Le sigarette elettroniche sono sicure? Aiutano a smettere di fumare? Per la scienza oggi restano un labirinto (quasi) senza via d’uscita

Arrivate nelle nostre vite più di dieci anni fa, oggi non abbiamo ancora dati solidi che possano dirci se e quanto le e-cig siano effettivamente dannose per la nostra salute e se contribuiscano davvero a combattere il tabagismo. Per ora possiamo solo supporre che facciano meno male delle sigarette tradizionali, pur non essendo comunque sicure, e che non aiutino a smettere, semmai l’opposto. Il dottor Silvano Gallus, epidemiologo dell’Istituto Mario Negri di Milano, ci ha spiegato perché.
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Kevin Ben Alì Zinati 28 Aprile 2022
* ultima modifica il 01/06/2022
In collaborazione con il Dott. Silvano Gallus Ricercatore Airc e responsabile del Laboratorio di Epidemiologia degli Stili di Vita all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano

Fanno male? E quanto? Più o meno delle sigarette normali? E poi: aiutano davvero a smettere di fumare o sono invece un palliativo illusorio e ingannevole?

È la storia delle sigarette elettroniche: costantemente sotto lo sguardo fisso e diffidente di tutti fin dal 2005, da quando cioè hanno fatto il loro ingresso sui mercati mondiali promettendo la rivoluzione delle nostre abitudini tabagiche in una chiave di maggior rispetto della salute (e dell’ambiente).

Il principio di fumare – o svapare – con la medesima gestualità, la ritualità e lo stesso generale senso di rilassatezza della sigaretta tradizionale riscaldando un liquido contenente nicotina anziché tabacco aveva attirato l’attenzione di una grossa fetta della comunità medico-scientifica internazionale.

Agli occhi di molti le e-cig avevano la forma di un’alternativa concreta e meno dannosa rispetto alle sigarette, riconosciute tra le principali cause di tumore del polmone. Per tutti erano lo strumento risolutore potenzialmente capace di contrastare davvero l’uso-abuso di tabacco.

A più di quindici anni di distanza la scienza e la medicina continuano a monitorarle ma sotto la loro lente d’ingrandimento ancora oggi restano le stesse domande e gli stessi dubbi che ti ho raccontato all’inizio.

Anzi: probabilmente li hanno resi ancora più profondi e urgenti se pensi alla massiccia espansione del mondo delle sigarette elettroniche, giunte ormai alla quarta generazione e con più di 15mila tipi di aromi differenti in commercio.

L’ancora troppo giovane convivenza con le sigarette elettroniche tuttavia non ci ha permesso di costruire un background di conoscenze e dati esaustivi. Non abbiamo insomma prove solide e valide a livello globale in grado di dirci una volta per tutte da che parte stia la ragione: se da quella di chi intravedeva nelle e-cig lo strumento per combattere il tabagismo o di quelli, invece, che le percepivano solo come figlie illegittime dell’industria del tabacco.

Secondo il dottor Silvano Gallus, ricercatori Airc e responsabile del Laboratorio di Epidemiologia degli Stili di Vita all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, oggi possiamo solo fare delle supposizioni: “Per il momento appaiono prodotti sfavorevoli sia da un punto di vista di sicurezza che di salute pubblica”.

La sicurezza

Le ragioni per cui guardiamo alle sigarette elettroniche con sospetto e preoccupazione troverebbero la propria origine, secondo il dottor Gallus, in una sorta di «peccato originale».

Un errore di sistema che avrebbe ingarbugliato fin da subito il labirinto rendendo l’analisi degli effetti sull’uomo ulteriormente complessa: “L’aver inizialmente creato un mercato non regolamentato. Non è stato detto chi avrebbe potuto acquistarla e perché e chi invece non avrebbe dovuto. La sigaretta elettronica poteva risultare interessante se solo fosse stata regolata come potenziale farmaco in grado davvero di sostituire le sigarette tradizionali. Tuttavia è stato permesso un mercato generalizzato e accessibile anche ai minorenni nelle sue prime battute”.

Oggi, quasi 15 anni dopo, ancora ci chiediamo se le e-cig facciano effettivamente meno male delle sigarette tradizionali perché risposte certe ancora non ce ne sono.

Diversi studi hanno messo la sicurezza di questi dispositivi e i loro effetti sulla salute dell’uomo al centro delle indagini. Che per prima cosa hanno analizzato la concentrazione di cancerogeni e sostanze potenzialmente dannose al loro interno.

Le e-cig potevano risultare interessanti solo se regolate come potenziale farmaco per sostituire le sigarette tradizionali

Dott. Silvano Gallus, Epidemiologo Istituto Mario Negri di Milano

Tutti, però, hanno preso in considerazione principalmente quelle sostanze nocive già note perché contenute nella sigaretta tradizionale. Non sono state controllate invece altre sostanze presenti nelle sigarette elettroniche e non in quella tradizionale. Per esempio gli aromi. “Sappiamo qualcosa sui loro effetti a contatto con la pelle o una volta ingeriti perché sono utilizzati in cosmetica o nell’alimentazione ma sappiamo pochissimo dei loro effetti una volta inalati ha spiegato il dottor Gallus.

Oggi insomma non conosciamo la sicurezza delle sigarette elettroniche e probabilmente non la conosceremo per i prossimi anni ha ammesso l’epidemiologo, ribadendo i contorni di un fenomeno globale che nel giro di 3 anni dalla loro comparsa aveva già attirato una non trascurabile quantità di persone in Italia.

“A livello teorico possiamo ipotizzare che siccome la sigaretta tradizionale è così pericolosa, quella elettronica potrebbe davvero fare meno male ma per ora non lo possiamo sapere con certezza. Servirebbero studi prospettici in cui si seguono le persone nel tempo”. Proprio come quello che il dottor Gallus a breve avvierà insieme ad Airc per valutare gli effetti delle e-cig sull’uomo a distanza di 5-10 anni.

C’è però una certezza nell’incertezza: “Le sigarette elettroniche non sono prodotti sicuri”. 

Più di qualche dubbio

Secondo l’ultimo rapporto dell’Accademia delle Scienze americana, sebbene siano probabilmente molto meno dannose delle sigarette convenzionali, le sigarette elettroniche non sarebbero prive di rischi per la salute. “Più volte gli esperti statunitensi hanno ricordato che si tratta di prodotti potenzialmente tossici perché contengono particolato, potenziali cancerogeni e anche metalli, alcuni nemmeno presenti nella sigaretta tradizionale” ha aggiunto il dottor Gallus.

Il Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks della Commissione europea, nel suo parere finale sulle sigarette elettroniche pubblicato nell’aprile del 2021 ha spiegato invece come vi siano prove dei rischi di danni irritativi locali alle vie respiratorie e dati in crescita sugli effetti nocivi per la salute, in particolare ma non solo, sul sistema cardiovascolare.

Il senso di preoccupazione e allarme è condiviso anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Accanto alle accuse alle campagne di disinformazione promosse dalle industrie del tabacco per commercializzare le e-cig come prodotti «senza fumo» o «più sicure» ed efficaci per smettere di fumare «tentando di apparire parte della soluzione al problema», l'Oms ha messo al centro dell’ultimo rapporto sull’epidemia globale di tabacco proprio le sigarette elettroniche e soprattutto il loro sconfinamento nel mondo dei giovanissimi.

“La forma di alcuni di questi dispositivi – secondo l’epidemiologo del Mario Negri – è fatta apposta per poter essere nascosta negli astucci dei ragazzi. Ci sono alcuni nuovi esemplari che sono difficili da distinguere da pennarelli o penne”. 

Se ti fermi a riflettere, anche tu noterai un dettaglio che spesso rischia di passare sotto traccia. Pensa a un bar che conosci e frequenti spesso oppure prova a ricordare l’ultima volta che sei stato alle poste o in un centro commerciale. Ecco, lì ti sarà capitato di vedere almeno una persona svapare.

Le sigarette elettroniche, infatti, preoccupano anche perché spesso vengono consumate in ambienti chiusi e dove non si possono fumare sigarette tradizionali o altri prodotti di tabacco. “Questo è un grande problema, che abbiamo anche in Italia. Abbiamo osservato per esempio che i 2/3 dei consumatori duali, e cioè di coloro che consumano sia sigarette tradizionali che sigarette elettroniche, consumano le e-cig laddove non si può consumare tabacco, senza tuttavia mai smettere di utilizzare la prima”. 

La forma di alcuni di questi dispositivi è fatta apposta per poter essere nascosta negli astucci dei ragazzi

Dott. Silvano Gallus, epidemiologo Istituto Mario Negri di Milano

Anziché sostituire la sigaretta tradizionale, l’elettronica finirebbe per essere consumata come alternativa nei luoghi dove la legge Sirchia l’ha vietato a partire dal 2005, fornendo così ai fumatori la propria dose di nicotina in luoghi pubblici e soprattutto nei luoghi di lavoro.

“Non sappiamo se la sigaretta elettronica aumenta il tumore del polmone come la sigaretta tradizionale. In mancanza di dati, infatti, potrebbe anche non essere così. Ma siamo certi che sia associata ad un certo eccesso di rischio per la salute umana. Sono state osservate addirittura nuove patologie specifiche per i consumatori di sigarette elettroniche”. Il riferimento del dottor Gallus è alla famosa «Evali».

Responsabile di qualche decina di morti negli Stati Uniti, Evali è una patologia polmonare per lungo tempo attribuita esclusivamente al fenomeno del vaping, salvo poi scoprire che la causa risiedeva nell’inalazione di un additivo (la vitamina E acetato) della sigaretta elettronica usato come addensante per i liquidi contenenti il tetraidrocannabinolo (o THC, uno dei componenti principali della cannabis).

“Evali è un buon esempio per far capire come un solo componente dei liquidi delle sigarette elettroniche possa creare malattie e decessi una volta inalato. E pensare che la vitamina E acetato – ha continuato l'epidemiologo – è una sostanza utilizzata frequentemente in cosmetica per le sue proprietà emollienti. A contatto con la pelle non genera problemi, ma una volta inalato può portare a gravi malattie e anche alla morte”.

Se si riflette sulle migliaia di tipi diversi di liquidi di sigarette elettroniche, ognuna con sostanze diverse, è facile secondo l’epidemiologo capire come mai l’Oms e la maggior parte degli organismi indipendenti guardino a questi prodotti con scetticismo e preoccupazione.

Gli effetti sulla salute pubblica

Nel suo rapporto datato 2018, il Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks aveva sottolineato anche un altro lato oscuro delle sigarette elettroniche.

Gli esperti della Commissione europea avrebbero infatti raccolto forti prove sul ruolo delle sigarette elettroniche come via d’accesso al fumo per i giovani e, allo stesso tempo, deboli dati a sostegno della loro efficacia nell’aiutare i fumatori a smettere.

A livello di salute pubblica, insomma, le e-cig non fornirebbero troppe garanzie. Una sensazione apparentemente confermata anche dagli studi del dottor Gallus eseguiti in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità. Qui, infatti, si evince che “questi prodotti nella realtà italiana, poi confermata anche dall’estero, non riescono ad essere efficaci nella riduzione del consumo di tabacco”.

Se è vero che a partire dal 2004 le vendite del tabacco erano entrate in forte calo, tale riduzione ha poi subito un forte rallentamento proprio in occasione dell’ingresso sul mercato della sigaretta elettronica, e soprattutto del tabacco riscaldato.

Nella realtà italiana le e-cig non riescono ad essere efficaci nella riduzione del consumo di tabacco 

Dott. Silvano Gallus, epidemiologo Istituto Superiore Mario Negri di Milano

Mostrandoci il grafico presente nell’ultima pubblicazione su Tobaccoendgame – una sorta di alleanza di esperti e società scientifiche italiane che si occupano di controllo del tabagismo – e che trovi qui sotto-, il dottor Gallus ci ha spiegato che dopo almeno 20 anni la tendenza sembra aver preso la direzione opposta. Per la prima volta non si è riscontrata una diminuzione delle sigarette tradizionali. Anzi: nel 2021 il consumo dei prodotti di tabacco è addirittura aumentato".

Nel grafico si vede nel dettaglio quanto spiegato dal dottor Gallus. E cioè che la diminuzione delle vendite delle sigarette è rallentata, la crescita delle vendite di trinciati per rollare sigarette si è arrestata ma sono invece raddoppiate le vendite di sigarettine per i dispositivi che riscaldano tabacco. Photo credit: Tobaccoendgame

Il trend sarebbe stato confermato dal gruppo di ricerca guidato dall’epidemiologo dell’Istituto Mario Negri con prove sul campo, attraverso uno studio sui consumi di fumo in Italia dal 1957 fino al 2019.

I dati raccolti dimostrerebbero infatti che la prevalenza di fumatori è costantemente diminuita nel tempo ma che intorno al 2010-2013, in concomitanza con l’arrivo delle e-cig, in entrambi i sessi non c’è stata una continuazione in questo processo di diminuzione del tabacco. I ricercatori, all’opposto, hanno osservato addirittura un aumento di coloro che fumano sigarette tradizionali negli ultimi anni, quando invece ci si aspettava che le sigarette elettroniche portassero a una diminuzione.

Il grafico, preso dallo studio del dottor Gallus, dimostra come intorno agli anni 2000 il processo di diminuzione di uso del tabacco si sia arrestata in entrambi i sessi. All’opposto, invece, ci sarebbe stato un amento di coloro che fumano sigarette tradizionali negli ultimi anni, quando invece ci si aspettava una diminuzione dovuto proprio alle sigarette elettroniche.

Un’ulteriore indagine, condotta tra il 2014 e il 2018, ha preso in considerazione 522 consumatori di sigarette elettroniche, intervistandoli su quali fossero state le conseguenze dell’uso di questi dispositivi sul proprio consumo di tabacco.

Le analisi, ha spiegato il dottor Gallus, hanno mostrato un dato interessante: “Tra i consumatori di sigarette elettroniche, il numero di coloro che hanno iniziato a fumare o che hanno ripreso a fumare sigarette tradizionali supera il numero di coloro che hanno smesso grazie alla sigaretta elettronica. Il bilancio, insomma, sembra negativo”. 

Dati successivamente confermati anche da un altro studio a firma dell’epidemiologo e prossimo alla pubblicazione dove emerge che tra coloro che non hanno mai fumato e iniziano ci sono molti più consumatori di sigarette elettroniche rispetto a chi non le consuma.

E poi come tra coloro che avevano smesso e tornano a fumare la sigaretta tradizionale ci siano più consumatori di sigaretta elettronica rispetto ai non consumatori così come tra coloro che smettono ci sono invece meno consumatori di sigaretta elettronica rispetto ai non consumatori.

Nel 2021 per la prima volta non c'è stata una diminuzione delle sigarette tradizionali

Dott. Silvano Gallus, epidemiologo Istituto Mario Negri di Milano

Risultato? Il quadro è incompleto e prima di poterlo vedere finito serviranno anni, probabilmente decenni.

La visione parziale che possediamo oggi, tuttavia, offre comunque un’indicazione preziosa. Il dottor Gallus la riassume così: “Non abbiamo certezze che le sigarette elettroniche facciano meno male della sigaretta tradizionale, possiamo supporlo ma non ne abbiamo le prove. E sembra non aiutino a smettere, semmai l’opposto, incentivando i consumatori a iniziare o riprendere a fumare”. 

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