Avrai sentito parlare di pazienti che suonano, cucinano, decantano poesie o ripetono le tabelline mentre vengono operati al cervello. Si chiama “awake surgery” e sebbene possa sembrarti spaventosa è una tecnica neurochirurgica innovativa molto diffusa anche in Italia. La craniotomia da sveglio o awake surgery consiste in un intervento cerebrale in cui il chirurgo apre il cranio e asporta una formazione tumorale, benigna o maligna che sia, tutto mentre resti sempre vigile e cosciente.
L’awake surgery è una tecnica neurochirurgica innovativa che prevede un’intervento cerebrale mentre il paziente è vigile. Viene utilizzata per rimuovere tumori o anche per trattare altre condizioni cerebrali e neurologiche come le convulsioni epilettiche. Più in generale, l’awake surgery viene suggerita in quei casi in cui il cancro o la lesione si trovano vicine ad aree del cervello molto delicate, come quelle che controllano la vista, il movimento o il linguaggio. In queste circostanze l’awake surgery è decisiva: poter tenere il paziente sveglio e cosciente durante l’intervento permette al neurochirurgo di monitorare in tempo reale l’attività del cervello limitando al massimo il rischio di danni neurologici post operatori.
Ci sono tre metodiche differenti di awake surgery:
Un intervento da svegli è una metodica spesso necessaria in diversi casi di operazioni al cervello. Si tratta di interventi, dunque, in cui sono coinvolte delle aree delicate e sensibili che richiedono un monitoraggio in tempo reale delle loro funzionalità. Le patologie più frequentemente tratte con l’awake surgery sono:
Può sembrarti spaventoso e strano, ma intervenire con l’awake surgery e restare svegli durante l’operazione al cervello significa aumentare ancora di più il grado di sicurezza e le possibilità di successo dell’operazione. Mi spiego. Intervenendo in awake surgery il neurochirurgo è in grado di compiere quello che si chiama mappaggio corticale. In sostanza, il chirurgo applica delle neurostimolazioni al cervello del paziente che, essendo sveglio e cosciente, risponderà in tempo reale: soffermandosi sull’area del linguaggio, per esempio, il paziente potrebbe avere delle momentanee difficoltà a parlare.
In questo modo il neurochirurgo individuerà con precisione quelle aree del cervello dedicate ad alcune attività neurologiche fondamentali: mi riferisco in particolare a quelle deputate al controllo del movimento, della sensibilità e appunto a quelle del linguaggio. Siccome, ti dicevo prima, può capitare che la massa tumorale o la lesione interessino proprio alcune di queste zone, il mappaggio corticale permette di individuare le aree cerebrali sensibili e di salvaguardarle durante tutta l'operazione chirurgica. Allo stesso modo, accanto al mappaggio corticale segue poi il mappaggio sottocorticale, mirato a proteggere le fibre nervose che collegano il cervello agli organi.
Nonostante un intervento di awake surgery sia altamente sicuro, come ogni altra operazione, specialmente se al cervello, porta con sé dei rischi nascosti. Tra questi puoi pensare a:
Nel complesso tuttavia l'incidenza di gravi complicanze legate a deficit neurologici permanenti è inferiore al 5%, questo anche in virtù dell’assenza di un’anestesia generale.
Pensare di restare svegli mentre vieni operato al cervello non è uno scherzo. L’awake surgery, infatti, prevede un team composto da professionisti di diversi ambiti. Oltre al neurochirurgo, che di fatto lavora sul tuo cranio, sono di fondamentale importanza gli anestesisti, a cui spetta il delicatissimo compito di gestire la sedazione. Durante l’operazione, però, è decisivo anche il neuropsicologo. Interagendo con il paziente sveglio, lo assiste e lo tranquillizza spiegandogli tutte le fasi dell’operazione e allo stesso tempo lo sottopone a test cognitivi per valutarne l’attività cerebrale e il funzionamento delle aree cerebrali legate al linguaggio e alla sensibilità. Ecco quindi che puoi pensare ai vari casi di persone che cucinano, recitano poesie o risolvono problemi di logica o di matematica.
Per approfondire il tema dell’awake surgery abbiamo fatto due chiacchiere con il dottor Antonio Colamaria, Direttore dell'unità operativa complessa di Neurochirurgia dell’Ospedale Riuniti di Foggia e neurochirurgo che ha già all'attivo diverse craniotomie su pazienti svegli:
“Tra i rischi dell’awake surgery c’è quello che il paziente possa avere una crisi convulsiva oppure che aumenti il dolore e che il cervello si gonfi: si tratta di situazioni rare e che sono sicuramente più difficili da gestire su un paziente sveglio e non addormentato. Ma questi interventi, tuttavia, offrono una maggior sicurezza perché ci aiutano ad evitare il più possibile danni post operatori. In awake surgery poi, è importante la presenza di un team multidisciplinare: dagli anestesisti fino a tutto il personale di sala sono figure decisive. Il paziente deve esser messo in condizioni di confort assoluto, le luci devono essere basse e gli si deve garantire una posizione il più confortevole possibile in modo da evitargli stress o difficoltà nel gestire il dolore. In più, è fondamentale la valutazione post operatoria da parte del neuropsicologo, che tra le altre cose deve valutare anche l’accettazione da parte del paziente di questo tipo di intervento”.