Le auto elettriche ci salveranno?

L’auto elettrica era presente già all’inizio del XX secolo, e oggi si sta diffondendo sempre di più. È una buona notizia per il clima e l’ambiente? E quali sono i problemi che i veicoli elettrici non risolvono?
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Mattia Iannantuoni
28 Settembre 2023

Se vivessimo in un mondo in cui tutte le auto sono elettriche, dove la pompa di benzina è un posto sconosciuto e le torrette di ricarica la perfetta normalità, tutti i nostri problemi con la mobilità sarebbero risolti? Forse non lo sai, ma all’inizio del 900 puntavamo proprio in quella direzione. E ora, dopo più di un secolo, ci stiamo tornando. Proviamo a capire se è una buona notizia.

Quando l’auto era elettrica

Verso la fine del XIX secolo nelle grandi città come Londra o New York era più probabile farsi investire da un cavallo che da un’automobile. Un po’ perché i cavalli dell’epoca erano parecchio arroganti e non davano mai la precedenza; ma soprattutto perché non c’erano molte auto in giro. Le poche che esistevano erano per la maggior parte a vapore o elettriche. Sì, hai capito bene. Negli Stati Uniti, per esempio, nel 1900 le vendite di automobili ammontavano a circa quattromila veicoli, di cui il 40% a vapore, il 37,5% elettrici e solo il 22,5% a combustione interna.

È che a quel tempo i veicoli elettrici erano semplicemente l’opzione migliore. Non tremavano, non puzzavano di benzina, né facevano chiasso come le auto con motore a scoppio. Avevano meno componenti a cui prestare attenzione ed erano più facili da guidare. Inoltre non avevano bisogno di troppo tempo né di complicate operazioni manuali per farle partire. Insomma, erano un vero spasso. E andavano anche forte! Il primo veicolo a raggiungere e superare i 100km/h fu La Jamais Contente, un’auto elettrica dalla forma… per niente ambigua. A guidarla era il belga Camille Jenatzy, che il 1° maggio del 1899 raggiunse gli strabilianti 105,88 km/h. Sarebbe poi passato alla storia come il primo uomo a perdere 10 punti dalla patente per eccesso di velocità.

Nel 1897 l’auto più venduta in assoluto era un modello prodotto dalla Pope Manufacturing Company, elettrico. Solo due anni più tardi la più grande casa produttrice di auto degli Stati Uniti divenne la Electric Vehicle Company, e se ci fai caso nel nome dovrebbe esserci un indizio su che tipo di auto facessero. Nei piani dell’azienda c’era la costruzione di intere flotte di taxi elettrici da portare nelle più grandi città americane. Insomma, il destino di un mondo a mobilità elettrica sembrava ormai tracciato.

Perché le auto non sono tutte elettriche?

Le cose sono andate in un modo diverso, perché una combinazione di alcuni fattori ha impedito a quella storia di compiersi.

La Electric Vehicle Company fu investita da uno scandalo finanziario, che causò forti ripercussioni sul mercato dei veicoli elettrici. Nel frattempo Henry Ford si era inventato quella cosettina nota come catena di montaggio, con cui aveva dato avvio alla produzione in massa di auto con motore a combustione, diventate più affidabili e facili da usare grazie ad alcune innovazioni tecnologiche.

L’uso dell’auto come mezzo privato si stava diffondendo, e la gente che poteva permettersela vedeva in essa uno strumento di avventura, esplorazione e libertà di arrivare ovunque. O almeno prima che diventasse il mezzo alla portata di tutti. Questa nuova percezione dell’automobile penalizzò i veicoli elettrici, le cui pesanti batterie al piombo avevano una limitatissima autonomia.

A dare il colpo di grazia all’auto elettrica fu una massiccia dose di machismo. Una locandina promozionale del 1910 della Babcock Electric, un’azienda statunitense, recitava: “Lei che guida una Babcock Electric non ha nulla da temere, può portare gli amici al parco o a fare shopping, e resta libera dallo sporco”. Il marketing di questo e di altri annunci simili aveva riposizionato l’auto elettrica nella mente della popolazione come l’auto delle signore, vista la grande semplicità d’uso e la sua comodità. Mentre l’auto a combustione interna, così rumorosa, oleosa e complicata, era diventata roba da uomini veri – Fast&Furious non si è inventato nulla di nuovo. Pensa che perfino Ford, dopo aver venduto la sua Model T a chiunque, comprò un’auto elettrica per sua moglie.

Negli anni ‘20 del Novecento, l’auto elettrica era ormai stata spodestata. Era iniziata l’era dei motori alimentati a combustibili fossili, come li conosciamo oggi. Con tutte le loro emissioni e le massicce fuoriuscite inquinanti. Quasi 100 anni dopo, però, le cose stanno per cambiare.

Il futuro dell’auto è elettrico?

Nel marzo del 2023, l’Unione Europea ha approvato lo stop della vendita di auto con motore a benzina e diesel a partire dal 2035. L’intenzione è chiara: rendere il settore dei trasporti a emissioni zero entro la metà del secolo dando un grande slancio alla transizione verso le auto a motore elettrico. Questa decisione è figlia della consapevolezza degli impatti negativi sull’ambiente e sulla salute pubblica che i mezzi con motore a combustione interna hanno comportato nell’ultimo secolo. Dal trasporto su strada derivano più di un quinto delle emissioni di CO2 del nostro continente. Le nostre auto sono poi una delle principali fonti di particolato e di composti che compromettono la qualità dell’aria che respiriamo, e questo, secondo le analisi dell’AEA, l'Agenzia Europea dell'Ambiente, è ancora il maggiore rischio ambientale per la salute di ogni europeo.

Secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, le vendite di auto elettriche stanno aumentando. Nel 2022 una ogni cinque auto vendute è stata elettrica, confermando il nostro continente come il secondo mercato più grande per questi veicoli, dopo la Cina e prima degli Stati Uniti. Questo trend promette di proseguire, se consideri che molte aziende produttrici di veicoli “tradizionali” hanno ormai annunciato il proprio percorso di transizione verso l’elettrico.

Ci sono degli ostacoli molto pratici a questo percorso, in particolare prezzi ancora alti e infrastrutture di ricarica non così distribuite, ma nulla che non possa essere superato con la volontà politica. Infatti comprare un’auto elettrica nuova è mediamente più costoso che comprarne una a combustione interna equiparabile, anche di qualche migliaio di euro. E pensa che nel 2022 secondo i dati di ChargeUp Europe c’erano meno di 100 torrette di ricarica ogni 100.000 abitanti in gran parte dei Paesi europei. Ma in molti Stati europei sono stati predisposti bonus e agevolazioni fiscali per l’acquisto di nuovi veicoli, e si inizia ad investire in tutto il continente per installare tante colonnine di ricarica rapida. Oltre che in prolunghe molto, molto lunghe.

L’esempio della Norvegia ci insegna che tutto ciò funziona. Grazie a massicci incentivi e la costruzione di una rete di infrastrutture per la ricarica, nel 2022 nel Paese si avevano 4 auto totalmente elettriche ogni 5 vendute.

Le auto elettriche sono una soluzione climatica?

Auto elettriche a inizio Novecento, auto elettriche oggi, è una sorta di Ritorno al futuro. Ma se sono le motivazioni ambientali che ci portano nuovamente all’auto elettrica, chiediamoci: sono davvero la soluzione ai problemi della mobilità?

Dal punto di vista della lotta alla crisi climatica, la risposta sintetica è sì. Fare un confronto tra le emissioni prodotte dal ciclo di vita dei veicoli elettrici e di quelli a combustione interna non è immediato, poiché dipendono sia da come viene prodotta l’auto sia da dove viene usata. E durante l’uso di quella elettrica, tutto dipende da come l’elettricità con cui ricarichiamo l’auto è stata prodotta. Se siamo in un Paese in cui il mix energetico ha grandi percentuali di rinnovabili o di nucleare, che sono fonti energetiche a zero o bassissime emissioni, usare l’auto elettrica significherà emettere poco. Viceversa, le emissioni di un veicolo elettrico in un Paese la cui energia elettrica è fortemente basata su carbone, petrolio e gas saranno maggiori. Se vuoi divertirti, online trovi dei calcolatori che possono aiutarti a capire caso per caso.

Tuttavia i tanti studi condotti su casi, modelli e Paesi diversi tendono a darci lo stesso risultato: i veicoli elettrici generalmente emettono meno delle controparti a benzina e diesel. Alcune analisi recenti della IEA dicono che su base globale si tratta del 50% in meno. E se consideri che per l’Europa, così come per il resto del mondo, la direzione è quella di spostare i mix energetici sempre più su fonti pulite, il divario di emissioni nei prossimi anni si confermerà sempre più a favore dell’elettrico.

Le criticità dell’auto elettrica

Frena, sento già i tuoi dubbi. Va bene le emissioni, ma gli altri impatti ambientali? I materiali e le terre rare da estrarre? E le batterie da produrre? E chi guida se andiamo al matrimonio di Fabiola, visto che c’è l’open bar? Sono tutti dubbi legittimi. L’auto elettrica comporta meno emissioni ma ciò non significa che non abbia implicazioni ambientali. Meno impatti non significa niente impatti, questo stampiamocelo in testa.

Una delle obiezioni più salienti riguarda le batterie, che sì, sono la grande questione da risolvere per le auto elettriche. I problemi con le batterie sono molteplici. Innanzitutto, i materiali di cui sono fatte. Sono cinque i principali: litio, nickel, cobalto, grafite e manganese e sono soggetti a una disponibilità limitata. Il cobalto, in questa gang, è il più problematico. Il 70% delle sue riserve si trova nella Repubblica Democratica del Congo, dove viene estratto in almeno un quinto dei casi in condizioni di totale insicurezza, corruzione, lavoro minorile e disprezzo dei diritti umani.

Esiste un problema di dismissione delle batterie usate, che contengono materiali da trattare con cura. Esiste poi un problema di forte dipendenza dalla Cina, che avendoci visto lungo una ventina di anni fa ha in mano gran parte della filiera di produzione delle batterie. Circa tre quarti di tutte le batterie adoperate oggi arrivano da lì, immagina. E il suo enorme peso in questo settore comporta che anche i produttori di veicoli europei debbano dipendere dal gigante asiatico.

Queste questioni sono aperte e super attuali, e si stanno cercando soluzioni: dalla definizione di standard e protocolli più sicuri per l’estrazione mineraria alla creazione di nuove filiere produttive delle batterie, per esempio. Tecnologie innovative e filiere di riciclo potranno aiutarci a ridurre la quantità di materiali critici da estrarre, permettendo un uso più circolare di quelli che già usiamo e limitando la dipendenza dai pochi Paesi che li gestiscono.

Ma in tutto questo discorso faremmo un errore a soppesare queste criticità in senso assoluto. Se l’auto elettrica vuole sostituire l’auto a gas, benzina e diesel, dobbiamo fare un confronto tra i problemi di entrambe. Secondo le analisi di Transport&Environment del 2021, il consumo di petrolio per le auto private nei soli 27 Paesi EU e il Regno Unito è stato di circa 1,3 miliardi di barili. Il petrolio non piove dal cielo, anzi viene estratto con problematiche ambientali non indifferenti. Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, in un mondo che viaggia interamente a tecnologie pulite il volume di materiali critici come quelli per le batterie che dovremmo estrarre sarebbe 500 volte inferiore al volume di combustibili fossili che estraiamo oggi.

Inoltre, anche la filiera dei combustibili fossili è controllata da pochi soggetti, che creano lo stesso tipo di dipendenze che, come per le batterie cinesi, pongono rischi di natura geopolitica. Nel solo 2022, per esempio, i Paesi UE hanno speso più di 27 miliardi di euro in sussidi per abbassare il prezzo dei combustibili fossili importati dall’estero nell’emergenza della guerra in Ucraina. Perciò come vedi le criticità delle auto elettriche viste finora trovano un parallelo in quelle delle auto a benzina e diesel.

Perché l’auto elettrica non risolve davvero i problemi?

Quindi possiamo dirlo una volta per tutte: l’auto elettrica potrebbe effettivamente risolvere i problemi ambientali della mobilità. E invece no. Esatto, un altro plot twist!

Pensa alla strada, il posto dove le macchine vivono in branchi. Hai presente quelle colonne di auto al semaforo? Non sarebbe la stessa anche se le auto fossero elettriche? Se un’auto elettrica ti dovesse investire mentre attraversi, non te la passeresti bruttissima comunque? E i parcheggi sulle strisce, sul marciapiede, sulla fermata del bus, sulle piste ciclabili?

Il problema delle auto nelle nostre città non è legato solamente a inquinamento e emissioni, ma anche alla vivibilità degli spazi. Le auto richiedono strade, che tolgono spazio ai cittadini, alle attività commerciali, al verde urbano. Sostituire auto con altre auto, per quanto più pulite, non basta per rendere le città più sicure per le persone. Per farlo bisogna ridurre il numero di mezzi privati, offrendo chiaramente delle alternative accessibili a tutti e convenienti. Reti di trasporto pubblico, piste ciclabili, negozi e servizi nei quartieri diffusi in modo più intelligente. Il digitale in questo ci ha dato una grande mano: pensa ai servizi di sharing, che ci consentono di avere meno veicoli in strada a disposizione di tante persone.

A proposito di car sharing: sembra rivoluzionario come modello, ma anche questo esisteva dall’inizio. Ricordi la Electric Vehicle Company di cui abbiamo parlato in apertura? In principio il loro modello consisteva proprio nel noleggio di breve termine. Tu potevi prendere una loro auto elettrica per uno o più giorni e riportarla in alcune sedi centrali perché la ricaricassero e se ne prendessero cura. Di fatto, era la copia di quello che succedeva ancora prima con le stalle per i cavalli delle carrozze. Oggi per fortuna abbiamo la tecnologia digitale, che ci permette di lasciarle dove capita. E poi è l’app che pensa automaticamente a darle il fieno.

Giusto scegliere l’auto elettrica?

Cosa ci portiamo a casa da questo viaggio nel mondo delle auto elettriche? Che se le cose avessero funzionato a inizio Novecento, oggi la mobilità avrebbe meno problemi da un punto di vista climatico e di qualità dell’aria. Perché da questo punto di vista, l’auto elettrica è meglio di quella con motore a combustione già oggi e lo sarà sempre di più con lo sviluppo delle rinnovabili e delle tecnologie impiegate nella costruzione e nel riciclo delle batterie. Tuttavia faremmo un grande errore a puntare tutto su di loro per rendere le nostre città più vivibili, perché le nostre città hanno un assoluto bisogno di nuove idee di mobilità. Più pubbliche, accessibili, smart e condivise.

Questo articolo fa parte della rubrica
Creatore di contenuti come conseguenza, appassionato di racconti come causa. Approdo al mondo delle storie su clima e sostenibilità dopo un altro…