccettature.
La vera conclusione che tu, o io, possiamo trarne da questo studio è che una terapia deve essere sperimentata prima di capire se è efficace e in quali circostanze può davvero fare la differenza. Sui social si è urlato al complotto e alla censura e persino alcuni esponenti del mondo politico hanno cavalcato la polemica per aumentare visibilità e consenso. Ma per curare una malattia servono Medicina e Ricerca, non like e condivisioni.
Fonte| "A Randomized Trial of Convalescent Plasma in Covid-19 Severe Pneumonia" pubblicato sul New England Journal of Medicine, il 24 novembre 2020